Oggi sul Corriere della Sera prende finalmente la parola per difendersi dalle accuse di questi giorni quel Catone le cui vicende giudiziare sono state utilizzate strumentalmente da Pannella per attaccare Buttiglione. Leggiamo quel che appare come il più tipico degli esempi tangentopoliani, cominciando però, col ricordare le accuse formulate dal leader radicale:
«Il ministro Buttiglione ha tuttora come capo segreteria particolare il professor Giampiero Catone. Il quale è oggetto da parte della magistratura italiana di denunce, imputazioni e arresti per una serie di reati, quali associazione a delinquere, falso, bancarotta fraudolenta pluriaggravata».
Marco Pannella, lettera aperta al presidente Barroso
«Condanne no, finora non ho avuto il piacere di sedermi di fronte a un tribunale. Sono indagato. E sono stato arrestato: per 24 ore, il 9 maggio del 2001, a quattro giorni dal voto delle politiche. Un giorno in carcere e poi mi hanno rilasciato "perché non sussistevano i presupposti". Per quali reati? Truffe per contributi ad aziende... In ogni caso, seppure fossi stato coinvolto in un concorso per falso in bilancio, il reato si sarebbe prescritto otto anni fa. Sto aspettando che un tribunale mi dica: "Catò, sei un delinquente". Possibile che fino al '99 sono stato un angelo e improvvisamente, appena ho cominciato ad occuparmi del simbolo della Dc, i giudici si sono messi a farmi la radiografia?».Rispondendo a Capezzone, Giuliano Ferrara chiede retoricamente se la bocciatura di Buttiglione sia frutto di uno «screening politico dei suoi programmi di commissario o di un processo liberal-oscurantista al suo credo e alle sue idee?». Ecco, io credo che anche Ferrara «intorbida» quando parla di «processo liberal-oscurantista». Quando si esamina un candidato ai fini di esprimere un parere consapevole sulla sua nomina ad un incarico pubblico, non è un «processo» prendere in considerazione le convinzioni che - legittimamente - porterà con sé nel nuovo ufficio.
Giampiero Catone, Corriere della Sera
Sempre sul Corriere, è Paolo Mieli ad esporre il suo parere, che condivido per metà: meno scandalizzato per la bocciatura di Frà Rocco, "incuriosito" dallo scivolone giustizialista di Pannella.
«Io stesso che già da prima dell'estate avevo invitato a firmare il referendum contro la legge sulla procreazione assistita e che (pur essendomi fermato a considerare le intelligenti riflessioni di Ernesto Galli della Loggia pubblicate dal Corriere ) non ho cambiato la mia decisione di votare sì, sono rimasto molto turbato per quel che è accaduto all'ex ministro. Intendiamoci, le mie idee - in materia di gay come su molte questioni etiche - sono agli antipodi di quelle di Buttiglione. Ma proprio in coerenza con queste idee inorridisco per quel che gli è capitato. Ed ero sicuro che le persone come me, in particolare i promotori del referendum di cui ho testé detto, avrebbero colto l'occasione per dimostrare la quintessenza della natura dello spirito laico prendendo immediatamente le difese di quel parlamentare cattolico dall'evidente vessazione che ha dovuto subire.
E invece... Mi stupisco che in un'occasione del genere il leader radicale Marco Pannella abbia avvertito la necessità di chiamare in causa le vicende giudiziarie di un collaboratore di Buttiglione (tal Catone) dimostrando in questo modo di non essere sufficientemente convinto di ciò che aveva da dire sul merito della questione. Allo stesso modo trasecolo al cospetto delle dichiarazioni di molti avversari politici dell'illustre "bocciato" che dichiarano esser stati Mario Monti e Emma Bonino migliori commissari di quanto lo sarà Buttiglione. Che c'entra? E mi spiace, davvero, aver dovuto leggere in un'occasione del genere ironie fuori luogo nei confronti di un personaggio ostracizzato per aver detto liberamente quel che pensa badando bene a tenere tutto ciò distinto da quel che sarebbe andato a fare nel suo nuovo incarico. Possibile che nessuno o quasi abbia saputo riconoscere la fragilità di queste reazioni? Da laico (nell'accezione italiana di questo termine) mi rivolgo ai laici: davvero non riuscite a capire - eccezion fatta per tre o quattro di voi che hanno firmato una lettera al Foglio - il danno che, così comportandovi, arrecate alla battaglia referendaria? Spero che ci sia almeno uno di voi (di noi) che saprà tornare in modo critico sulle considerazioni fatte a caldo su questo caso. Me lo auguro. Ma so in partenza che è difficile che ce ne sia anche soltanto uno. Molto difficile».
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