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Friday, August 18, 2006

D'Alema si rende conto di fare il gioco di Teheran?

Dopo l'intervista a L'Espresso, di cui ha ampiamente parlato oggi Il Foglio, le parole di D'Alema, questa mattina, alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato non lasciano dubbi: sbaglia analisi, come avevamo scritto riportando un articolo di Carlo Panella di qualche giorno fa.
«La crisi tra Libano e Israele deve essere considerata in un quadro più generale, in cui rimane cruciale il tema israelo-palestinese, che rimane senza dubbio il cuore della crisi mediorientale, cui occorre dare una risposta per disinnescare le ragioni del conflitto che potrebbe allargarsi ed estendersi».
Se la questione palestinese fosse davvero stata al centro di tutto, e non fosse, invece, da sempre strumento nelle mani delle politiche di potenza e aggressive delle tirannie del Medio Oriente, sarebbe stata da tempo risolta pacificamente. Il «cuore della crisi mediorientale», della violenza e del sottosviluppo di quel mondo, è la tirannia, un'ideologia totalitaria che si fonda su una versione oscurantista della religione islamica.
«Può apparire non semplice considerare che del governo libanese che noi vogliamo aiutare, che è sostenuto dall'Occidente e visto con simpatia dagli Usa, faccia parte Hezbollah, difficilmente liquidabile come un gruppo terroristico essendo un movimento ed essenzialmente un partito politico rappresentato in Parlamento e che chi va in Libano si trova ad incontrare».
Questo passaggio di D'Alema rivela l'idea che il ministro degli Esteri ha di Hezbollah e, quindi, della missione internazionale in Libano, di cui l'Italia farà parte. Come ha benissimo spiegato oggi Emanuele Ottolenghi, su Il Riformista, «senza disarmare Hezbollah e impedire il suo riarmo la missione non solo fallirebbe gli obiettivi imposti dalle risoluzioni Onu 1559, 1680 e 1701, ma finirebbe col fare delle nostre forze uno scudo difensivo per un'organizzazione terroristica che fa capo a Teheran».

Si rendono conto di questo, il ministro D'Alema e il Governo Prodi? «In questa situazione – ha detto un generale al ministro della Difesa Parisi – ha poco senso anche ottenere, ammesso che Kofi Annan lo sappia fare, regole d'ingaggio precise; se dobbiamo aiutare un esercito che però non esiste, rischiamo di mandare in Libano 3.500 ostaggi».

Dopo la passeggiata a Beirut a braccetto di uno dei parlamentari di Hezbollah, D'Alema ha chiarito che «il contingente italiano non disarmerà Hezbollah». Chiede Ottolenghi: «E' di questo che ha discusso con i parlamentari di Hezbollah durante quel tenero abbraccio? E' questo il prezzo che l'Italia paga ai terroristi per l'incolumità delle nostre truppe? O ci sono altre cambiali di cui scopriremo in seguito?»

In poche parole, la posizione dell'Italia (la forza internazionale, e quindi il contingente italiano, «non disarmerà Hezbollah») si spiega semplicemente con un codardo, quanto goffo, tentativo di star simpatici a Hezbollah per tutelare le nostre truppe da possibili attentati, o c'è qualcosa di più? Ci è difficile credere che il qualcosa di più sia inconsapevole. Per questo ci inquieta il sospetto che con la sua politica estera D'Alema finisca per far sostenere all'Italia le ambizioni iraniane e siriane di controllo del Libano.

Se infatti il significato che a Roma si dà della missione Onu è «l'integrazione di Hezbollah nella forza armata libanese», allora si dev'essere consapevoli che si sta consegnando il Libano nelle mani di Ahmadinejad.

Da parte sua, in questa situazione, il centrodestra dovrebbe essere così bravo da non cedere all'isolazionismo, mettendo in discussione il "sì" alla missione, ma senza fare sconti sul suo mandato, la catena di comando, le regole d'ingaggio, e soprattutto sulla politica estera italiana, che volutamente o no rischia di diventare un asso nella manica degli ayatollah a Teheran.

