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Sunday, October 10, 2004

Ad un'attenta lettura del rapporto Duelfer...

Nel 2001 Saddam stava vincendo la sua guerra di logoramento sulle sanzioni. Questa la lezione del rapporto Duelfer sulle armi di distruzione di massa irachene, da tenere bene a mente con Iran e Corea del Nord
Il fatto che Saddam Hussein non avesse nel 2001 armi di distruzione di massa è stato ampiamente riportato, ma è solo un piccolo fotogramma del rapporto Duelfer, che invece, per evitare di stravolgerlo, andrebbe considerato nella sua interezza, come un film. Nel momento in cui è stato deposto, Saddam stava vincendo. E' il rapporto Duelfer a spiegare come per il dittatore quelle armi rappresentassero il suo stesso scettro e come tutta la sua politica fosse finalizzata ad esse. E' il rapporto ad affermare che la strategia di Saddam mirava ad ottenere la fine delle sanzioni per poter riprendere a sviluppare i suoi programmi di armi di distruzione di massa. Questo sapersi muovere in una lunga prospettiva di Saddam, l'occidente lo ignorava, mentre il dittatore guardava dritto al suo obiettivo di grandeur. Aveva conservato le conoscenze base per la produzione delle armi di distruzione di massa; delegittimava le sanzioni con la propaganda del disastro umanitario di cui dovevano essere responsabili per dividere la comunità internazionale e ottenere la fine dell'embargo; aggirava e indeboliva il regime di sanzioni corrompendo funzionari dell'Onu, francesi, russi, cinesi, e stabiliva traffici illeciti di armi e materiali con Ucraina, Corea del Nord, Siria e altre nazioni in vista della ricostruzione del suo arsenale. Tutto questo - afferma il rapporto Duelfer - stava funzionando. Francia, Russia, Cina e altre nazioni spingevano da tempo per la fine delle sanzioni e Saddam - questo ce lo ricordiamo tutti e lo scrive esplicitamente Duelfer - era «palesemente vicino» alla fine delle sanzioni, questione di mesi. E si stava preparando: dal 1996 - è documentato - aveva aumentato i contatti con scienziati dell'est europeo, aveva moltiplicato i budget militari, portato da 40 a 3.200 il numero dei progetti di ricerca, cominciavano ad affluire nel Paese armi e prodotti proibiti. Tutto faceva intendere che sarebbe riuscito a riottenere le armi di distruzione di massa, mentre la comunità internazionale chiudeva gli occhi.

Bush e Blair si sono presi la responsabilità, guardando al mondo post-11 settembre, di anticipare tutto questo. Con la pressione militare hanno riportato gli ispettori in Iraq mentre la comunità internazionale si era già arresa da quando, nel '98, ne furono cacciati. La minaccia Iraq non era «imminente» come Bush e Blair dicevano, ma era l'unico modo - fallito - di convincere la comunità delle nazioni che era ora di muoversi e non tergiversare con una politica di containment che sotto gli occhi di tutti dimostrava il suo fallimento. In troppi all'Onu, pur sapendo, si sono voltati dall'altra parte. Leggi
Fonte: David Brooks (New York Times)

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