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Friday, August 31, 2007

Veltroni, dov'è lo "choc"?

Qualche giorno fa, sul Corriere della Sera, Veltroni ci ha tenuto a passare per uno «tosto», mica il buonista attento a non fare mai la scelta che divide, che scontenta... Un'intervista che era tutta un decidere: «Non ho timore di decidere»; «si ascolta... ma, alla fine, si decide», e così via. E annunciava che da lì a pochi giorni avrebbe reso noto il suo programma economico, non le 280 pagine di tutto e il contrario di tutto, ma «10 punti, chiari, netti, identificabili». Parlava di «nuovo patto fiscale», di «choc di innovazione».

Ebbene, passati due giorni, su la Repubblica, esce un fiacco decalogo di proposte ragionevoli che però non possono certo essere definite uno choc.

Non tagliare la spesa pubblica, la parola magica è «riqualificarla». Abbiamo una spesa pubblica enorme, fuori controllo, superiore alla metà del Pil, ben oltre la media europea, e Veltroni si limita a dire che «ogni euro di nuova spesa corrente dovrà essere ricavato da un risparmio». Cioè, una ovvietà assoluta, una regola base, anche se in Italia poco rispettata, del buon amministratore. E infatti dal decalogo abbiamo la conferma che al prossimo leader del Partito democratico la spesa pubblica va bene così com'è. Qui la parola d'ordine è «stabilizzare»: «La spesa corrente primaria potrà essere stabilizzata, in rapporto al Pil, poco al di sotto delle dimensioni attuali».

E il nuovo patto fiscale? Anche qui la parola chiave non è tagliare, né abbattere, termini coerenti con l'idea di choc, ma ancora una volta «stabilizzare». Si legge: «ridurre la pressione fiscale, stabilizzandola nel tempo almeno due punti di Pil sotto il livello del 2006». Innanzitutto, nel tempo è una formula che lascia vago l'impegno. Da notare poi che non si parla di aliquote sul reddito, ma della pressione fiscale in rapporto al Pil. Il Governo Prodi l'ha aumentata ulteriormente, fino al 42,8% del Pil. Bene che va Veltroni ci propone di assestarla al 40-40,8%. Questo sarebbe uno choc? Non so per voi, ma per me no. Nessuno avvertirebbe il cambiamento nelle proprie tasche.

Un approccio in fondo non molto diverso dalla «tregua fiscale» di cui ha parlato Padoa-Schioppa, tra l'altro così ammettendo implicitamente che il Governo Prodi da quando è entrato in carica ha dichiarato e combattuto una guerra fiscale. I contribuenti non dovrebbero accettare l'offerta di tregua, ma passare al contrattacco.

Per quanto riguarda il resto dei 10 punti si tratta di impegni ragionevoli, quasi impossibili da non condividere, ma generici, senza alcuna indicazione su come mantenerli: misurazione dei risultati, premio al merito, penalizzazione del disimpegno nella pubblica amministrazione; semplificazione burocratica e certezza delle regole fiscali; riunificare detrazioni e assegni familiari in un unico istituto, «una vera e propria "dote fiscale" per i figli e per la famiglia»; «deducibilità anticipata» delle spese in ricerca e sviluppo; «aumenti di produttività» per i lavoratori dipendenti (Ichino ha già spiegato che non sarebbero sufficienti a risolvere la questione salariale); «federalismo moderno e solidale».

2 comments:

Anonymous said...

Ascoltando l'altra sera Morando, che sarebbe incaricato di stilare le proposte fiscali per Veltroni, mi è parso di capire che voglia introdurre una patrimoniale abbinata ai coefficienti familiari sul modello francese.
Temo che lo choc sia la patrimoniale dai 500000 euro in su. Cioè a partire da praticamente tutte le famiglie che posseggono una casa.

Cmq, al di là dei singoli punti, Veltroni edulcora di buoni propositi il solito vecchio modello socialdemocratico con lo Stato intrusivo e pervasivo.
Sicuramente non avrà difficoltà a coalizzarsi con l'UDC di Casini ed i cespugli del clientelarismo assistito meridionale.

Veltroni è solo un vecchio arnese riverniciato. Non va oltre, e non vedo perchè dovrebbe e come potrebbe, il vecchio statalismo della sinistra socialdemocratica continentale.
E poi, a lui piace DeMita... e questo, da sè, spiega molto più di altre acute analisi.

La rupture all'italiana è tutta qua.

polis said...

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Francesco da Polis