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Tuesday, March 30, 2010

Sinistra irrecuperabile, ora le riforme

Mamma mia che tonfo. E pensare che alla chiusura dei seggi domenica sera, fino alle prime proiezioni di lunedì pomeriggio, vedendo il crollo dell'affluenza, anche i più ottimisti non prevedevano per il centrodestra un risultato migliore di un 9 a 4. L'astensionismo, caso più unico che raro, ha penalizzato più o meno in egual misura le due coalizioni e non - come si pensava - maggiormente le forze di governo. Ma non solo, come da previsioni della vigilia, Lazio e Piemonte sono rimaste in bilico fino all'ultimo, il centrodestra è riuscito addirittura a strappare al centrosinistra entrambe le regioni, le due più importanti al voto domenica e lunedì.

Non si interrompe quindi la "striscia" positiva del centrodestra. Vittoria schiacciante alle Politiche; tenuta alle Europee; promossa alle nostre mid-term. All'inizio della legislatura governava in appena 4 regioni e la sinistra in 14. Ora la situazione si è ribaltata, con il centrodestra che governa in 11 regioni, abitate da 42 milioni di italiani, e il centrosinistra in 7. La vittoria di Cota in Piemonte, sia pure di misura, sancisce l'espulsione del Pd dalle regioni del Nord, quelle più produttive. Ma perde anche nelle regioni più popolose del Centro-Sud (Lazio e Campania) e conserva la Puglia solo grazie a una non oculata decisione del Pdl sulla candidatura.

Un risultato impensabile dopo due mesi di campagna elettorale in cui è successo di tutto: prima è stata colpita l'immagine del "governo del fare" con l'inchiesta che ha coinvolto Bertolaso e la Protezione civile; poi il caos liste ha messo a dura prova l'immagine e la credibilità del Pdl, il partito del premier, cui alla fine è stato impedito di correre a Roma e provincia; infine, le intercettazioni di Trani e il solito caso Santoro.

Berlusconi, che inizialmente era propenso a mantenere un basso profilo, si è visto costretto a scendere in campo e ad occupare la scena per scongiurare quello che si stava configurando come un disastro (per la coalizione, per il Pdl e per le prospettive nei successivi tre anni di governo). E per l'ennesima volta si è dimostrato più forte di tutti gli attacchi e di tutte le avversità. Cosa è stata la presunta novità comunicativa di Raiperunanotte a confronto dell'ultima settimana-dieci giorni di campagna di Berlusconi?

Di fronte a candidati deboli (all'inizio della campagna, auspicavo una «sconfitta salutare» per il Pdl che candidava una ex sindacalista della ex Cisnal alla guida del Lazio), con un Pdl in crisi, diviso e demoralizzato, la sinistra non ha saputo far altro che puntare sull'unico punto di forza del centrodestra: Berlusconi. Ricompattato, il partito che non era riuscito a presentare la propria lista nella circoscrizione di Roma è riuscito in pochi giorni a dirottare quasi tutti i propri voti sulla Lista Polverini, riducendo al minimo la dispersione.

No, a questo punto è inutile aspettarsi che finalmente i leader del Pd abbiano imparato la lezione che l'antiberlusconismo non paga, perché ormai è evidente che non hanno più il controllo dell'opposizione: sono travolti dal loro stesso popolo, che accecato d'odio per Berlusconi si fa ammaliare da Di Pietro, da Santoro e Travaglio; sono scavalcati dalle Procure e da la Repubblica, che dettano temi e tempi dell'opposizione a Berlusconi, che' tanto poi i rovesci nelle urne toccano al Pd. Anche volendo, non sembrano più in grado di frenare l'antiberlusconismo e di impostare un'opposizione su basi diverse.

Fa comodo a molti ora mettere in evidenza il successo annunciato della Lega, la vittoria landslide di Zaia e il sorpasso sul Pdl in Veneto, così come la penetrazione in Emilia Romagna. Da un lato, infatti, si pensa di spaventare l'elettorato moderato e del Pdl sull'influenza crescente che Bossi eserciterà sul governo e su Berlusconi; dall'altro, dall'interno del Pdl, Fini e i finiani avranno un motivo in più per 'provocare' Berlusconi e il partito, troppo schiacciati sulle posizioni leghiste in tema di sicurezza e immigrazione.

