Mandelson parte dall'«angoscia da una parte e dall'altra dell'Atlantico circa il futuro delle relazioni transatlantiche». Stato d'animo «ben sintetizzato nell'ambiguo titolo del nuovo libro di Robert Gordon, della Bookings Istitution: Allies At War». Ma non è la prima volta che le relazioni transatlantiche sono in crisi. I «valori condivisi» e la realpolitik ci porteranno a sanare la frattura sull'Iraq. L'Europa però «deve essere all'altezza della sfida»: «Joseph Nye, l'eminente accademico di Harvard, ha scritto che l'America ha bisogno di riscoprire le virtù del potere soft. Sono d'accordo. Ma anche gli europei devono convincersi che la necessità del potere hard è, di tanto in tanto, inevitabile».
«Oggi abbiamo chiaramente tutti interesse a creare un Iraq stabile e democratico, indipendentemente da quale sia stata la nostra opinione sull'azione militare per rimuovere Saddam Hussein. Non siamo riusciti ad andare in Iraq tutti insieme: dovremmo almeno andarcene tutti insieme». Leggi tutto l'articolo
Corriere della Sera
Peter Mandelson, ex consigliere di Blair e presidente di Policy Network, ha collaborato al seminario della Fondazione Italianieuropei sulle relazioni transatlantiche, stasera a Roma.
In Istanbul Summit: An Alliance Waiting for November, sull'International Herald Tribune di ieri, Philip Gordon e Jeremy Shapiro commentano, dopo il vertice Nato in Turchia, gli esiti di un mese cruciale per l'Alleanza: con l'Europa che aspetta le elezioni americane di novembre per non avvantaggiare Bush.
Di qualche tempo fa sui rapporti transatlantici è la Letter to Europe di Philip Gordon: «If we don't find a new way to deal with each other soon, the damage to the most successful alliance in history could become permanent». Gordon teme una nuova epoca in cui i rapporti tra America ed Europa potrebbero essere basati su una confrontation piuttosto che sulla «cooperazione», non più una partnership, ma una reciproca «opposizione».
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