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Tuesday, March 22, 2005

Le svoltine di Fassino/2

Il centrosinistra sulla rotta di Blair? Se Fassino e Rutelli vogliono, possono, ma è una strada lunga e dovranno accettare di pagarne i prezzi

Il segretario dei Ds Piero Fassino «appare impegnato in un serio tentativo di modificare gli orientamenti di politica internazionale del suo partito e del centrosinistra», scrive oggi Angelo Panebianco sul Corriere della Sera:
«... il riconoscimento del ruolo positivo che ha assunto in Medio Oriente l'impegno di Bush a favore della democrazia (talché i neoconservatori, ispiratori di quella politica, risultano oggi, per Fassino, preferibili ai vecchi realisti alla Kissinger, difensori dello status quo e pertanto contrari a destabilizzare le dittature) e l'autocritica sul passato disinteresse della sinistra per il tema della lotta alle tirannìe, aprono la strada, potenzialmente, a un cambiamento di prospettiva. Se la sinistra italiana seguisse la rotta indicata da Fassino, finirebbe per avvicinarsi ai laburisti di Tony Blair... Si imporrebbe anche un ripensamento sul ruolo dell'Europa franco-tedesca propugnatrice, in tema di democrazia, proprio del realismo di stampo kissingeriano criticato da Fassino».
«Ma c'è un ma», avverte Panebianco: «La politica italiana è un cimitero di buone intenzioni». Fassino ha tentato di alzare la testa dei riformisti nelle ultime settimane, ma ogni suo intervento o iniziativa è stata puntualmente stroncata da Romano Prodi, lo strano professore che partecipa a simpatiche sedute spiritiche. Le prime parole consapevoli al Congresso dei Ds stroncate dalla lettera prodiana sulla politica estera al Corriere, l'apertura ai Radicali nel centrosinistra boicottata dal veto del professore. Quali altre stroncature chiameranno le sue ultime svoltine? Eppure Fassino e Rutelli insieme fanno i 2/3 del centrosinistra...
«Hanno la possibilità di impegnarsi in una battaglia, culturale e politica, per rendere le loro posizioni maggioritarie fra i quadri, i militanti e gli elettori dei loro partiti... Non si possono cambiare di colpo atteggiamenti che vengono da lontano, radicati in tanti militanti di sinistra... Occorre fare, ma con le grandi forze a disposizione della sinistra, ciò che su questo terreno fanno solo i Radicali di Pannella... impegnare energie per trasformare le idee dei leader in opinioni diffuse e condivise, in un nuovo senso comune, e per portare il grosso della sinistra ad agire politicamente in coerenza con quelle parole. Perché non restino solo parole».
Anche Christian Rocca, su Il Foglio, prende atto:
«Non è la prima volta che il segretario dei Ds infrange la regola dei 20 anni, quel lasso di tempo solitamente necessario alla sinistra ex e post comunista per elaborare un'autocritica e riconoscere che gli avversari di un tempo, signora mia, avevano tanto ragione...

Questa nuova svolta pro neocon che è un'ottima cosa in sé, nonostante sia attenuata da prese di distanza convenzionali sull'intervento in Iraq cui è evidente non crede nemmeno Fassino. Dire, infatti, che "non mi pare fondato stabilire un nesso automatico tra la guerra in Iraq e la democrazia" è un controsenso se, poi, il ragionamento lo porta a riconoscere che "non c'è dubbio, tuttavia, che quando Bush dice 'io mi batto perché nei paesi arabi ci siano libertà e democrazia', questo sia un atteggiamento diverso da quello dei repubblicani americani che negli anni 80, con Kissinger ­ in nome del realismo politico ­ sostenevano le dittature militari fasciste in Sud America"».
Poi c'è quel po' di confusione che Fassino continua a fare sugli anni '80:
«L'appoggio alle dittature sudamericane, per quanto atroce, era un tragico contrappeso all'espansionismo sovietico e castrista, un tassello della guerra fredda contro il totalitarismo comunista nella cui sponda militava il Pci. Caduto il Muro, quelle dittature sono diventate subito democrazie, mentre le corrispettive dittature comuniste restano tuttora regimi autoritari... Sono passati quasi 20 anni dalla fine della guerra fredda: forse per i Ds è arrivata l'ora di riconoscere l'errore commesso dal Pci e quindi riabilitare la spinta propulsiva del reaganismo».

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