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Thursday, November 30, 2006

Caro Castaldi

Ho compreso perché ti sforzavi di leggere in quel modo il discorso del presidente Napolitano, che altrimenti sarebbe stato troppo «aggressivo, laicista, anticlericale» per il suo ruolo e si sarebbe «bruciato»: «La sfida di Napolitano è, nelle intenzioni, quella di negoziare con la Chiesa su ciò che la Chiesa definisce "non negoziabile" – bene, aspettiamo a vedere se, e come, pure questo laico (noi radicali l'abbiamo voluto al Quirinale anche per questo, no?) si brucia sulla laicità dello Stato; a sua insaputa, Napolitano gioca a far chiarezza sui veri interessi della Chiesa in Italia».

Sono anche d'accordo con le parole di Salvemini, che riporti: «Concepiamo la politica come la scienza di ciò che è possibile fare in determinate condizioni di tempo e di luogo, e non come la scienza di ci che è desiderabile per ragioni puramente teoriche». E ammetto che il mio editoriale di lunedì ("Il Presidente Napolitano svende il principio di laicità") è più assimilabile alla seconda concezione, quella "massimalista", della politca.

Ma se per l'incarico che ricopre, Napolitano non poteva essere più "laicista", il ruolo di "noi" "radicali", non dovrebbe essere quello di chi cerca di tirare da una parte?

Mi spiego. Il fatto è che ritengo particolarmente dannoso alla causa della laicità e della libertà individuale questo continuo richiamo da parte in particolare della corrente riformista, migliorista, dei Ds - di cui Napolitano presidente della Repubblica è tra i massimi esponenti - alle "soluzioni condivise", all'"etica condivisa".

Mi pare che questo approccio, in Parlamento, si concretizzi nella ricerca di un compromesso - già difficile - tra le tante Livia Turco e le tante Paola Binetti, cioè tra i Ds e l'anima "cattolicista" della Margherita. Accordo che - come ha spiegato il capo dello Stato nei giorni scorsi - sarà reso possibile anche dal riconoscimento del valore della scienza e del progresso da parte delle gerarchie ecclesiastiche. Si rivelerà la strategia più efficace per ottenere miglioramenti concreti dal punto di vista legislativo? Sarò il primo a ricredermi, salvo poi dover ammettere - tutti - che la politica più valida per difendere il principio della laicità in Italia è quella dei Ds (laicità sì, ma senza spaccare il paese) e non quella perseguita dai radicali per anni, che è oggi di Blair e di Zapatero.

Intanto, mi limito a registrare ciò che proprio in queste ore è accaduto sulle droghe. Non solo non è rintracciabile un dibattito tra due politiche alternative, proibizionismo-antiproibizionismo, ma la ricerca delle "soluzioni condivise", che aveva convinto il ministro Livia Turco a non abolire la Fini-Giovanardi, bensì a limitarsi ad alzare da 6 a 12 spinelli la soglia della detenzione ad uso personale, è stata sconfessata ieri in Senato da un voto condiviso da CdL, Margherita e Ds, compresa Anna Serafini, ds e moglie di Piero Fassino.

Qui entra in discussione l'essenza stessa del riformismo italiano. Unica componente del centrosinistra che interpreta il ruolo di custode dell'"unità" della coalizione, e a quel singolo obiettivo sacrifica le riforme, prestando il fianco alle bordate massimaliste dell'estrema sinistra e dell'ala "cattolicista". E questo ci ricorda che se non si è capaci di far vivere una politica riformatrice, l'"alternativa" - per sua natura nemica delle "soluzioni condivise", perché "spacca" il paese, lo costringe a scegliere (democraticamente, ovvio) - si finisce per impelagarsi in negoziati defatiganti su cavilli di cui i cittadini non comprendono il significato di fondo.

