Pagine

Tuesday, December 11, 2007

L'ira di Fini e il blocco anti-Vassallum

L'ira di Fini non si è placata. Ma l'ira è un sentimento che non aiuta a ragionare lucidamente. Così, a uno degli ultimi attacchi scomposti del leader di An, domenica scorsa, contro il nuovo partito lanciato da Berlusconi e la bozza di legge elettorale su cui il Cav. e Veltroni stanno dialogando, risponde per le rime l'ideatore di quella bozza, Salvatore Vassallo, mettendo in luce contraddizioni e convenienze di Fini.

Il sistema elettorale proposto, spiega Vassallo, «pone un filtro nei confronti dei partiti minori e, di conseguenza, concede un po' di vantaggio ai più grandi, ma in una misura meno marcata dei sistemi elettorali spagnolo, francese o britannico». E' per questo, perché quel «filtro» lo vorremmo più severo, che il Vassallum ci convince meno dell'uninominale e della legge che uscirebbe dal referendum. E infatti, lo stesso Vassallo ricorda come il sistema sia stato criticato da alcuni referendari perché «poco maggioritario».

In un documento interno intercettato giorni fa da Il Foglio, Vassallo assicura che il suo sistema «mantiene le proprietà che ci attendevamo: a) sovrarappresenta i grandi (di almeno 5 punti percentuali); b) sottorappresenta lievemente i medi (di un punto percentuale circa); c) sottorappresenta molto o esclude dalla rappresentanza i piccoli e piccolissimi». I propositi mi sembrano buoni. Tutto sta a verificare dal punto di vista tecnico se il sistema è davvero in grado di produrre quegli effetti. Tutto dipenderà dall'ampiezza delle circoscrizioni (una media non superiore ai 7/8 seggi ciascuna), dall'adozione del metodo d'Hondt e di uno sbarramento a livello di circoscrizione del 3 o 4%.

I radicali, sempre più in panne, hanno invece salutato con favore la presa di posizione di Fini per l'uninominale a due turni di tipo francese (anche se da sempre gli preferiscono il turno secco), senza accorgersi che poi lo stesso Fini ha detto chiaramente di non volere il bipartitismo, ma il bipolarismo.

La preoccupazione di Fini è che gli elettori scelgano in anticipo le coalizioni e i governi. Ora, per quanto riguarda le coalizioni, il referendum - che Fini appoggia - chiede proprio di eliminarle ed è il modo più brutale per ottenere gli effetti maggioritari e bipartitici che in modo più soft cerca il Vassallum. A prescindere dalla sua capacità di produrre il risultato sperato, il referendum è inequivocabilmente un'opzione per il superamento del bipolarismo verso il bipartitismo.

Per quanto riguarda la scelta in anticipo dei governi, è evidente che per assicurarla per legge servirebbe una riforma costituzionale (presidenzialismo o premierato), utopistica in questa legislatura. Per conciliare governabilità e indicazione chiara dei governi da parte dei cittadini occorre una legge elettorale che tenda proprio al bipartitismo.

Insomma, Fini è confuso. E l'interpretazione di Vassallo è convincente:

«Non escluderei che Fini abbia addirittura considerato l'ipotesi di sostenere un modello simile all'ispano-tedesco, ritenendo gli incentivi di quel sistema sufficienti a imporre una fusione tra An e FI, in un momento in cui, in virtù dei sondaggi a lui personalmente favorevoli, riteneva di poter incassare in tempi brevi un definitivo sdoganamento e la leadership del nuovo partito. Ma l'inattesa vitalità di Berlusconi lo ha preso in contropiede».
Anche il doppio turno di collegio, rilanciato da Fini, sovrarappresenta i grandi partiti e tende a un assetto bipartitico, come in Francia. Ma allora, osserva Ceccanti, «è del tutto contraddittorio accusare il Vassallum, che produce una disproporzionalità molto minore, di essere una legge truffa». Insomma, Fini propone due sistemi (la legge che uscirebbe dal referendum e il doppio turno francese) che avrebbero effetti ancor più bipartitici di quelli del Vassallum, che Fini dice di non volere perché accusato di favorire i partiti maggiori. Non ha senso.

Vassallo spiega essere «assolutamente necessario, se si vuole mantenere il "premio" per i grandi, che i medi vengano sottorappresentati». Tuttavia, «i medi dovrebbero capire che con questo sistema scambiano una maggiore libertà di manovra e un forte potere negoziale (sono comunque determinanti per la formazione della maggioranza) con una lieve sottorappresentazione. Se non accettano questo scambio, siamo di nuovo al tedesco puro». Per noi è il punto debole del Vassallum, mettere i grandi partiti nelle condizioni di dover comunque formare governi di coalizione.

