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Thursday, April 26, 2007

Rischioso non è il cambiamento, è rischioso rifiutarlo

Ségolène Royal e Nicolas SarkozyDall'intervista di oggi al Corriere della Sera scopriamo una Ségolène proporzionalista: «In Francia abbiamo un sistema elettorale più stabile rispetto all'Italia, anche se vorrei inserire una quota di proporzionale. Se ne discuterà in Parlamento. Sono pronta a fare questa riforma istituzionale, è importante per ridare respiro all'Europa».

Scopriamo una Ségolène chirachiana in politica estera e nei rapporti con gli Usa: «L'Europa non ha nessun interesse ad allinearsi sulla posizione degli Stati Uniti, al contrario, l'Europa e la Francia vogliono garantire un mondo multipolare». E attenzione a ciò che si nasconde nell'espressione multipolare, ben diversa anche da multilaterale.

Unica nota positiva sul Darfur. La Royal non esclude un «boicottaggio delle Olimpiadi del 2008», se la Cina non abbandonerà le difese del Sudan in Consiglio di Sicurezza. Effetto Bernard Henri-Lévy? «La comunità internazionale è restata troppo a lungo indifferente, oggi occorre realmente agire». Già, ma agire come?

Mentre, come avevamo previsto, Bayrou ha deciso di non dare indicazioni di voto, per consolidare alle elezioni legislative di giugno il suo 18,5% in vista della nascita del suo Partito democratico, e quindi di scommettere sulla disfatta socialista per potersi proporre come alternativa a Sarkozy, il Financial Times sembra prendere posizione per Sarkozy.

Per Gideon Rachman la Francia ha ora dinanzi a sé una «scelta chiara». Vuole «una mammina o un papino» come suo prossimo presidente?

Ségolène Royal nel ruolo della «mammina». Nel suo spot televisivo esordisce con le parole: «Sono una donna, una madre di quattro ragazzi. Tengo i piedi per terra». Nicolas Sarkozy invece corre come «figura paterna». Accusa la Royal di voler «rammollire» la nazione. Le prime quattro frasi del suo spot elettorale iniziano con la parola «lavoro».

Il messaggio della Royal è «materno e rassicurante». Certo, «la Francia ha bisogno di cambiare, ma può essere riformata senza essere brutalizzata». Non ha intenzione di rivedere il limite delle 35 ore lavorative, che invece Sarkozy definisce come un «abominio che distrugge il lavoro». Le riforme che la Royal e il Partito socialista propongono «renderebbero il welfare francese ancora più complicato e costoso», osserva Rachman: «Sebbene sia la candidata della sinistra, la Royal è il vero conservatore in questa elezione». Crede che il sistema francese sia «qualcosa di cui essere orgogliosi e che debba essere difeso».

Sarkozy ha «un messaggio molto più duro». E' il candidato della "rupture". «Crede che il sistema francese abbia bisogno di una profondo cambiamento - soprattutto per incoraggiare il lavoro. Ciò significherà allentare le rigide leggi sul lavoro, tagliare le tasse, restringere il peso dello stato... affrontare potenti gruppi d'interesse, come i sindacati del settore pubblico».

«Lo spartiacque Mammina-Papino si estende anche alla politica sociale e allo stile delle due campagne elettorali», osserva il columnist del FT. «I supporter di Sarkozy insinuano che mammina sia un po' debole e che non sappia davvero di cosa stia parlando. Quelli della Royal, invece, che papino sia un po' pericoloso e troppo sicuro di ottenere la sua cintura». Rachman ricorda l'accento posto dalla Royal su temi cari alla famiglia, «la serie di posizioni ignoranti» in politica estera e le dimissioni di un suo «importante consigliere», quello economico, che l'ha pubblicamente accusata di essere «gravemente incompetente».

Ma anche Sarkozy è «vulnerabile». Alcuni ritengono che le migliori chance di vittoria della Royal stiano nel sottolineare le differenze di carattere con l'avversario, la cui aggressività potrebbe risultare sconveniente affrontando una donna dai modi gentili, affabili e rassicuranti. Da parte socialista Sarkozy viene definito come una «minaccia per la democrazia». La Royal ha detto in queste settimane che il programma della destra «coniuga brutalità, violenza e guerra civile».

