Quella di Malvino è una replica che conferma le mie sensazioni sul suo «atto d'accusa». «Se vuoi esportare la democrazia, devi svuotarla di tutto ciò che ci hanno messo dentro le "possibili democrazie", cioè le "oligarchie bene organizzate" occidentali: innanzitutto, ciò che più è ostile alla piena autodeterminazione dell'individuo, cioè il principio trascendente...»
Quindi, se la democrazia non è completamente svuotata di tutto ciò, non è esportabile e, dunque, si conduce nel modo peggiore possibile la lotta al terrorismo. A me pare che gli Stati Uniti siano criticabili per aver commesso dei gravi errori dopo aver deposto i tiranni che governavano in Iraq e Afghanistan. In genere, però, vengono criticati non per aver esportato i «valori giudaico-cristiani», ma per aver esportato solo elezioni (uno dei metodi della democrazia, necessario ma non sufficiente) senza aver determinato in quei posti tutto il corollario di condizioni che la rendono possibile. Una di quelle condizioni è, appunto, una società minimamente secolarizzata, i cui esempi più compiuti si trovano in paesi di tradizioni giudaico-cristiane. Probabilmente nonostante quelle tradizioni, ma è così.
Insomma, a me sembra che si siano limitati a rimuovere gli ostacoli che impedivano ad afghani e iracheni di autodeterminarsi. Dopo di che spetta a loro. Sono "liberi" persino di ricadere sotto una dittatura, oppure di vivere in una «democrazia possibile», imperfetta, dove la sharia avrà chissà per quanto tempo ancora un peso straordinario. Ma che nell'arco di un quinquennio avesse luogo un processo di secolarizzazione, questo davvero non lo si poteva pretendere dagli "esportatori".
Però Malvino intende anche dire che per esportare la democrazia innanzitutto le nostre democrazie dovrebbero essere svuotate di tutto ciò che... eccetera. «La democrazia è metodo, non fonda sistema morale». Siamo d'accordo, ma [teoria] proprio in quanto tale, perché di per sé «non fonda un sistema morale», bisogna arrendersi di fronte al fatto che poi i cittadini che si sono dotati del metodo della democrazia lo utilizzino fino anche a rischiare di sputtanarlo, che conducano il loro pullman dove vogliono, fino anche a schiantarsi. Quando religione e morale, per via legislativa, comprimono oltre un certo limite le libertà individuali, la democrazia cessa di essere tale. Bisogna solo capire quando questo limite viene superato.
Francamente, che gli americani abbiano superato quel limite, sputtanato la loro democrazia, a me non pare. Devo ammettere che l'Italia ci è molto vicina, ma bisogna pur riconoscere che un caso singolo, e delle dimensioni dell'Italia, non potrebbe comunque compromettere l'esportazione della democrazia.
D'altra parte, [pratica] bisogna accettare che la religione e la morale facciano parte della vita degli uomini e che ne influenzino i comportamenti, la loro vita pubblica e il loro modo di vivere in democrazia. Pensare di svuotare la democrazia della religione e della morale equivale a pensare di svuotare di esse gli uomini che vivono in quella democrazia; ed è una pericolosa utopia che sa di ingegneria sociale e antropologica. La democrazia non serve di sicuro a questo. Come puro metodo non esiste, è un concetto astratto verso cui tendere. Sarebbe forse una democrazia perfetta, ma senza uomini ad abitarla. La democrazia è una forma di governo che ha dimostrato di funzionare discretamente, perché è quella che più delle altre permette ai cittadini di vivere per quello che sono: cioè esseri umani influenzati dalla religione, dalla morale e da infiniti altri fattori.
Sostenere che siano stati quei «circoli intellettuali» a «indirizzare in senso illiberale le legislazioni dei loro paesi» mi pare francamente riconoscere loro un peso che non hanno e non hanno avuto. In Italia è la Chiesa che si è trovata in una posizione ideale, in un contesto di debolezza del sistema e del ceto politico, per condizionare la legislazione del nostro paese; Ferrara, con il suo 0,34%, e Pera li ha trattati quasi con fastidio.