Dunque, permettetemi di rimanere scettico, perché in quell'approccio delle "soluzioni condivise", dell'"etica condivisa", vedo in secondo piano l'obiettivo della difesa della laicità e della libertà individuale, sacrificabili sia all'"unità" dell'Ulivo, sia al valore della "coesione della società italiana". Un mito - perché in una società moderna e complessa non può esservi coesione se non nel rispetto della legge, e certo non sui valori, l'etica o gli stili di vita - che serve a nascondere le differenze per meglio gestire il potere. L'obiettivo è un'improbabile e irrealistica "coesione", o la convivenza di più etiche? Questa "coesione" non viene pagata a caro prezzo sempre da qualcuno cui è proibito vivere con dignità la morte o farsi una canna?

La mia impressione è che si voglia rendere latente il conflitto, anestetizzare il confronto, che in quel modo non si pongano i cittadini nella condizione di dover fare delle scelte tra alternative chiare, mentre quando ci si riesce, democraticamente, è occasione di crescita civile del paese.

Ecco perché, dopo tutto, dobbiamo essere grati a questo Papa quando parla di certi argomenti abbandonando ogni sensibilità e delicatezza, sottolineando posizioni che agli occhi della gente negli anni scorsi erano passate del tutto in secondo piano, nascoste dietro lo sconfinato velo di amore per Wojtyla («guai a chi ce lo tocca»). Benedetto XVI, non Napolitano, ci ricorda il carattere di "alternativa" di certe scelte.
Viva Ratzinger, abbasso Napolitano!

3 comments:

Anonymous said...

Noi radicali dobbiamo fare esattamente quello che dici tu, mica ho mai scritto il contrario. Ho detto solo che un Napolitano così ci può essere utile perché - fuori dai denti - forza il clericalismo a mostrarsi per ciò che è: ipocrita richiesta di negoziazione. In altri termini: più i Ds si appiattiscono (se si appiattiscono) sulla posizione di Napolitano, più spazio politico (di iniziativa e di visibilità) c'è per la RnP. Ti sembrerà cinico, lo so, perché tu hai un'anima più bella della mia, ma io mi frego le mani a vedere che certi sondaggi profilano un Paese diverso da questo suo Presidente della Repubblica. E' questione di due o tre anni, forse anche meno se accade qualcosa che faccia da innesco: la crisi della politica (e il modo in cui il Vaticano la vicaria) non possono toccare un punto più basso - e più velocemente si tocca il fondo, più velocemente si rimbalza.

LC

JimMomo said...

Premesso che non ci sono anime belle tra noi ;-)

"Più i Ds si appiattiscono (se si appiattiscono) sulla posizione di Napolitano, più spazio politico (di iniziativa e di visibilità) c'è per la RnP."

Ohhhh, bravo, è proprio questo che intendevo dire fin dall'inizio. Lasciamo perdere la RnP, ma con quelle dichiarazioni mi pare che neanche Pannella l'occupi quello spazio che le posizioni di Napolitano, e i Ds, ci aprono.

ciao

Anonymous said...

Federico, Pannella è stato molto cauto, ha glissato, ha detto che la "condivisione" gli sembrava un "metodo" come quello dell'attenzione e dell'ascolto nel caso Welby: insomma, ha cercato di smarcarsi, evitando di abradere lì dove giustamente abradi tu (e t'assicuro che io abraderei ancor di più...). Mi pare che la cautela - almeno "modulando" l'arco riflesso - sia d'obbligo, senza per questo dire che critiche come le tue (e anche più aspre delle tue) siano pienamente legittime, ci mancherebbe - ti ripeto (rimandandoti ai brani dei post su Malvino che ho citato in "Caro Punzi"): sottoscrivo la tua lettera a Liberazione, tranne in quella (permettimi: ingenua e inutile, epperò onestissima) affermazione che poi fa da sottotitolo a "Napolitano svende il concetto di laicità". Ce ne siamo accorti tutti che il rischio è proprio quello - la svendita - ma cerchiamo di vedere - è una sfida - se è proprio un rischio o può tradursi in opportunità. Poi - c'è sempre tempo ed occasione per chiedere le dimissioni di Napolitano, la denuncia per tradimento della Costituzione, ecc.

LC