Ma entrambi i candidati sanno anche che devono evitare gli insulti in queste settimane. Se uno può fare affidamento sul 10% di voti dall'estrema destra e l'altra su altrettanti dall'estrema sinistra, saranno decisivi i voti al centro, il 18.5% di Bayrou. La Royal, osserva Rachman, «dovrà convincere gli elettori che saprà essere una leader tosta», mentre «Sarkozy dovrà rassicurare i francesi che dopo tutto non è così pericoloso».

Il candidato dell'Ump si è scagliato contro «l'inerzia economica della Francia», ma nel suo discorso di domenica sera «il messaggio è stato molto meno radicale». Adottando il linguaggio tipico della sinistra ha promesso di «proteggere» i lavoratori francesi dalla «concorrenza sleale dall'estero». Anche la Royal, l'altra sera, ha cercato di far propri i temi dell'avversario, parlando di incentivi al lavoro e definendosi «attore di cambiamento». Entrambi, inoltre, ricorrono al tema dell'identità nazionale.

«La corsa verso il centro nelle ultime due settimane della campagna potrebbe offuscare la scelta», conclude il commentatore del FT: «E' certamente possibile che un Sarkozy presidente deluderebbe i liberali in economia, o che una presidente Royal sorprenderebbe coloro che l'hanno definita incapace di adottare i cambiamenti di cui la Francia ha bisogno». Tuttavia, «i candidati hanno una lunga carriera e i loro spostamenti tattici ora non altereranno sostanzialmente la loro immagine»

In recenti sondaggi un 70% dei francesi ha risposto di ritenere che il paese sia in «declino». Eppure, «i consecutivi tentativi di riforma economica hanno incontrato l'ostilità dell'opinione pubblica proprio per quei cambiamenti che potrebbero arrestare quel declino». Intanto, «la disoccupazione resta stabilmente alta, il debito pubblico cresce e tutti aspettano il prossimo round di malcontento sociale nei sobborghi».

«Rischioso non è il cambiamento. Rischioso è rifiutare il cambiamento», sostiene Sarkozy. «Il voto chiarirà se gli elettori si fidano di lui per portare quel cambiamento», conclude Rachman.

6 comments:

Anonymous said...

Ma tu guarda la combinazione.
Oggi, a pag 6 del Sole24Ore, c'è la ripartizione dei votanti per classi di età e professione.

Caro Jimmomo, il tuo amico Sarkozy ha letteralmente sfondato tra gli over 65 (44% contro il 21% di Segò) ed è saldamente al comando tra gli over 50.

Un fiasco tra i giovani e, soprattutto, tra i liberi professionisti.

Numeri che fanno a cazzotti con l'immagine dell'uomo del cambiamento. La Francia sarà pure strana, ma che adesso il cambiamento arrivi dalle nonnette, mi sembra una cosa incredibile.

Nemeri, infine, che fanno somigliare il Sarko a Berlusconi, anche nel bacino elettorale.
Ed è tutto dire.

Saluti.

Anonymous said...

gioventù bruciata... come in italia

d'altronde si sa chi ha l'egemonia culturale nel proprio programma storico...

l'europa francese e quella italiana del partito democratico assomigliano molto alla belle epoque... e sappiamo bene come finì

Anonymous said...

Poco dopo Pasqua ho passato una settimana in Francia, e ho avuto occasione di parlare di politica con parecchi studenti francesi. Tutti spaventati a morte dalla proposta sarkoziana di abolire le 35 ore. Tutti preoccupati solo di laurearsi presto e trovare un "posto sicuro" da tenersi fino alla pensione (il più gettonato era quello di insegnante - passi l'agrégation e sei sistemato).

Ed erano giovani borghesi di una città di destra (Bordeaux). Figurarsi le classi operaie e gli immigrati.

