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Sunday, April 15, 2007

Putin reprime. Da noi «subalternpolitik» bipartisan

Un manifestante caricato su una camionetta della poliziaNon un periodo fortunato quello di Emma Bonino come ministro da cui ci si aspettano atti concreti a sostegno della democrazia e dei diritti umani. La sua missione cinese coincise con l'uscita del presidente del Consiglio Prodi a favore della revoca dell'embargo europeo sulle armi alla Cina, su cui non ebbe nulla da obiettare. E qualche settimana più tardi il dissidente cinese Wei Jingsheng, militante storico del Partito Radicale, si presentava a Bruxelles per letteralmente scongiurare i compagni radicali di fare tutto il possibile perché l'embargo non venisse revocato.

Di pochi giorni fa la sua missione in Russia, praticamente coincisa con la repressione di manifestazioni anti-putiniane e l'arresto intimidatorio di Kasparov, l'ex campione di scacchi oggi leader di "Altra Russia", il maggior cartello delle opposizioni a Putin. Anche in questa occasione non ha trovato modo di esprimere, per esempio dal podio del Congresso dello Sdi da cui ha parlato ieri, alcun cenno di condanna.

Certo, ha incontrato delle organizzazioni per i diritti umani - senza pubblicizzarne le sigle, basilare gesto di legittimazione di fronte al potere - ma si è unita al silenzio di governo e opposizione, che Capezzone ha efficacemente ribattezzato «subalternpolitik».

In questi stessi giorni Berlusconi è andato a trovare l'amico Putin e non osiamo immaginare gli oscuri motivi che lo hanno indotto, oggi, a dichiarare che la Russia è «un paese che crede nella democrazia», che le strade non erano state concesse ai manifestanti «per questioni di traffico» e che la repressione della polizia sarebbe stata «gonfiata» dalla stampa.

Oltre quella dei radicali (Capezzone, Mellano, Manfredi, Mecacci), rimane la voce di André Glucksmann, preciso compilatore dei crimini putiniani, che denuncia il silenzio complice dell'Europa: «Ventun anni dopo, le cancellerie e gli stati maggiori dell'Occidente scoprivano stupefatti che Solzenicyn, Sakharov, Bukovski e i nove dell'agosto 1968 avevano sconfitto l'impero comunista... Oggi, davanti alla nuova dissidenza che manifesta a Mosca, le autorità morali e politiche non battono ciglio. Parigi, Roma, Londra e Berlino guardano da un’altra parte e fanno i loro calcoli: Putin, il suo petrolio, il suo gas, le sue armi di distruzione di massa e quelle che vende in giro per il mondo, pesano di più di qualche migliaio di manifestanti malmenati, dispersi e arrestati da forze di repressione dieci volte superiori».

«Quante teste dovranno cadere, quante vocazioni dovranno essere spezzate, prima di vedere una reazione da parte degli europei, gli amici dei diritti umani?» Ma attenzione! Glucksmann non ci sta ad essere rubricato sotto le etichette "idealismo, morale, valori": «Non contrapponete ingenuità e realismo, etica della convinzione ed etica della responsabilità. Da quando risulta "realistico" e "responsabile" lasciar rinascere, alle porte dell'Unione Europea, su un sesto delle terre emerse, una potenza autocratica che sfugge a qualsiasi controllo, tranne quello del padrone del Cremlino, dei suoi servizi speciali, del suo esercito e della sua polizia? Ci siamo forse dimenticati che la Russia dispone del secondo arsenale nucleare al mondo e di una fantastica leva di ricatto (gas, petrolio)?»

«Non avete imparato niente, Grandi d'Europa?», conclude Glucksmann, con quel "Grandi" che suona così beffardo e sarcastico...

1 comment:

Anonymous said...

Della serie, nani e ballerine a San Pietroburgo. Ma l'avete vista la foto abbracciati di Silvio, Putin e di quella leccatona di Jean Cluade Van Damme su Repubblica di oggi? E' meravigliosa. Un trio lescano di mascarati e incantatori di serpenti.

E mentre fuori impazzava la repressione loro assistevano a tè e pasticcini a un incontro di lotta gentilmente offerto dal virgulto zar post moderno... ma che meraviglia! Che perle per l'umanità!

www.faceonmars.splinder.com