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Wednesday, December 05, 2007

La vera radice degli sprechi

Sono in pochi a condurre la battaglia contro gli sprechi e i privilegi della "casta" con approccio non moralistico ma pragmatico e liberale. Uno di questi è Nicola Porro, che su il Giornale spiega con il dono della chiarezza come il problema non sia «moralizzare» la politica, separare i "buoni" dai "cattivi". E' invece l'enorme massa di denaro pubblico che la politica si trova a gestire che genera inevitabilmente sprechi, che alimenta per inerzia la partitocrazia lungo l'asse tasse-spesa pubblica.

«Davanti a noi ci sono due strade: la prima è pretendere con passione illuminista che chi ci governa sia un fenomeno della legalità e della buona amministrazione. Il secondo è affidare a chi ci amministra meno risorse possibili, limitandone l'ambito di intervento... non basta, come taluni dicono, "riqualificare la spesa". Non è sufficiente avere "amministratori parsimoniosi" e moraleggiare su eroi del risparmio. No, la soluzione è meno letteraria. Lo Stato si deve occupare di meno cose e magari spendere di più su ciò per cui deve la sua esistenza: giustizia, ordine pubblico, sanità e istruzione».

L'espansione dei compiti che lo Stato si attribuisce, e per i quali chiede ulteriori risorse, lo rende poi incapace di assolvere al meglio i compiti essenziali che giustificano la sua esistenza. L'espansione dei compiti dello Stato non è dovuta a reali esigenze dei cittadini, ma al bisogno della classe politica di controllare e gestire sempre più servizi, perché tramite quel controllo e quella gestione crea rapporti di clientela e ricava consensi per rimanere al potere.

Porro riduce a quattro le aree di intervento dello Stato. E' già qualcosa. Noi avremmo qualche dubbio su sanità e istruzione, inserendo invece difesa e reti: infrastrutture, energia, acqua.

Tuttavia, crediamo sbagliato parlare di settori di intervento pubblico. Lo Stato dovrebbe arrivare solo laddove per un'impresa privata sarebbe anti-economico investire, cioè solo per il completamento di reti e servizi. Raggiungere alcune località sperdute e scarsamente popolate, per esempio. Del completamento delle reti e dei servizi a livello periferico si dovrebbe occupare lo Stato direttamente o indirettamente. Se solo di questo si trattasse potrebbe farlo anche in perdita.

1 comment:

Anonymous said...

Il che si può, anzi si deve, attuare con la DELEGIFICAZIONE e la SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA.

Basta con l'azione di Governo intesa solo come iperproduzione di leggi e leggine incomprensibili, spesso letteralmente folli rispetto alla realtà quotidiana, spesso inattuabili e spessissimo inutili e deleterie anche per la crescita economica dell'intero Paese.

Aveva ragione il grandissimo BRUNO LEONI.

Cmq sia il costruzionismo sociale è il più vecchio, logoro, tremendo lascito delle sinistre utopiste e di quelle socialdemocratiche e di tutte le ideologie statolatriche del Novecento.

La rivoluzione del XXI secolo deve essere LIBERTARIAN, o almeno antistatalista.
E mooolto difficilmente potranno realizzarla i trasformisti del PD.
Di là, forse, c'è qualche possibilità in più, nonostante molte pecche.