E' sotto gli occhi di tutti però come si stia compattando un blocco di forze eterogenee, da Rifondazione ad An, passando per Mastella e Udc, tutte contro l'ipotesi di accordo sulla legge elettorale tra Berlusconi e Veltroni. Fini si dichiara per l'uninominale, a due turni sul modello francese, ma per ora i suoi attacchi al Vassallum fanno felici soprattutto quelli che vogliono un sistema puramente proporzionale.

Fini non si rende conto che comunque vada lui rischia di rimanere isolato. Se per ripicca contro Berlusconi, finisse per sostenere il modello tedesco o una proporzionale pura, favorirebbe l'operazione di quel piccolo o grande centro che lo metterebbe definitivamente nell'angolo. Oggi sul Corriere Panebianco si chiede che tipo di partito sarebbe: «Un partito che, numeri permettendo, potrebbe diventare l'ago della bilancia, la forza politica indispensabile per qualunque combinazione di governo. Un partito siffatto, anche con una forza elettorale di poco superiore al 5%, potrebbe disporre di un grande "potere coalizionale", non proprio dettare legge ma quasi...»

Sulla natura programmatica di un partito ago della bilancia, pochi dubbi. «Il partito di centro è per lo più condannato dalla sua collocazione a una certa "indistinzione programmatica". Per questo, in genere, è preferibile avere a che fare con due grandi partiti che, da posizioni distinte, competano fra loro per accaparrarsi l'elettorato di centro anziché rischiare di affidare le sorti del Paese a un partito di centro».

I piccoli partiti preferiscono un sistema a coalizioni perché massimizza la loro utilità marginale. Anche il 2% diventa indispensabile per vincere e per restare al governo. Difendono quindi una rendita di posizione inaccettabile, a fronte di un 2, un 4, o un 5%, perché anti-economica per il sistema: una visibilità ottenuta a spese della capacità decisionale e riformatrice dei governi. Ovviamente, con il corollario di benefit garantiti alla "casta": finanziamenti pubblici, posti di sotto-governo, sovrarappresentazione parlamentare, potere di ricatto.

Con il modello tedesco quelle rendite di posizione non scomparirebbero, ma verrebbero concentrate in un unico partito, di centro, a beneficio di alcuni grandi gruppi di interesse e di Casini. Remando contro il Vassallum, Fini porta acqua al mulino di Casini e si scava la fossa.

Vassallo ha delineato con grande chiarezza, giorni fa sul Corriere, l'alternativa cui ci troviamo di fronte: da una parte il suo sistema, su cui Veltroni e Berlusconi sembrano concordare, che di certo tende a due grandi partiti che si contendono l'elettorato di centro, quello moderato e pragmatico; dall'altra, il modello tedesco (poi vedremo quanto davvero tedesco), che regala a un partito di "centro", cattolico, le chiavi di Palazzo Chigi, forse con meno del 10% e l'inevitabile ambiguità programmatica.

Dunque, queste due alternative occorre tenerle presenti e "schierarsi" di conseguenza. I radicali, che pure più di tutti si sono spesi per un sistema bipartitico, suggestionati dall'inciucio Berlusconi-Veltroni rischiano di remare dalla parte opposta, portando acqua al mulino dei proporzionalisti. E' da quando rifiutarono di appoggiare il referendum Guzzetta che hanno dimostrato di non comprendere affatto le dinamiche di questa fase.

La coalizione anti-Vassallum dovrebbe però fare attenzione a non tirare troppo la corda. Le parole di Ceccanti suonano come avvertimento: il Vassallum risponde in modo soft all'esigenza maggioritaria e bipartitica espressa nel quesito referendario. Quindi, «se il testo base dovesse orientarsi su un baricentro tedesco, andrebbe in un indirizzo politico opposto a quello del referendum, e a quel punto per molti [Veltroni e Berlusconi, n.d.r.] che hanno sperato in un accordo parlamentare di alto profilo la consultazione referendaria diventerebbe un'alternativa preferibile».

Fino a quel momento, l'accordo Berlusconi-Veltroni è realisticamente il fronte più avanzato del bipartitismo.

3 comments:

Anonymous said...

Comunque ci si arrivi, per legge parlamentare o per referendum (la mia speranza), ben venga il bipartitismo con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti.
Anatema su qualsiasi partitino centrista e ricattatore, ricettacolo massimo di affaristi spregiudicati ed intrallazzatori per definizione.

I pannelliani da cespuglietto snobbato del prodismo stanno diventando i difensori strenui e folli della peggiore partitocrazia.
Se non è declino psicofisico questo!!!

Anonymous said...

mi auguro di tutto cuore che la vassalum non veda mai la luce:
rappresentatività fittizia e governabilità buttata a mare.
che bella trovata...

a presto, GB

Anonymous said...

OT

Per far arrabbiar Nardi, citi il blogggherrrrrrr jazztrain