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Tuesday, August 07, 2007

La più urgente questione sociale

Per porre rimedio all'«insofferenza» degli italiani per la politica occorre che segua una «diagnosi corretta», scrive oggi Angelo Panebianco sul Corriere della Sera. Altrimenti, «il rischio è che tutto si risolva... in invettive moralistiche alle quali la classe politica potrebbe far fronte con operazioni di cosmesi, senza aggredire i problemi sottostanti». Un rischio che avvertivamo in un articolo di qualche settimana su fa L'Opinione proprio sul libro di Stella e Rizzo.

Secondo Panebianco, e concordiamo con lui, «una diagnosi corretta deve assumere i costi abnormi della politica e la dissipazione del denaro pubblico come punte dell'iceberg, le manifestazioni più appariscenti di una patologia. Che cosa è l'iceberg sommerso? E' lo Stato "predatore" o rentseeking, cacciatore di rendite, divoratore di capitali che trasforma in rendite politiche a fini di consenso. E' lo Stato che promuove un gigantesco spostamento di risorse dalle attività produttive a quelle improduttive. Questa incessante opera di trasferimento ha l'immediato vantaggio di dare stabilità al sistema attraverso i "pagamenti" a un immenso stuolo di clientes. Ma ha effetti catastrofici, nel lungo termine, per la società nel suo insieme. Lo Stato predatore, letteralmente, "si mangia" il futuro della società, ne compromette le possibilità di sviluppo, sottrae chance di vita alle generazioni future. Attraverso alta fiscalità, alta spesa pubblica e bassi tassi di sviluppo, consuma oggi risorse destinabili allo sviluppo domani. Si regge su coalizioni ridistributive che, essendo politicamente più forti delle coalizioni produttive, sono in grado di ottenerne il taglieggiamento».

E' questa la prima e più seria questione sociale del nostro paese e si assume una grande responsabilità chi non riesce a vederla o fa finta che non esista. Per questione sociale intendo che interessa la stragrande maggioranza dei cittadini e, tra questi, proprio i meno abbienti, non godendo di posizioni di vantaggio tali da poter vivere di rendita e in assenza di sviluppo e servizi.

Molti italiani, però, che «si scandalizzano per i privilegi dei politici e lo sperpero di denaro pubblico, ossia per le manifestazioni più visibili dell'azione dello Stato predatore», osserva Panebianco, sono «colpevoli e complici». Colpevoli di essersi fatti illudere dall'«ideologia del pasto gratis», per cui sia possibile «consumare oggi una risorsa (per esempio, continuare a mantenere in perdita l'Alitalia) senza sottrarla a qualcun altro e senza compromettere la possibilità di generare altre risorse domani». Un'idea né di destra né di sinistra, ma un'idea semplicemente sbagliata, a cui anche «una certa cultura cattolica» ha contribuito.

Impietoso, ma anche incontestabile Panebianco nel distribuire a ciascuno, centrosinistra e centrodestra, le proprie quote di responsabilità.

Dunque, è il circolo vizioso tasse-spesa pubblica, vera linfa vitale della partitocrazia e dello «Stato predatore», che bisogna spezzare, per liberare risorse in mano ai ceti produttivi, nell'impresa come nel lavoro.

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