Appena l'attenzione è calata, e i riflettori si sono spenti, ecco la repressione che finora il regime si era ben guardato dal mettere in atto. Voci insistenti di un imminente sgombro erano circolate tra i manifestanti anche durante le notti precedenti, senza mai concretizzarsi. Le squadre anti-sommossa di Lukashenko sono entrate in azione alle 3,30 di questa notte. Il presidio democratico in piazza d'Ottobre, nel centro di Minsk, è stato attaccato e letteralmente spazzato via da un centinaio di agenti.
Alle 3,00 circa dieci autobus e mezzi della polizia si sono posizionati intorno alla piazza. Un cordone di poliziotti ha recintato l'intera area e tutti i giornalisti sono stati spinti all'esterno del cordone. I dimostranti, che in centinaia (3-400) avevano deciso di trascorrere anche questa notte all'addiaccio nella mini tendopoli, sono stati tutti arrestati. Fatti salire sugli autobus e i cellulari della polizia, si dice che siano stati trasportati nel carcere di via Okrestina, dove già erano detenuti centinaia di manifestanti arrestati in piccoli gruppi nei giorni scorsi.
Sulla piazza sono rimaste una ventina di tende, distrutte. Ogni traccia di vita del presidio è stato cancellato dai poliziotti. Bulldozer e trattori hanno rimosso le tende e tutto il resto: sciarpe, guanti, zaini, bandiere nazionali, poster, generatori, coperte, attrezzi, piatti. Tutto ciò che è rimasto a terra è stato subito raccolto e portato via dagli spazzini.
Un reporter dell'AP ha riferito che circa duecento manifestanti non hanno opposto resistenza, mentre gli agenti hanno dovuto lottare con una cinquantina di irriducibili. Ma tutta l'operazione sarebbe durata non più di un quarto d'ora. «Con questo la rivoluzione è finita», ha dichiarato soddisfatto il colonnello Yuri Podobed.
I giovani arrestati, secondo quanto riporta Charter 97, sono stati insultati, minacciati e picchiati già all'interno dei mezzi della polizia e molti avevano il volto tumefatto. Si ha notizia anche dell'uso di qualche sostanza contro i manifestanti; alcuni lamentano che all'interno di uno dei camion bianchi sia stato usato anche del gas.
Tra gli arrestati anche il figlio di Milinkevich e due nipoti dell'altro candidato dell'opposizione, Kozulin, che ha commentato: «I nervi delle autorità hanno ceduto. I poliziotti sono venuti qui in piena notte, per avere meno testimoni possibile».
Giunto davanti alla prigione, Milinkevic ha rilanciato la sfida al regime: «Andiamo avanti con quello che avevamo previsto per il 25 marzo», ha detto, invitando alla grande e pacifica manifestazione a Minsk annunciata già nei giorni scorsi. «Questo potere non conosce che una lingua, quella della repressione. L'ha dimostrato ancora una volta. Mi aspettavo questo ogni notte».
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La prima azione di forza del regime per porre fine alla protesta dell'opposizione giunge, come una chiara intimidazione, alla vigilia della grande manifestazione annunciata da Milinkevich per sabato 25 marzo. Lukashenko cerca così di far tornare quella paura che era di colpo svanita nelle migliaia di persone che avevano partecipato alle manifestazioni di piazza delle notti scorse. Questo è il momento di far sentire forte e chiara ai bielorussi la voce dell'Europa e degli Stati Uniti.
Proprio oggi il Riformista pubblica una mia lettera sulla piazza di Minsk troppo lontana dagli sguardi delle nostre televisioni.
Caro direttore, a proposito di piazze. Ce n'è una, ai confini dell'Europa, a Minsk, che da alcune notti si riempie di migliaia di giovani dimostranti, nonostante il gelo, il buio, l'assenza di mezzi pubblici, i blocchi e le minacce del regime. Rock band e poesie, bandiere bielorusse, dell'Ue e del movimento giovanile Zubr. L'atmosfera festosa. In centinaia trascorrono la notte all'addiaccio, al presidio democratico. Quattro gatti, ma possono graffiare. Preferisco quella piazza alle nostre. Sabato prossimo, 25 marzo, una grande e pacifica manifestazione. Promettevano una protesta «lunga e potente». Lo è stata, ma le chance di successo rimangono molto esigue. La strategia del regime è di basso profilo, conta sull'esaurimento spontaneo della protesta. Una repressione lenta e discreta, con arresti, blocco degli accessi e dei rifornimenti, sequestro di tende e altri materiali utili. Eppure, per la prima volta in Bielorussia migliaia di persone «hanno trionfato sulla paura»; esiste un'opposizione, è visibile, consapevole di sé, capace di organizzarsi, ha i suoi leader, è non violenta e ha l'appoggio di Europa e Stati Uniti. Non sarà la volta buona, ma qualcosa di buono ha avuto inizio. Che sia l'inizio della fine per Lukashenko?
Interviste: Milinkevich; Dell'Arciprete e Kessler
Blog sulla Bielorussia: Publius Pundit; Rush Mush; Neeka's Backlog; Blogging Belarus; Andrei Khrpavistski; br23; The Being Had Times; Tobias Ljungvall
Altre foto su Yahoo News
4 comments:
L'ambasciata Bielorussa a Roma è a Montesacro
su www.belembassy.it indirizzi e contatti
Ottimo Jimmo!
Inoz
http://inoz.ilcannocchiale.it
Chapeau Jim!
Sì, Daniele, l'ho letto ieri notte. Non ho molto da dire. E' tutto vero.
L'ambizione della RNP è di costituire un soggetto d'"alternativa" a tutto quello. Ma c'è un non detto nelle tue (vostre) obiezioni. Continuare a sottintendere che da parte dei radicali vi sia stata una scelta sbagliata, cioè a sinistra anziché che a destra, vuol dire fare la politica coi se. Invece si fa con la realtà di cui si dispone.
Oggi il fronte d'alternativa liberale s'apre a sinistra, nel senso che a destra i giochi sembrano fatti. Sembrano, perché t'assicuro che l'Uomo Alto vede sempre tutto e proprio per questo continua ad augurarsi che i liberali del centrodestra riescano in qualcosa, magari ad aprire un fronte di lotta a loro volta
Non significa però illudersi che "questa" sinistra sia liberale, ma puntare a rafforzare un nuovo soggetto che può costituire un'alternativa. E a giudicare proprio da quelle reazioni direi che si sta lavorando benone.
ciao
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