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Friday, June 25, 2004

Il revival realista su Foreign Affairs

Sulla rivista del Council on Foreign Relations, due repubblicani, sostenitori dell'amministrazione Bush, riportano in auge la scuola realista kissingeriana nel dibattito all'interno dell'establishment su quale debba essere la politica estera repubblicana: prima la stabilità, poi - quando verrà - la democrazia. Più diplomazia, e guardarsi bene da pericolose ambizioni imperiali. L'America non è un impero, ma ci assomiglia, è un "iperpotenza" ed è bene che ne prenda atto e che si comporti come tale. E' una democrazia egemone, che con libero mercato e benessere riuscirà ancor meglio che con le armi (pronta comunque a usarle, in casi estremi).
  • La storia e l'iperpotenza è il contributo di Eliot Cohen, storico militare autore di "Supreme Command". Dissoltisi gli imperi, dopo la Prima, la Seconda guerra mondiale e la Guerra Fredda, non torneranno. Gli Stati Uniti non sono dunque un Impero, ma sono ciò che nessun impero è stato. La supremazia militare americana sul resto del mondo è maggiore di quella di Roma ai suoi tempi, e di qualunque impero successivo. Nessuna potenza si ergerà a contraltare americano nei prossimi anni. Né l'Onu a diventerà il governo del mondo. Né, tanto meno, che l'America può si ritirarsi dalle sue responsabilità lasciando il mondo all'anarchia e al terrore. Ma poiché per Cohen resterà sempre valido il monito tucidideo della impossibile coesistenza tra democrazia e imperialismo, l'America non deve dimenticare le lezioni della storia: i leader di un paese egemone non potranno mai pensare di dominare l'intera agenda dei problemi mondiali; il destino di un paese egemone è di essere invidiato, sospettato e odiato da parte di nemici ed esclusi dal suo mix di forza e benessere. Bisogna evitare errori fatali, come unire il nemico. I leader devono essere educati e forgiati con le doti politiche e culturali necessarie per un'egemonia democratica.

  • Sette principi per una politica estera repubblicana, del senatore Chuck Hagel. Scontata la supremazia militare Usa, «ma mai da usare nella solitudine dei nostri alleati», 1) usare la forza economica per stringere accordi e coinvolgere nella rete del mercato, 2) marcia indietro sul no al Protocollo di Kyoto, 3) rilancio di Nato e Onu, 4) pazienza e fermezza nel perseguire il progetto "Grande medio oriente", 5) estensione e irrobustimento del Nafta all'intero continente americano e al Pacifico, 6) impegno nella lotta all'Aids e alla povertà, 7) raddopio delle energie nella diplomazia tradizionale (Europa, Russia, India e Cina non possono fare a meno della partnership americana). Aveva ragione Nixon: «La democrazia ha bisogno di tempo e conoscerà varianti diverse da paese a paese».
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