Prima di emettere sentenze definitive sul provvedimento di indulto bisogna capire bene i dati su cui si può basare una valutazione obiettiva e pragmatica.
Secondo i dati diffusi dal Ministero della Giustizia, dopo 9 mesi il 12% degli scarcerati è tornato in cella. Nello stesso periodo sarebbe stato registrato un sensibile aumento di furti e rapine.
La semplice coincidenza del secondo dato statistico con l'indulto non stabilisce automaticamente una correlazione di tipo causale tra i due eventi. Molteplici variabili e fattori possono aver influito sul ciclico sali-scendi del numero dei reati.
Si può parlare di successo o di fallimento dell'indulto dinanzi al 12% degli scarcerati tornati in cella in nove mesi? Sono tanti o pochi? E' sensato esprimersi prendendo in considerazione questa cifra in assoluto?
Il modo più corretto per valutare l'impatto dell'indulto sulla sicurezza dei cittadini è definire un arco temporale e confrontare la percentuale di quanti sono tornati a delinquere dopo aver usufruito dell'indulto con la percentuale dei recidivi dopo aver scontato interamente la pena.
Direi che finché la percentuale di chi rientra in carcere dopo avere usufruito dell'indulto si mantiene considerevolmente al di sotto della percentuale di chi torna a commettere reati dopo aver scontato la pena interamente si può affermare che a livello di sistema non c'è stato danno per la sicurezza dei cittadini. Ciò non vuol dire, naturalmente, che l'indulto possa divenire una misura abituale, perché rimane in ogni caso una ferita inferta alla certezza della pena.
In secondo luogo, c'è comunque da tenere presente che l'indulto ha interrotto una situazione di illegalità di cui lo Stato si rendeva responsabile nei confronti dei detenuti, sui quali l'affollamento delle carceri pesa come un surplus di pena ingiustamente comminato.
1 comment:
beh...in visita alle carceri...nonno giorgio ha fatto il panegirico dell'indulto.
senilità.
ma non è svevo...
ciao.
io ero tzunami...
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