Su cui riflettere:
«Non si può interpretare come effetto di eccesso di potere mondano della Chiesa la rinascita di fondamentalismi religiosi che sono una risposta ingenua e irrazionale a un sentimento di paura del futuro.Ineccepibile (1) sulla "ricalibratura" editoriale del Foglio:
(...)
Lo scontro politico è quello con i legislatori che, per convinzioni o per opportunismo, hanno creduto di dare sbocco normativo ai precetti morali - che nel tempo possono cambiare - della Chiesa.
(...)
si può scegliere anche la via della contaminazione politica ed elettorale, sapendo che esisteranno sempre mille e una buone ragioni per opporvisi, ma consapevoli anche delle opportunità che la presenza parlamentare apre, nell'interesse dei radicali e di tutti gli italiani che chiedono più libertà e più diritto.
(...)
L'esperienza recente mostra come forze politiche minoritarie possano far valere la loro elevata utilità marginale ben oltre il loro apporto “proporzionale” alle rispettive coalizioni: è il bello del maggioritario!»
Benedetto Della Vedova
Ineccepibile (2) sui radicali:«Il problema è capire quale Occidente deve affermarsi. Se vincerà il nostro, quello liberale, allora sarà l'Oriente ad assomigliarci (e a produrre chissà quali altre fecondazioni assistite e Almodovar). Se invece a prevalere sarà quello di Giuliano (Ferrara, n.d.r.), così corrusco e guerresco, pagheremo il prezzo per me insostenibile di essere divenuti troppo simili all'attuale Oriente».
Daniele Capezzone
«Noi non facciamo politica per le elezioni, semmai partecipiamo alle elezioni per costruire nuove occasioni di iniziativa e di battaglia civile».Leggi postilla:
Daniele Capezzone
«Tanto gli elettori di centrodestra quanto quelli di centrosinistra sarebbero ultrafelici di plebiscitare riforme liberali, dall'economia ai diritti civili. Il problema vero sono le rispettive leadership: se il Polo ha scelto quella che Pannella definisce la linea Fanfani-Almirante, i vertici dell'Ulivo sono se possibile ancor più terrorizzati dal voto. Ecco perché in queste condizioni è del tutto astratto e politicistico chiederci se e come ci presenteremo alle prossime regionali(...)».Sul fatto che gli italiani sarebbero pronti a «plebiscitare...» non sono così ottimista. Devo dire che la lettura delle linee dettate dall'alto non esaurisce, non spiega tutte le dinamiche. Ci sono interessi e privilegi che nascono e si rafforzano in basso per poi trovare adeguata e non casuale rappresentanza democratica. La quale rappresentanza sa bene quali interessi e privilegi cavalcare per rimanere al potere. E' certo che molti più italiani, ben oltre il 2,3 per cento, sarebbero pronti a sostenere le politiche radicali - se queste non fossero premeditatamente escluse dal dibattito pubblico e dall'informazione - ma riguardo il «plebiscito» sono scettico perché una larga parte della società ha interessi nettamenti contrastanti e sa a chi rivolgersi e cosa fare per difenderli. Da questa analisi, da fare, dipende la comunicazione e la linea politica radicale. Come stimolare la consapevolezza dei propri interessi in coloro verso i quali le politiche radicali sono rivolte?
Daniele Capezzone
Troppo indulgente con RR:
Il Foglio «come Radio Radicale sa schierarsi con nettezza sulle questioni che contano, garantendo al tempo stesso un serrato dibattito tra opinioni opposte»Terreno scivoloso:
Massimo Bordin
«per la parte che compete a Radicali Italiani, si cominci ad affrontare la miseria del dato organizzativo del partito transnazionale, tuttora privo di un segretario. Così com'è non può andare avanti».Roba inquietante, stalinista, da cestinare:
Massimo Bordin
«Il sogno di un partito radicale senza Pannella è il sogno di uno che ha mangiato pesante: non ha senso. Il partito radicale è lui. Punto. E invece trovi sempre qualcuno che vuole spiegare a Marco come andrebbero organizzati e guidati i radicali. E' un esercizio vacuo, sbagliato ancor prima di essere inutile»Nessuno vuole un partito radicale senza Pannella. Anzi, lo vogliamo segretario, è il migliore, ci piace così com'è e non vogliamo cambiarlo. Pannella. Però il partito non può cambiare, o non è legittimo che qualcuno lo pensi possibile e opportuno? A che serve un congresso se già dall'inizio ti fanno capire che esprimere, spiegare, far valere, i propri pareri sull'organizzazione o la linea politica è «vacuo», «sbagliato», «inutile». E' il solito stalinismo! Allora è come il festival di San Remo, dove tutti sanno come va a finire!
Massimo Bordin
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