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Thursday, May 24, 2007

Politica spazzatura

Montagne di immondizia in CampaniaNon tanto che Visco abbia fatto quel che più d'un generale della Guardia di Finanzia lo accusa di aver fatto - cioè di aver imposto con la minaccia la rimozione dei comandanti della GdF in Lombardia che avevano osato indagare sulla scalata a Bnl di una società, Unipol, legata al suo partito - ma che una volta beccato sia ancora lì, tranquillo al suo posto, con governo e coalizione al completo a fargli da scudo; l'emergenza rifiuti, il degrado e la criminalità a Napoli, che non hanno impedito a Rosa Russo Iervolino e ad Antonio Bassolino - che da sindaco prima, da governatore poi, ha avuto nelle mani un potere pressoché assoluto per vent'anni - di entrare a far parte del Comitato dei 45 per il Partito democratico; e gli allarmanti dati Istat sull'aumento della povertà in Italia. Sono tutti segni dell'inarrestabile decadimento del nostro ceto politico.

Puzza di politica l'immondizia partenopea, come ha ben detto Gian Antonio Stella, come puzza di partitocrazia l'arroganza del viceministro Visco, che abusa della carica pubblica che ricopre per punire chi nello svolgimento del suo dovere si trova a "intralciare" i disegni finanziari del suo partito.

«Visco mi ha impartito l'ordine di avvicendare gli ufficiali (...) senza indicarne le motivazioni (...). Visco mi disse che se non avessi ottemperato a queste direttive erano chiare le conseguenze cui sarei andato incontro. Alla mia obiezione che sarebbe stato opportuno informare l'autorità giudiziaria di Milano, Visco mi ha risposto categoricamente che non avrebbe costituito alcun problema il non avvertirla o farlo successivamente... Poi incontrai il procuratore Minale che mi disse di essere quanto mai sorpreso e allarmato... e mi annunciò l'invio di una sua missiva per chiedere delucidazioni. Il 17 luglio il viceministro mi disse di non aver rispettato alcuna regola deontologica per non aver dato esecuzione istantanea a quanto mi era stato da lui ordinato».

Parole del Generale Roberto Speciale, che risultano da un atto giudiziario. Non è possibile prendersela con un quotidiano di opposizione che ha fatto il suo mestiere. Dunque, o Visco è in grado di smentire le dichiarazioni del generale, o dovrebbe dimettersi. In ogni caso, il Giornale ha portato alla luce comportamenti scorretti da parte di almeno uno tra due alti rappresentanti delle istituzioni.

Il fatto che non siano emersi elementi di reato a carico di Visco - e d'altra parte, come ha ricordato il Procuratore Blandini, l'indagine preliminare serviva a stabilire se avviare un procedimento disciplinare, che poi non fu mai avviato, nei confronti dei finanzieri rimossi, e non del viceministro - non significa che il suo comportamento dal punto di vista politico e istituzionale non sia tale da chiederne le dimissioni. Le dichiarazioni rese dal Generale Speciale non vengono smentite dal procuratore, il quale si limita a chiarire che non contengono elementi penalmente rilevanti. Politicamente sì, invece.

Mentre Rutelli riflette sul fatto che la liquidazione di un banchiere valga come gli stipendi del Senato - se non che la prima la pagano gli azionisti, cioè dei privati, e non i contribuenti - le conclusioni che i più traggono dalle inchieste sugli sprechi e i privilegi della «casta» politica appaiono pericolosamente ovvie e riduttive: «Dove ci sono privilegi assurdi, vanno rimossi. Dove c'è corruzione, va spazzata via». Semplice, no?

Fanno orecchie da mercanti i politicanti, se Mario Monti oggi è dovuto reintervenire per chiarire ciò che a una lettura attenta o non interessata del suo articolo del 22 maggio, appariva già chiaro: proponeva «l'esatto contrario» del governi dei "tecnici", spiegando come ciò che il nostro ceto politico pretende di definire "politica" non lo sia affatto, ma sia solo tecnicismo politicante.

Non solo quella politica, ne esistono tante di «caste» nella società italiana. Per liberarcene occorrono soluzioni strutturali, «il disarmo reciproco dei privilegi corporativi e delle chiusure verso gli esclusi», e altri principi su cui fondare la nostra organizzazione politica, economica e sociale, come il merito e la concorrenza.

Insomma, lo sforzo è quello di evitare che tutte le periodiche denunce della «casta» politica, e delle molte altre «caste» che per mantenere i propri privilegi impongono ai cittadini costi iniqui, si riducano a un'effimera campagna di moralizzazione e di trovare soluzioni "di sistema". Come quelle indicate da Monti, e quel «nuovo contratto sociale tra le generazioni» di cui parla Giuliano Amato, che però, essendo al governo, è chiamato a darsi una mossa in Consiglio dei ministri, piuttosto che a pubblicare saggi su riviste prestigiose.

Né è valido il giochetto smascherato da Piero Ignazi, sul Sole 24 Ore, per cui i nostri politici si difendono confondendo la sfiducia dell'opinione pubblica nel sistema dei partiti con pericolosi atteggiamenti anti-politici o, addirittura, di rigetto della democrazia. E' la partitocrazia anti-politica e anti-democratica, e per ciò va abbattuta.

2 comments:

Anonymous said...

<< in Italia il contribuente non ha mai sentito la sua dignità di partecipe della vita statale: il contribuente paga bestemmiando lo stato; non ha coscienza di esercitare, pagando, una vera e propria funzione sovrana, l'imposta gli è "imposta". il parlamento italiano esercita il controllo finanziario come esercita ogni altra funzione politica. è demagogico, parlamentaristico sin dal suo nascere perché è nato dalla retorica, dalla inesperienza, dal mimetismo. in Italia il problema della burocrazia non è più solubile dal momento che per fare gli italiani abbiamo dovuto farli impiegati, e abbiamo abolito il brigantaggio soltanto trasportandolo a roma >>.

piero gobetti, 1924.



ciao.


io ero tzunami...

Anonymous said...

Agghiacciante non è cambiato nulla in più di 80 anni...purtroppo è nel nostro DNA di subire passivamnete tutto mugugnando e poi tutto come prima. Caspista nel resto del mondo se un politico fa cazzate non lo eleggono più da noi al massimo viene "promosso" e viene trasloccato al Parlamento, possibile che i Napoletani hanno continuato ad eleggere Bassolino prima come sindaco e poi come governato nonostante le boiate che ha fatto?