Alcune mie riflessioni, oggi su L'Opinione, su ciò che sta accadendo tra Pannella e Capezzone e, più in generale, su come i radicali potrebbero far fruttare la loro ritrovata presenza nelle istituzioni. Già, perché navigare a vista, umori e intuito, non può bastare per stare al governo, né per la Rosa nel Pugno e il rilancio del partito, ma forse è giunto il momento di sedersi attorno a un tavolo a ragionare di politica. Alla fine anche il semplice non fare presenta i suoi costi.
In questo centrosinistra statalista e dirigista, punitivo nei confronti dell'impresa, ma anche del lavoro, per i radicali l'occasione è d'oro per porsi come interlocutori di quel mondo produttivo già deluso, che non trova rappresentanza neanche nei vertici di Confindustria, ma che comunque non può fare a meno di un rapporto con chi sta guidando il paese in questo momento. Oggi potrebbero fare appello al "Terzo Stato" dei produttori medi e piccoli, non assistiti come la Grande Industria, e degli "outsider", respinti da un assetto socio-economico burocratico-corporativo in cui sono sempre i soliti privilegiati e parassiti a dividersi il bottino della spesa pubblica. Proprio oggi stanno maturando le condizioni per quelle battaglie per le riforme economiche liberali che i radicali impostarono negli anni '90. Dieci anni fa erano impensabili gli editoriali dei Giavazzi, degli Alesina, degli Ichino, le relazioni di Monti e Draghi, mentre oggi riscuotono sempre maggiore attenzione e consensi. Rimangono, certo, tabù da infrangere sulle politiche liberiste, ma non è il momento di passare il testimone, semmai di stringerlo più forte.
E le libertà civili? Ai ceti produttivi non interessano, non si opporrebbero all'"agenda Coscioni". Si avrebbe, anzi, più forza per portare avanti anche le battaglie per gli "outsider" dei diritti civili. E di solito la conquista di maggiori libertà apre nuove occasioni di consumo.
Infine, giusto un assaggio di riflessione sulla comunicazione di Capezzone, di cui s'è parlato, in modo un po' strumentale, nelle ultime settimane.
Senza accorgersene, si può essere chierici anche nel linguaggio e Capezzone sembra capace di "laicizzare" a colpi di humour e di cultura pop la comunicazione radicale.
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5 comments:
http://fainotizia.radioradicale.it/2006/11/16/se-draghi-e-i-media-han-bisogno-dei-radicali
sono daccordo con te, e complimenti per il blog, direi, eccellente
per leggere di politica italiana sui nostri quotidiani bisogna andare solo alla pagina economica a leggere tra le righe.
Il declino è anche questo.
W gli affari, ma non riduciamo tutto ad affarismo!
I RADICALI?
ma quali? dove? quando?
Se, come ha sempre detto e ripetuto Pannella, i mezzi configurano i fini, allora bisogna dedurne semplicemente, senza arzigogolii inutili e fuorvianti, che se per tornare in Parlamento si accetta di fare un'alleanza elettorale con le cariatidi secche dello SDI imbellettandola di proclami liberalsocialisti, di rose nel pugno, di strombazzamenti su Blair, Zapatero ed il superdimenticato Loris Fortuna, allora è chiaro che per dirla con Ernesto Rossi: "gratta gratta alla fine vien sempre fuori solo la roba", cioè lo scopo era ed è soltanto quello di rimpinguare le disastrate casse del PR e della listaMP. Basta tenere a mente questa semplice considerazione e tutto è chiarissimo. E non c'è da dire altro se non che tutta quella esperienza politica va coperta solo con un velo di pietà. Ma va pure abbandonata al suo destino di cespuglio.
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