Non toccherà all'Onu disarmare Hezbollah, ma al Governo libanese. E' la posizione, di suo già molto discutibile e poco comprensibile, espressa anche a Washington, che "copre" la posizione di Prodi sulla missione italiana. Però attenzione: compito della forza internazionale non sarà quello di andare materialmente a togliere le armi dalle mani di Hezbollah, ma - non giochiamo con le parole - di far rispettare la risoluzione 1701 dell'Onu e quelle cui si richiama, tra cui la 1559, quindi di garantire concretamente il disarmo di Hezbollah. Se l'obiettivo della forza internazionale è l'attuazione delle risoluzioni, il disarmo di Hezbollah dev'essere in qualche modo conseguito.

6 comments:

Anonymous said...

Buone vacanze! Ti segnalo che dell'abbraccio fatale e della contropartita probabile avevo già parlato, con due giorni di anticipo su Ottolenghi che mi ha assicurato leggermi quotidianamente, sul mio nuovo blog. ;)

http://tentarnonnuoce.ilcannocchiale.it

Anonymous said...

Ma non vi sembra che il Riformista con Franchi sia cambiato clamorosamente in peggio ? Sembra un diventato un giornale di partito..

Ciao Paolo

Anonymous said...

Caro Federico,
il problema vero non è D'Alema. D'Alema è soltanto coerente con se stesso e con tutta la sua storia. Così come lo è Visco (il monitor dei comportamenti fiscali dei sudditi), così come lo è tutta la sinistra estremista e comunista.
E pure Casini è coerente con se stesso nel suo portar acqua al proprio mulino per i suoi fini.
Il vero problema siamo noi Radicali che abbiamo rinunciato alla lotta dura e coerente al di là della solita mitragliata di dichiarazioni e prese di distanze che in bocca a noi fanno letteralmente cadere le braccia.
Ci siamo imbarcati su di un barcone di personaggi coi quali nulla o quasi abbiamo a che spartire e stiamo lì con loro a lamentarci della deriva illiberale per un verso ed antioccidentale per altro che vanno prendendo le cose.
Pensavamo di contribuire alla nascita di una nuova sinistra occidentale ed atlantica, blairiana e liberale.
Ci ritroviamo con la timidezza delle norme Bersani e la preponderanza della mentalità statolatrica ed illiberale di Visco, gli atteggiamenti di D'Alema ed il plauso degli Agnoletto e Diliberto,...
Vedi, siamo noi che stiamo facendo il gioco di D'Alema e Visco, di Russo Spena e Pecoraro Scanio,...

E che un certo schifo sia bipartisan lo dimostra la decadenza dell'intero sistema, con la conseguenza che si è messi nella condizione di dover scegliere tra lor signori da un lato e Giovanardi, Alemanno e Calderoli dall'altro.
Poi uno dice: aridatece il pentapartito!!!
Ma possibile che dopo che li avevamo mandati a casa nel 2001 dobbiamo ritrovarci la stessa gente negli stessi ministeri?
Bah!
Mi piaceva la politica quando noi stavamo fuori dal coro e davvero eravamo diversi e liberi... nonostante tutti i rischi che questo comportava. Ma oggi, che stiamo come chiunque altro aggrappati al finanziamento pubblico che serve solo a garantire la sopravvivenza di un filone storicamente esaurito e dimostrato dal crollo netto delle iscrizioni... che gusto c'è a dirsi radicale?
Oggi vedo solo molto cialtronismo e troppi equilibrismi verbali ed omissioni per dirmi, pensarmi ancora radicale e per di più radicale della Rosa nel pugno.

Auguri!

Anonymous said...

a me sembra che i radicali si stiano comportando molto bene, ce ne fossero...

Anonymous said...

Dopo aver letto sul Riformista l'intervista alla Turco intitolata "Aiuti alle famiglie con disabili (e per lo Stato è gratis)" dove si cerca di trasformare, senza battere colpo, un aumento delle tasse con un risparmio per lo Stato (te credo..), sono sempre più convinto che il Riformista sia diventato illeggibile.

Ciao Paolo

JimMomo said...

Paolo, sul Riformista ho avuto la tua identica impressione.

ciao