Sono preoccupato e molto se «in Italia passa una legge come la 40, ne mettono in discussione una come la 194, rimaniamo indietro rispetto ad ogni paese europeo in quanto a diritti civili», ma non vedo come ciò abbia potuto e possa rendere non esportabile la democrazia. Avrei potuto afferrare il nesso, se almeno in una metà degli stati occidentali fossero accadute cose simili, ma così non è. A Malvino ho contestato l'affermazione di un «ritorno del fenomeno religioso nel *sociale*». Non ho negato la capacità della Chiesa di influenzare in senso illiberale la nostra legislazione, né che Berlusconi (Bush nient'affatto, e neanche nella forma: i presidenti Usa stringono la mano ai Papi) stia «con le labbra attaccate all'anello» del Papa. Ma che tra gli italiani vi sia il cosiddetto «risveglio del sentimento religioso», a me non pare.
Negli Stati Uniti Bush ha perseguito sulle "moral issues" una politica tipicamente conservatrice, in tutto simile ai suoi predecessori, senza intaccare minimamente le libertà individuali degli americani. L'unico provvedimento di rilievo è stato quello di negare i finanziamenti *federali* alla ricerca sulle cellule staminali embrionali (dopo aver finanziato per primo la ricerca su una prima linea di tali cellule). Ciò significa che negli Usa è possibile continuare a fare ricerca su quelle cellule, sia con i soldi privati sia con i soldi pubblici (degli stati che in autonomia decidessero di finanziarla).
Si può essere d'accordo o meno, ma se non si percepisce la differenza tra un divieto (come in Italia) e il disporre da parte di un presidente eletto dei fondi pubblici come meglio crede, allora c'è un problema di fondo.
Mai detto, replica Malvino, che Obama e Veltroni siano più liberali e liberisti di Bush e Berlusconi. Obama, in effetti, ostenta la sua fede religiosa e non si può certo dire che le labbra di Veltroni non siano anch'esse attaccate all'anello del Papa. Allora, forse, Malvino non avrebbe dovuto impostare il suo discorso solo su Bush e Berlusconi, ma in generale sulla scomparsa della parola liberalismo da tutte le bocche (o quasi) della politica statunitense e della politica italiana.
Solo una volta, nei giorni immediatamente dopo l'11 settembre 2001, Bush usò l'espressione «crociata contro il terrorismo» (non contro l'islam), che allarmò molto gli europei. Meno gli americani, forse perché l'avevano già sentita usare quella parola, «crociata». Era il 6 giugno 1944, quando il generale Eisenhower (di lì a poco presidente degli Stati Uniti) rivolse il suo messaggio alle truppe che stavano per sbarcare sulle coste della Normandia: «Soldiers, Sailors and Airmen of the Allied Expeditionary Force! You are about to embark upon a Great Crusade...». «Crociata in Europa» finì per intitolarsi anche un libro di memorie del generale Eisenhower.
La democrazia è stata esportata con successo anche quando l'America era razzista, molto più bigotta e religiosa di oggi! E nonostante i suoi leader evocassero una crociata.
7 comments:
2-0. Continua a mischiare cazzi e mazzi, la guerra in Irak e la legge 40. Imperdibile poi lo sfondone: "Nando Meniconi" anzi chè Moriconi.
Ma alla fine tutto questo fiume di parole per dire in sostanza che gli americani sono più buoni degli altri e non si sbagliano mai? Ma non facevi prima? Non è per prenderti in giro, ma sinceramente, a che serve questa serie di post? Forse hai un demone interno che ti spinge a polemizzare con i tuoi ex amici radicali? Non lo so, spiegaci
Cioè, fammi capire, con Malvino rischiamo la dittatura dell'ateismo? Mi sembri il papa, ripigliati
anonymous, sfondo un cazzo: "nando meniconi", cerca su google, ché lo trovi...
piuttosto, "anzi chè": che lingua è?
Be' sì, google è google, che scherzi. Magari guardare il film, o, visto che ti piace google, il sito Rai. Saluti.
Firmato: Monsignor della Casta (non è uno sfondone, su google c'è)
Se continua così finirà che gli daranno una rubrica di satira sul riformista...
Un giorno, speriamo molto vicino, il signor George W Bush, e tutti i suoi compari, pagheranno per tutto il Male che hanno fatto al mondo, per l'attentato dell'11 settembre, per il terrore instaurato nelle menti inermi della gente, per questo nuovo Ordine Nazista Mondiale, per l'orrore e i lager di Guantanamo bay. Quel giorno, ne siamo sicuri, e lo ripetiamo, è molto vicino. A noi avere pazienza ed aspettare.
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