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Friday, October 08, 2004

Politica energetica in tempo di guerra

La tesi di questo editoriale di Thomas Friedman sul New York Times è semplice: la politica energetica di Mr. Bush è un sostegno al terrorismo:
«Our own "No Child Left Behind" program has not been fully financed because the tax revenue is not there. But thanks to the Bush-Cheney energy policy, "No Mullah Left Behind" has been fully financed and is now the gift that keeps on giving: terrorism».
Nella guerra al terrorismo è necessario un nuovo approccio per spingere il Medio Oriente sul sentiero delle riforme, ma Friedman non ne vede uno nell'amministrazione Bush e guarda caso i paesi arabi che - per necessità - si sforzano di attuare i primi programmi di riforma sono quelli con le minori risorse energetiche, mentre i paesi più chiusi, oppressivi, culla del fondamentalismo sono proprio quelli che si arricchiscono con i petrol-dollari e alle riforme non ci pensano affatto: Arabia Saudita, Iran, Siria. Conclude l'editorialista:
«We have the power right now to stimulate similar trends across the Arab world. It's the best way to fight a global war on terrorism. If only we had a president and vice president tough enough to fight this war».

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