Anonymous said...

toscana rossa, stamattina, parla una diessina de fero che somiglia pure alla segò: "vincerà segolene, primo perchè è una donna, poi quel fascista di sarkozy... ma poi si sa la gente mica è scema..."

la signora ovviamente odia blair, bush, israele, berluska, le fa un po' schifo rutelli ma sta col pd, la pace, emergency, ...

sul lavoro, come tutti i suoi compagni artigiani, fa la metà o meno delle ricevute che dovrebbe... d'altronde in toscana i controlli fiscali sono molto ridotti rispetto ad altre regioni... chissà perchè?

Anonymous said...

Ecco perché punto su Sarkozy
Il Foglio, 27 aprile 2007, pag. 1

di Silvio Berlusconi

Gentile direttore, rispondo volentieri alla sua richiesta di chiarire il mio pensiero su Nicolas Sarkozy, impegnato nel duello elettorale con Mme Ségolène Royal per la presidenza della Repubblica francese. Che a lui vadano le mie simpatie politiche, nel rispetto e nella considerazione per la sua avversaria di parte socialista, è noto. La ra­gione di questa scelta è anch'essa di per sé evidente.
Sarkozy ha riunificato sotto le insegne della destra repubblicana francese, imprimen­dole dinamismo e una gran voglia di vincere per riformare il suo paese, molte forze di­verse che si raccolgono nel suo brillante risultato al primo turno (oltre il 31 per cento dei votanti) ma vanno molto al di là di esso. Imprenditoria e popolo, giovani e anziani, competitori sociali che esprimono grande ansia di libertà e figure deboli della società alle quali si deve piena giustizia sociale, si affollano ai suoi incontri e ascoltano la sua parola credibile e ferma, nel dialogo e nella ricerca di una vera identità.
I problemi della Francia sono i problemi dell'Europa e, fatte le dovute differenze, an­che quelli del nostro paese. Le libertà economiche e uno stato meno invasivo, che pro­tegga la comunità senza esautorare la responsabilità degli individui, sono al centro del progetto sociale di tutti i liberali e riformatori, come anche i temi della convivenza tra le culture, dell'identità nazionale ed europea, della sicurezza e di una politica meno im­balsamata nei vecchi copioni del tradizionale teatro politico. Sarkozy esprime con il suo programma una sensibilità democratica e una voglia di cambiare alle quali da sempre mi sento affine, e che sono in sostanza anche il cuore della mia scelta politica e delle mie idee di uomo pubblico nato nel lavoro e nell'impresa privata.
E' anche sicuro che questioni di tale portata non sono risolvibili in un'Europa autar­chica, per non dire nella sola dimensione nazionale, ma richiedono invece una grande apertura culturale, e la capacità di capire quanto sia necessario continuare a riferirsi con sicurezza alle radici delle nostre libertà democratiche, nate nell'alleanza con gli Stati Uniti e le democrazie anglosassoni che ha sconfitto i totalitarismi del Novecento.
Nicolas Sarkozy è inoltre una persona dotata di simpatia e carisma personale, che sa mettersi in gioco per qualcosa che è sempre più importante di una singola leadership, e ha un gusto del rischio calcolato e una curiosità umana che sento a me molto vicine. La sua non è un'impresa facile, nonostante la sicura forza che gli conferisce il grande risultato già raggiunto al primo turno, perché la sua avversaria ha un carattere forte e un fascino indubitabile. Lavorare per un futuro di libertà in una società aperta è sem­pre un compito faticoso, ma è bello come un sogno, e certamente più bello e utile di eer­ti sogni facili che la gauche europea ha la pericolosa tendenza a spacciare per realtà. Credo che Sarkozy ce la farà, che la sua sarà come la nostra una rivoluzione tranquilla, fatta di buone idee e di buona volontà per realizzarle.

Cordiali saluti

Anonymous said...

So di essere un rompiballe, per carità, non lo metto neanche in discussione. Ma nell'ultima uscita di Sarkò ho sentito un richiamo esplicito contro il "relativismo della sinistra". Poi se a te sta bene, figurati a me ;)