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Saturday, April 07, 2007

Telecom. L'ingerenza putiniana del Governo

Romano Prodi con Vladimir PutinLa lezione di Profumo: il mercato l'unica «morale» dell'economia. E «accettare il mercato significa riconoscere esplicitamente il valore positivo del profitto»

Tornano all'attacco, non demordono. Telecom è un boccone troppo appetitoso e fino all'ultimo cercheranno di approfittare delle loro posizioni di potere. Prodi al Sole 24 Ore assicura che il governo «non è né assente né reticente». Anzi, magari potesse fare di più (in Russia sì che si può, Putin ha pieni poteri e Tronchetti lo spedirebbe in Siberia).

Se davvero Prodi volesse garantire una rete accessibile a tutti gli operatori, non di proprietà o di controllo statale, secondo il modello inglese "Open Reach", di British Telecom, potrebbe comunque farlo senza intromettersi nelle questioni proprietarie.

Senza ritegno, con tutta l'arroganza e la spudoratezza possibili, il ministro Bersani ha preso direttamente in mano la regia per formare una cordata italiana, o almeno italo-europea, che contrasti gli americani di At&t, e minaccia: «La partita non è ancora finita». E Bersani passa per il ministro più liberal in economia nel centrosinistra... mentre Fassino, sempre più patetico, disseppellisce addirittura il "piano Rovati".

Piuttosto, facciamo notare che da un paio di settimane sono state dissepolte alcune telefonate. Quelle che i Pm di Milano hanno portate al Gip, chiedendo che fossero trascritte e utilizzate nei processi. E' stata disposta la trascrizione di ben 45 telefonate. Ce ne sarebbero di Fassino, di D'Alema, di Consorte con Latorre, insomma, di tutti "quelli che volevano una banca" e che dicevano di non avere conflitti di interessi, puntando l'indice su quelli degli avversari politici. E guarda caso spunta una legge del ministro della Giustizia Mastella che prevede anni di galera per i giornalisti che pubblichino intercettazioni.

I nostri politici dovrebbero leggersi la prefazione di Alessandro Profumo, a.d. di Unicredit, al libro "Spiriti animali", pubblicata oggi dal Corriere, in cui si chiarisce che «la vera morale per l'economia sta solo nel mercato». Evitare «ogni accostamento tra etica ed economia». La validità di un'attività imprenditoriale va legata «alla correttezza e alla trasparenza della quotidiana operatività, nonché all'assunzione delle responsabilità delle proprie scelte, necessariamente indirizzate al perseguimento del profitto in modo sostenibile nel lungo periodo».

Dunque, «accettare il mercato significa riconoscere esplicitamente il valore positivo del profitto in quanto imprescindibile garanzia di continuità per l'attività d'impresa. Una efficiente economia di mercato, fondata su una concorrenza libera e leale, diviene essa stessa la migliore politica industriale in quanto stimola l'efficienza nella produzione, l'innovazione e il corretto utilizzo delle risorse. La concorrenza, inoltre, è vitale per assicurare una crescita economica sostenibile, occupazione e benessere economico diffuso».

Il libero mercato fa funzionare le economie proprio perché costringe i vari attori a «migliorarsi tramite un continuo confronto con le eccellenze presenti» e chi invece è leader nel proprio settore di business a cercare continuamente di rimanere sulla «frontiera dell'innovazione». Un «processo di selezione di casi di successo», e di scarto di quelli di fallimento, che favorisce l'evoluzione del sistema economico.

1 comment:

Anonymous said...

Fortuna che ci sono radicali come Emma che sanno stare vicino al liberale Bersani!
Fortuna che dopo aver fatto privatizzazioni senza liberalizzazioni, adesso invece fanno grandi liberalizzazioni di tassisti e parrucchieri senza mai andare a toccare i veri centri nevralgici della conservazione, del privilegio e del declino italico!!!