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Monday, May 26, 2008

Non cedere alle prime barricate

Di fronte alle prime barricate, i primi segni di cedimento. Del governo, con Maroni pronto ad assicurare che no, l'esercito non verrà utilizzato; con le trattative opache di Bertolaso, che riceve delegazioni di dubbia, se non malfamata composizione, quando dietro le proteste ci sono piccole e grandi illegalità che non possono essere più tollerate. Certe frange e certe contiguità, non importa quanto inserite in contesti di facciata istituzionali, andrebbero isolate, non legittimate, perché prima o poi se ne paga il prezzo.

Ma di fronte ai primi, inevitabili e previsti scontri, viene messa alla prova anche la tenuta dell'opposizione, del Pd, la sincerità del suo appoggio a parole alle misure e alla determinazione del nuovo governo sulla questione rifiuti. E invece Veltroni interviene a sproposito, cercando come solo lui sa fare di conciliare l'inconciliabile. Tanto solo di parole si tratta: «Le leggi vanno rispettate ma bisogna evitare l'uso della forza». La legalità ma anche la pace non sempre è possibile.

No all'utilizzo dell'esercito «per funzioni di ordine pubblico», dichiara Maroni, dicendosi certo che «Polizia e forze dell'ordine sono in grado di garantire l'ordine pubblico». Ne sono certo anch'io, ma mi sono chiesto: se centinaia, forse migliaia tra poliziottti e carabinieri verranno impiegati per far lavorare le discariche e respingere le folle, chi sarà in strada a combattere la camorra? I sabotatori delle discariche dovrebbero vedersela con un corpo di polizia militare, mentre polizia e carabinieri affrontano il loro corpo-a-corpo quotidiano con la camorra. Comuni ed enti che non collaborano dovrebbero essere immediatamente sciolti a tempo indefinito.

Rimangono, poi, alcuni interrogativi ai quali in questi mesi non ho sentito risposte. Ma come mai, nell'emergenza rifiuti, nessuna autorità pubblica, né locale né centrale, da quanto mi risulta ha mai ordinato alla cittadinanza partenopea, a reti tv e radio unificate, di tenersi per il momento in casa carta, plastica e vetro, per diminuire almeno la dimensione, se non la puzza, dei rifiuti destinati alla strada ed avviare un principio di raccolta differenziata?

Il secondo interrogativo l'ha lanciato Giuliano Ferrara oggi su Il Foglio:
«... ma c'è a buon bisogno un napoletano di grido, uno straccio di scrittore, di professionista, dì magistrato, di accademico, un capopopolo, un filosofo, un armatore, un poliziotto, un magistrato, un calciatore, un bandito, un giornale, un ex prefetto, una lega di donne, un sindacato, una comunità religiosa, un prete, un cristiano come tanti che sappia prendere in mano, non la città, certo, che è fuori controllo da secoli, ma almeno il discorso sulla città? C'è qualcuno che sia in grado di dare un qualunque significato a quello che succede? Questo è l'impudico disastro di Napoli, inquietante e osceno, non il fatto che non si risolvano i problemi, bensì il fatto che la città ha perso la voce, non fa più nemmeno rumore, trasmette l'onda piatta e decerebrata della morte urbana, della fine della fantasia, pure quella in discarica come tutto... Cercasi napoletano o gruppo napoletano in grado di spiegare come mai quella è l'unica area urbana al mondo in cui non si riesce a smaltire la spazzatura. Accettasi ogni tipo di spiegazione, anche irridente, surreale, provocatoria, purché si interrompa un lungo e sinistro silenzio. Non tollerasi che tutto finisca con grevi scazzottate con la polizia di don Silvio Berlusconi intorno a dei buchi dove ricoverare le deiezioni della città. Napoli si faccia viva, sennò è molto morta».

1 comment:

Anonymous said...

A Napoli non si campa più.
Un cafone in carrozzella, ma comunque cafone, ha annunciato in tv una "intifada monnezzara".
Non so come non gli sia venuto da ridere mentre la sparava così grossa. Sarà stato il caldo abbraccio della monnezza al Sole.
Bah!

A Roma il primo caldo ha invece surriscaldato alcune teste calde all'Università. Invece di studiare stidiare e studiare si sono azzuffati tra frustrati extraparlamentari, ultimi stolti inguardabili rottami di un secolo di illusioni mortali di cui non se ne può davvero più.