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Tuesday, April 10, 2007

Una destra dei cittadini

«Tenuto conto della separazione tra stato e chiesa, è imperativo che i politici francesi mantengano un certo riserbo in materia religiosa. Detto questo, come la maggior parte dei miei compatrioti, ho davvero una grande considerazione e grande rispetto del Papa e di ciò che rappresenta. So cosa debbano all'eredità cristiana l'Europa in generale e la Francia in particolare. Quanto alla questione della famiglia e delle coppie omosessuali, l'ho detto molto chiaramente: non sono né a favore del matrimonio degli omosessuali, né dell'adozione da parte delle coppie omosessuali. Questo però non significa che io neghi la realtà e la legittimità dell'amore omosessuale. Non ha minore dignità dell'amore eterosessuale. Penso semplicemente che l'istituzione del matrimonio, per mantenere un senso, debba essere riservata agli uomini e alle donne. Penso, allo stesso modo, che una famiglia sia costituita da un padre, una madre e dei bambini. Per le coppie omosessuali in Francia abbiamo i pacs. Propongo di andare ancora più in là e creare un contratto d'unione civile che garantisca la perfetta uguaglianza con le coppie eterosessuali sposate, per quanto concerne i diritti alla successione, fiscali e sociali».

Nicolas Sarkozy (Il Foglio, 7 aprile)

Il candidato di una destra lontana anni luce dalla destraccia italiana. Una destra dei diritti e dei cittadini, le cui scelte di vita hanno uguale valore di fronte allo Stato.

Sarkozy elenca i valori di riferimento della sua destra: «il lavoro, l'autorità, il primato della vittima sui delinquenti, gli sforzi, il merito, il rifiuto dell'assistenzialismo, dell'ugualitarismo e del livellamento verso il basso».

Si dice «un adepto del pragmatismo» in economia. Crede nelle libertà economiche e nel mercato, ma... ma la Francia è pur sempre la patria del protezionismo: «... il mercato non dice tutto e non può tutto. Credo al volontarismo politico in campo industriale e tecnologico, e non mi spiace aver fatto la scelta d'intervenire per salvare Alstom...».

In politica estera di definisce «visceralmente attaccato all'indipendenza della Francia e dell'Europa di fronte a qualsiasi potenza». Non sopporta l'idea che l'Unione europea non dia «prova d'unità, di realismo e di autonomia nelle relazioni economiche e commerciali con le altre regioni del mondo, come anche in politica estera e di difesa». L'Europa dovrebbe «affermare la propria volontà e la propria capacità di assicurare in modo più autonomo la protezione del suo territorio». Ma tutto questo non è incompatibile con il riconoscere negli Stati Uniti «una grande democrazia con la quale abbiamo molti valori in comune e indefettibili legami storici».

Crede nel valore della Nato come «solido ancoraggio euro-atlantico» e assicura che la sua Francia si assumerà «appieno la propria responsabilità nel quadro dell'Alleanza», la cui specificità di alleanza militare con «ancoraggio geopolitico» sul continente europeo non va però snaturata. Non sarà mai un'organizzazione «a vocazione universale, più o meno concorrente all'Onu».

La sicurezza d'Israele «non è negoziabile», anche se non incompatibile con il diritto dei palestinesi a uno Stato. «Inaccettabile e pericoloso», invece, che Teheran si doti dell'atomica. «Inammissibili e irresponsabili» gli interventi di Ahmadinejad che evocano la distruzione di Israele e negano la Shoah. L'importante è che la comunità internazionale si mantenga ferma e unita.

Sarkozy vede una «contraddizione» tra l'adesione della Turchia all'Ue e «il progetto di un'Europa integrata a livello politico», che «non può estendersi in modo indefinito», ma ha bisogno di «frontiere», da definire su basi «storiche, geografiche e culturali», entro le quali la Turchia non avrebbe «la vocazione a situarsi». «A meno che queste non siano comuni domani con la Siria o l'Iraq». Ma è un paragone che può reggere, secondo la logica con la quale lo stesso Sarkozy ha tracciato i confini? Cioè, mi chiedo, i turchi sono "più arabi" o "più greci"?

Da questa intervista emerge un Sarkozy meno peggiore di quanto certa stampa sia incline a descrivere e rimaniamo convinti che sia il "male minore" tra i candidati alla presidenza francese. Eppure, non ci facciamo illusioni: i rapporti della Francia con gli Stati Uniti rimarranno per lungo tempo difficili, i suoi interessi spesso distanti dal tema della democrazia e dei diritti umani, così come sarà difficile che sul piano interno il modello sociale ed economico subisca un rinnovamento radicale e che a livello europeo venga abbandonata una certa spocchia post-grandeur. A Sarkozy l'onere di stupirci con la sua promessa di "rupture".

2 comments:

Anonymous said...

«Se la Chiesa non si preoccupasse dei più poveri, chi potrebbe farlo? Rispettare la Chiesa significa riconoscerle quella vocazione a difendere coloro che nessuno difende, quella tradizione di apertura, di conforto, di fraternità»...«si giudica naturale che lo Stato finanzi un campo di calcio, una biblioteca, un teatro, un asilo; ma a partire dal momento in cui i bisogni riguardano il culto lo Stato non dovrebbe impegnare neppure un centesimo».

Dicevi su Sarkò? :P

Anonymous said...

post di assoluto buon senso.