Una «guerra giusta» grazie alla quale la «libertà è in marcia» e «ispira i riformatori per la democrazia da Beirut a Teheran», ha detto sabato il presidente Bush ricordando i due anni dall'attacco all'Iraq. E queste parole non fanno che far apparire ancora più evidente che il pantano in cui si voleva vedere invischiata l'America di Bush, spinge a fondo le sinistre che si rifiutano ancora di aprire gli occhi sulle «primavere» in Medio Oriente.
Ma la notizia è un'altra: c'è un unilateralismo di cui nessuno, ma proprio nessuno, si scandalizza. E' quello dei 3 + 1, Chirac, Schröder, Putin e Zapatero, che dimostrano quanto vi sia stato da parte europea, non di Washington, di spregiudicatezza e di falsità nei confronti dell'ormai presunta riconciliazione proposta da Bush durante la visita del presidente Usa in Europa. Riconciliazione nata morta, come le quattro della vecchia Europa hanno voluto sancire con il loro verticicchio da potenze ottocentesche. Sempre più una riedizione di quella Santa Alleanza che uscì dal Congresso di Vienna (1815) già contenendo in sé i segni della futura sconfitta. Era solo questione di tempo per il liberalismo.
Appena Bush ha voltato le spalle, i soliti 3 + 1 si sono subito visti per mettere a punto le loro strategie di contrasto del potere americano. Si sottolinea a ragione nell'analisi su Il Foglio di sabato che «non hanno una strategia chiara ma una tattica: ostentare il dialogo» per evocare il contrasto globale alla politica estera degli Stati Uniti.
«Il loro 3 + 1 non sembra rispondere a una strategia precisa – l'ordine del giorno dell'incontro è vago e, forse, secondario – ma ha una valenza tattica evidente. I tre moschettieri dell'Unione europea e il d'Artagnan di San Pietroburgo condividono una volontà di dialogo reciproco che conta soprattutto per il fatto di essere ostentata».Dunque, se Bush aveva parlato chiaro a Putin, invece Chirac, Schröder e Zapatero sembrano rimarcare la loro differenza di condotta con l'alleato russo e dunque non un accenno sulla Cecenia, né sulla svolta autoritaria all'interno, nonostante la recente uccisione di Aslan Mashkadov a opera delle forze speciali russe e l'attentato ad Anatolij Chubajs.
Su Chirac, Schröder e Zapatero ricade la responsabilità dell'unica condotta che divide realmente l'Europa. Organizzano vertici nei quali parlano a nome dell'Ue con la Russia, irritando gli altri Stati membri e rafforzando i timori di quanti oltreoceano non vedono di buon occhio le prospettive, se questi sono i primi vagiti, di un'Europa unita sotto la guida franco-tedesca. Chirac e Schroeder hanno detto di non vedere alcuna contraddizione tra gli sforzi europei per mettere sottocontrollo i programmi iraniani e la cooperazione in campo nucleare tra Mosca e Teheran. Riguardo l'embargo sulla vendita di armi alla Cina, Chirac ha parlato a nome dell'Europa: per l'abolizione.
I conservatori americani vedranno a ragione quel vertice come una sfida al presidente Bush e una risposta negativa all'offerta di nuova partnership. Invece un rilancio sostanziale del progetto di un'Europa a guida franco-tedesca in un contesto mondiale multipolare. Certe anime del Vecchio Continente non cambieranno mai, con Putin pronto a giocare, e sopravvivere, sulle divisioni dell'Europa.
Tutto questo proprio nel momento in cui si dispiega con forza l'iniziativa diplomatica pro-democracy dell'America. Prima in Europa, in questi giorni in Asia, Condoleezza Rice è ferma e gentile nel richiamare alla democrazia tutti i Paesi autocratici e illiberali. Ce n'è per tutti, dall'Egitto alla Siria, dalla Cina all'alleato Pakistan.
«L'apertura economica non può essere a lungo separata da quella politica. Anche la Cina dovrà a un certo punto adottare qualche forma di effettivo governo rappresentativo se vorrà godere dei benefici e affrontare le sfide del mondo globalizzato... il solo potere non definirà l'Asia del 21mo secolo, come è uccesso in passato. Invece saranno le idee, l'idea di libertà, che la definiranno».E ce n'è anche per quella Europa che vuole riprendere a vendere armi alla Cina: sarebbe una scelta «irresponsabile», perché quelle armi potrebbero essere usate in futuro contro le forze americane nel Pacifico.
«Sono gli Stati Uniti, non l'Europa, a difendere il Pacifico. L'Unione europea non deve fare nulla per contribuire alla possibilità che le forze cinesi possano usare la tecnologia europea contro gli americani».
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