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Friday, October 08, 2004

Quel voticchio in Afghanistan è già qualcosa

Domani, per la prima volta nella sua storia, in Afghanistan si terranno elezioni sulla carta democratiche. Il presidente ad interim Hamid Karzai è il favorito. La guerriglia talebana controlla ancora ampie zone del Paese, i signori della guerra si spartiscono la parte restante controllandosi a vicenda con le armi in pugno. Le rivalità interetniche peseranno, e a molte donne, pur titolari del diritto di voto, verrà impedito di recarsi alle urne, i brogli elettorali annunciati ci saranno, e dalle urne non usciranno risolti i problemi immensi della ricostruzione. Però, osserva Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera, «è un inizio e bisognava pur cominciare».
«È paradossale il fatto che molti di coloro che in Occidente esorcizzano l'idea dello "scontro di civiltà" (trattando in genere da invasato chi ne denuncia la possibilità) siano spesso così poco interessati al consolidamento di istituzioni rappresentative nel mondo musulmano. Senza rendersi conto che solo se interviene una democratizzazione di quel mondo lo scontro di civiltà potrà essere evitato. Non c'è altra via, e la ragione è che il tanto invocato "Islam moderato" può affermarsi solo attraverso la democrazia. La democrazia, infatti, è il regime moderato per eccellenza. Nel senso che può consolidarsi solo se a guidarlo sono élite moderate. Gli estremisti, certo, possono talvolta vincere le elezioni ma se ciò accade la democrazia muore istantaneamente (non ci può essere un Hitler presidente della Repubblica di Weimar). La democrazia richiede leader moderati e, se si consolida, tende a perpetuare l'alternanza al potere di élite moderate. Se la democratizzazione del mondo musulmano non ci sarà, l'estremismo jihadista continuerà ad avere grandi chance di affermazione».
Anche Il Foglio racconta la vigilia elettorale.

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