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Wednesday, March 03, 2010

Aspettate a cantare vittoria

Sono in attesa di altre illustri esclusioni dalla competizione elettorale, ma sembra che tardino ad arrivare. Come mai? Come mai, se l'illegalità è così sistematica e generalizzata come denunciano i radicali, per ora sono stati esclusi solo i "listini" di Formigoni in Lombardia e Polverini nel Lazio? Dove sono gli altri "casi Formigoni"? Che fine hanno fatto i «controlli in tutta Italia»? In Emilia e in Toscana... in Campania e in Basilicata, tutto regolare?

Radicali e centrosinistra dovrebbero aspettare prima di cantare vittoria. Innanzitutto, i problemi di Roma e Milano sono molto diversi tra di loro. Come ho già scritto, a Roma sono stati determinanti il dilettantismo e la stupidità dei dirigenti locali del Pdl, mentre i radicali e la farraginosità della legge hanno giocato solo il ruolo delle comparse nella vicenda. E' ovvio infatti che per quanto le regole per la presentazione e l'ammissione delle liste di candidati possano essere semplici e chiare, le migliori possibili, un termine di scadenza ci sarà sempre, e se uno è tanto idiota da non rispettarlo, non ci sono complotti politici o assurdità burocratiche che lo giustifichino. Per questa ragione la situazione della lista del Pdl nella provincia di Roma è più complessa, direi quasi irrecuperabile. Ha a che fare invece con la legge, e con quanto i radicali hanno sempre, da anni, denunciato (la sua inapplicabilità e, dunque, l'illegalità della raccolta delle firme), la situazione in Lombardia. Ma lì le irregolarità appaiono "tecniche" e quindi - ma lo sapremo con certezza solo nelle prossime ore - più superabili.

In particolare i radicali, se si aspettano di uscire da questa vicenda come i vincitori, quelli che avevano ragione loro e lo avevano sempre detto, rischiano di rimanere delusi. Posto che quanto accaduto a Roma non ha nulla a che fare con la loro storica battaglia di legalità sulla raccolta delle firme, come mai a seguito delle loro denunce è stato "pizzicato" solo Formigoni in Lombardia? Delle tre l'una: o perché non è vero, come dicono, che hanno presentato denunce nelle altre regioni; o perché Formigoni è stato l'unico caso in cui ci sono state irregolarità, mentre altrove tutti sono riusciti a presentare regolarmente le proprie liste; o perché la Corte d'Appello di Milano ha avuto uno strano occhio di riguardo nei confronti del governatore lombardo, che altre Corti d'Appello, per esempio in Toscana o in Emilia Romagna, non hanno avuto.

In tutte e tre le ipotesi emerge che non siamo affatto in presenza di una illegalità tanto generalizzata e sistematica da gridare a elezioni non democratiche e alla mancanza di stato di diritto, come da anni denunciano i radicali. Al massimo un caso, seppure clamoroso perché riguarda uno schieramento che mobilita in Lombardia circa il 60% del consenso, ma pur sempre un solo caso. Se fosse vera la terza ipotesi, inoltre, la loro battaglia di legalità si trasformerebbe nello strumento dell'arbitrarietà dei tribunali, nel migliore dei casi, se non della solita persecuzione giudiziaria ad opera dei magistrati milanesi.

Se poi dovessero essere accolti i ricorsi del centrodestra in Lombardia, i radicali dovrebbero ammettere di avere da sempre sbagliato con la loro interpretazione letterale della legge, di aver rinunciato per formalità giudicate irrilevanti a presentare le loro liste in svariate tornate elettorali e di aver speso inutilmente i loro soldi in tutti questi anni. Non solo. Se adesso il Pdl è indubbiamente in difficoltà e tramortito, nel caso in cui i "listini" di Formigoni e Polverini vengano riammessi, potrà efficacemente gridare al "sabotaggio", accusando gli avversari politici di aver giocato "sporco", di aver tentato di "vincere facile", di escluderlo dalla competizione sulla base di presunte irregolarità che si sarebbero poi dimostrate meri cavilli procedurali.

Il danno d'immagine recato al Pdl dai suoi stessi delegati per la mancata presentazione della lista nella provincia di Roma rimane, ma a quel punto, dimostrata la pretestuosità della denuncia contro il "listino" di Formigoni, i pronunciamenti di riammissione diventerebbero un 'boomerang' per i radicali e il centrosinistra, che certo non uscirebbero da questa vicenda come campioni di democrazia e legalità agli occhi dei cittadini.

6 comments:

Anonymous said...

Ho aspettato.


Vittoria!


Vedi Jimmomo, né nel Lazio né in Lombardia si è trattato di dilettantismo ma di guerre intestine per i posti in lista sfociate in casotti (Roma) o falsi (Milano).

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PS Più diretto Capezzone, impara da lui che significa "faccia da culo". Tu ti fai ancora troppi scrupoli.

JimMomo said...

Troppo impaziente, come ai radicali, anche a te consiglio di aspettare il Tar prima esultare.

Anonymous said...

Non avete capito, Capezzone e Jim Momo sono i radicali buoni, la Bonino e Pannella i radicali cattivi, una volta assorbito lo shock bisogna mettersi al lavoro per far ricadere sui cattivi la colpa di tutto, alla fine questo blog è anche di facile lettura.

Anonymous said...

Beh, l'ipotesi di Formigoni unico irregolare non esiste, visto che anche la lista Penati aveva le sue firme non valide (seppur non abbastanza da rischiare l'esclusione). In quel caso, secondo il ragionamento del post, avrebbero ragione i radicali, eccom!

Anonymous said...

Premessa: non voterò mai Polverini, se sarà Bonino o astensione si vedrà. Detto questo, JM dovrà pure imparare da Capezzone che vuol dire faccia da culo. Ma è pur vero che qualcun altro ha imparato da Cappato che vuol dire piagnone. o rosicone. o ancora, quello che sta perdendo 4-0 e chiama l'arbitro per denunciare che il difensore avversario, non visto, gli ha dato una gomitata. questo è quanto resta, al di là di tutte le legittime questioni burocratiche.

gino said...

leggo dal Corriere della Sera:
http://tinyurl.com/yb5rgp8

[...] «IMPROPONIBILE IL RICORSO DEI RADICALI» - Il presidente della Lombardia ha ricordato che l'ufficio centrale regionale ha accolto le liste e il listino del centrodestra e «quindi, compiendo un'irregolarità, ha accolto il ricorso dei radicali che era improponibile ai sensi della legge». Formigoni ha quindi spiegato che l'ufficio centrale ha dato agli esponenti della lista Bonino-Pannella «la disponibilità delle nostre liste lasciandole nelle loro mani per 12 ore. Dal punto di vista teorico avrebbero potuto compiere qualsiasi attività manipolatoria compresa la sottrazione dei documenti». Formigoni ha quindi sottolineato che solo dopo il controllo fatto dai radicali l'ufficio centrale ha riscontrato le irregolarità nelle liste.» [...]

Non penso siano necessari commenti. Almeno per chi conosca un po' le procedure per la presentazione delle liste elettorali.
Se Formigoni ha presentato denuncia immagino che avrà degli elementi solidi per provare quanto afferma. Ma temo che ancora una volta troverà applicazione il noto detto popolare "cane non mangia cane"...