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Sunday, December 02, 2007

Quei diritti molto, molto, fin troppo negoziabili

L'Onu non è difendibile dalle parole del Papa. Ma neanche il Papa dalle proprie

Gli organismi internazionali colpevoli di ignorare, non difendere, relativizzare i «principi non negoziabili», i «diritti umani». Questa l'ultima denuncia di Papa Benedetto XVI. Il riferimento all'Onu e ad alcune ong è palese. E meritato, aggiungiamo.

Tuttavia, sappiamo bene che il Papa non si riferisce tanto al rispetto dei diritti umani della tradizione liberaldemocratica, quanto all'approccio pragmatico che molte ong e organismi dell'Onu adottano rispetto ai problemi dell'Aids, dell'uso del preservativo e dell'aborto nei paesi in via di sviluppo e del terzo mondo.

Il relativismo di cui invece l'Onu e le sue agenzie si rendono responsabili non riguarda una morale astrattamente intesa, ma i principi scritti nella carta fondativa delle Nazioni Unite, e sottoscritti dai paesi che ne fanno parte. Relativismo, anzi, nel caso dell'Onu ci sembra persino un eufemismo. Si tratta di vera e propria negazione, quando la coalizione delle dittature impone la sua agenda e le democrazie in ossequio a un malinteso spirito di apertura, dialogo, tolleranza, e di "realpolitik", chinano il capo e si voltano dall'altra parte. L'Onu è l'istituzione più screditata e dannosa, non solo inutile, al mondo.

Papa Ratzinger richiama gli organismi e il dibattito internazionali al rispetto della «legge morale naturale», ma il concetto stesso di «legge morale naturale» è di per sé un ossimoro. Nulla è più culturale (quindi "artificiale" e "convenzionale") della morale umana. Si tratta del tentativo di strumentalizzare il significato dell'aggettivo "naturale" in espressioni di tradizione liberale come "diritti naturali".

D'altronde, proprio in questi giorni abbiamo avuto l'ennesima prova di quanto per il Vaticano i diritti naturali, quelli che la ragione ci indica come «selfevident», sono molto, molto, molto - e fin troppo - negoziabili. Proprio il Papa, che neanche riceve il Dalai Lama, sarebbe credibile come difensore della libertà di religione? La libertà di chi, di professare quale religione, sta a cuore al Pontefice? Certo non quella dei buddisti. E' credibile la Chiesa cattolica nella veste di alfiere dei diritti umani, con la sua lunga (e anche molto recente) storia di concordati con le dittature?

Ma il problema è che al giorno d'oggi nessuno (ed è una fortuna) può permettersi di accreditarsi come autorità morale e attore di progresso, senza fare ricorso alla retorica dei diritti umani. E' ormai da decenni che la Chiesa Cattolica si è appropriata di questo discorso, tanto abilmente da indurre molti, soprattutto tra i più giovani, a ritenere che il cattolicesimo sia stato sempre alfiere e difensore dei diritti umani. Semmai, ha cominciato a riconoscerli e a rispettarli molto, troppo tempo dopo aver perso il potere temporale.

Ma nel discorso sui diritti umani la Chiesa fa rientrare molto altro. Recepito il fatto che i diritti umani sono universalmente percepiti e vissuti come "cosa buona e giusta", sarà sufficiente far rientrare in questi "diritti umani" anche i precetti che derivano da una precisa visione morale e religiosa per farli accettare automaticamente come "buoni e giusti".

E', in linea teorica (ferme restando tutte le distinzioni nel merito), la stessa operazione tentata dall'islam integralista, che sta cominciando ad appropriarsi della retorica dei diritti umani e a fare appello ad essi. E' aperto quindi un problema di quale concezione dei diritti umani. Nel dare risposte a questo problema l'Onu ha fallito e le democrazie balbettano.

2 comments:

Anonymous said...

Ma Bushetta conosce il Dalai Lama o crede che sia il leader di un gruppo punk-skin della nuova scena asiatica?

Anonymous said...

L'enciclica parla di speranza, Jim Momo parla di utopie, per giunta fallite. L'enciclica guarda avanti, anzi oltre, Jim Momo al passato.
Starebbe tutta qui la differenza.
L'ideologia e' sempre, ultimamente, difensiva e perdente, poiche' valuta l'uomo concreto come inferiore all'idea.
Questo, certamente, vale anche per il cristianesimo, quando si e' storicamente trasformato in alcune occasioni, in "cristianismo", ma il fatto che sia in giro da duemila anni testimonia che Cristo ci mise una sorta di nucleo che ha di volta in volta prodotto degli anticorpi, di solito chiamati movimenti di riforma. Questo non e' successo per le ideologie.
Il razionalismo da dea ragione dell'illuminismo e' morto e sepolto, sia quello ateo che quello deista. L'illuminismo politico ha prodotto mostri.
E i diritti umani hanno molti padri e madri, compresi per esempio san Paolo o i domenicani che difesero la dignita' degli indios nelle corti europee, o i gesuiti che vennero messi a morte coi loro indigeni da "illuminati" come Pombart.
La speranza di Benedetto XVI non e' un idea ma un evento, un uomo, che continua a dire che il destino di ciascuno di noi non e' la morte.
Che il valore dell'uomo e' eterno sempre, persino quando e' nascosto nel seno di sua madre, persino quando e' inutile o di peso per se stesso e la societa'. Che l'uomo e' amato a prescindere.