Anche Pannella però, deve concedere che gli sia rinfacciato il suo scivolone giustizialista. Non c'è nulla di male, non credo che Pannella si sia davvero dipietrizzato, ma a volte in politica la tentazione di usare armi improprie e contundenti è davvero forte e poi non bastano giri di parole anche ragionevoli a mettere una toppa. E' vero infatti, come scrive Capezzone, che «un candidato a qualunque carica pubblica dovrebbe dare conto di veri o presunti scandali o processi in corso, e che dovrebbe essere premiato o punito dalla pubblica opinione a seconda della sua capacità e volontà di rispondere o no, e di farlo in modo convincente», ma è anche vero che la voracità demagogica e la gogna mediatica americane a volte passano il segno, come con Clinton e come (mi spingo oltre!) con Nixon. L'attacco di Pannella al sig. Catone inoltre, non risponde comunque a quei casi american way, come si evince andando a rileggersi la pretestuosa lettera a Barroso e il livoroso (a 360°) comunicato di oggi. A volte l'utilizzo di questi dossier che ti arrivano in mano all'ultimo momento è bene ponderarlo per benino e senza fretta. Tra l'altro, qualcuno potrebbe ironizzare sul tempismo di questa ansia per le vicende giudiziarie del sig. Catone, dopo 3 anni di Buttiglione ministro e parlamentare, o sulle numerose vicende giudiziarie personali sulle quali - giustamente - ai radicali non è mai interessato costruire una campagna.
Sia detto senza nulla togliere alla vigorosa, preziosa e condivisibile campagna anticlericale radicale.
«La bocciatura di Buttiglione è illiberale. Ma se i valori sono pluralistici e fra loro incommensurabili, come conciliare l'autonomia individuale del cattolico Buttiglione con quella di chi cattolico non è? Buttiglione è disposto a riconoscere una distinzione più forte di quella che ha operato fra etica e diritto? Cioè che fra la propria autonomia e quella del destinatario del suo agire politico è sempre più importante quest'ultima».
Piero Ostellino, giornalista
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