Ma la cosa davvero sorprendente di queste elezioni è il fenomeno Berlusconi. Sia il leghista Cota che la "finiana" Polverini devono la loro elezione al premier, che da questa campagna emerge sempre più come quello che nel centrodestra ha i voti veri, su tutto il territorio nazionale, dal Piemonte alla Campania. La realtà è che senza Berlusconi la Lega non esce dal lombardo-veneto. Commentatori, giornalisti e politici benpensanti non si rendono conto che la Lega, come ha scritto di recente solo Il Foglio, è ormai un fattore stabilizzante nella coalizione. E quando si addita la forza della Lega pensando di mettere in cattiva luce il governo agli occhi degli elettori, non ci si accorge di fargli in realtà un favore, perché nessuno ormai teme più i leghisti, sempre più sinonimo di coerenza e concretezza.

La cosa buona di queste elezioni è che da qui alla fine della legislatura abbiamo tre anni senza appuntamenti elettorali intermedi. Il che non significa che il governo farà finalmente le riforme (istituzionali ed economiche), ma che però non ha più alibi per non farle e sarà giudicato su questo. Il mandato ce l'ha, pieno ed esplicito, la forza dei numeri pure. Niente scuse.

3 comments:

Cachorro Quente said...

Nel 2005, anno della disfatta alle elezioni regionali della Casa delle Libertà (11 a 2 per il centro-sinistra), FI e AN presero insieme il 28%.
Nel 2008 insieme nel PDL sono al 26% (il calo rispetto alle ultime tornate elettorali è ovviamente molto più marcato).
Dire che Berlusconi è l'unico punto di forza del centrodestra è forse vero, ma è un punto di forza che dopo sedici anni comincia a tirare la corda. Il motivo per cui in questo momento il PDL non è in preda alle purghe e al caos generale, dopo un risultato oggettivamente disastroso, è che l'opposizione è totalmente incompetente e inqualificabile.

Sui leghisti: qualcuno può fregarsene delle loro dichiarazioni vergognose, che in qualsiasi altro paese porterebbero all'ostracizzazione politica, ma sono un fattore di "stabilizzazione" del paese, non della maggioranza, nel senso che il trionfo della Lega (il vero partito dello status quo) a queste elezioni blocca sul nascere qualsiasi conato riformista.

ciccio said...

Il governo Berlusconi non ha alibi ormai da anni. Sì, forse adesso la cosa è davvero esplicita, ma sostanzialmente non cambia nulla. Questi signori, come abbiamo visto, non hanno nessun problema a negare la realtà e l'evidenza. Mille altre scuse verranno accampate e un certo elettorato le accetterà supinamente.

Tutto ha funzionato così bene fino a ora. Perchè cambiare passo quando nessuno ti rompe più le palle?

Antimonio said...

@Cachorro
Riferendoti a Berlusconi forse volevi dire "mostrare la corda" Chi la corda la tira invece è appunto la Lega. Speriamo sia un elastico.
Splendido il risultato nel Lazio, non per chi ci ha vinto ovviamente, ma per chi ci ha rimesso le penne. Le megalomani tecnocrate sedicenti competenti e saputelle anzichenò fanno spesso una brutta fine. Per queste finte generalesse, quando si guardano alle spalle alla ricerca delle truppe e trovano il vuoto,finisce il sogno ed inizia l'incubo, ma é roppo tardi per scappare. I piddini l'hanno fregata, signorina, se la sua cieca e malriposta ambizione avesse fatto i conti con la realtà sin da subito, non si sarebbe mai imbarcata in quest'avventura. "Con Emma non si vince", D'Alema ha già fotocopiato il volantino, la scalata a debito da parte dei furbissimi radicali di quel che resta del PD è rimandata a data da destinarsi.