In molti dovrebbero leggerlo questo editoriale di Luca Ricolfi, oggi su La Stampa. Ma lo consiglio soprattutto all'amico Phastidio, certo che ne condivide la tesi di fondo. Sulle conclusioni da trarre dirò qualcosa più giù.
La scelta del 9 aprile, quella di cui parlava Mieli ieri, è una scelta «fra due sinistre» e l'analisi di Ricolfi è più che mai precisa. Da una parte, il programma dell'Unione, «chiaramente più di sinistra dei programmi del 1996 e del 2001, ed è per questo che Bertinotti lo difende e lo difenderà a spada tratta». Se l'Unione dovesse vincere, «i primi a trovarsi a disagio non saranno i comunisti del Prc e del Pdci, marginalizzati da un partito democratico che non c'è, bensì i liberisti annidati nella Rosa nel Pugno, nella Margherita, nella destra Ds. Insomma la prima vittima dell'Unione non sarà l'ala sinistra dell'Unione stessa ma la cosiddetta "agenda Giavazzi"».
Dall'altra parte, «anche la destra è cambiata, e molte delle cose che ha fatto in questi anni sono cose "di sinistra". Ha aumentato le pensioni dei lavoratori più deboli. Ha fatto crescere il peso della spesa sociale sul Pil, che invece l'Ulivo aveva tenuto costante. Ha deprecarizzato il mercato del lavoro, che invece l'Ulivo aveva flessibilizzato. Ha fermato le privatizzazioni e le liberalizzazioni, che invece l'Ulivo aveva portato avanti».
Da una parte l'Unione, continua Ricolfi, «che promette di liberarci da Berlusconi e di ridistribuire reddito dai ceti medio-alti a quelli medio-bassi». Dall'altra la Casa delle libertà, «che promette di conservarci Berlusconi e di finire il lavoro neo-statalista iniziato cinque anni fa». Entrambe accomunate da atteggiamenti deteriori: cercano di «capitalizzare sulle paure degli elettori, sul bisogno di protezione, sulla difesa di interessi perfettamente legittimi ma settoriali». Entrambi i programmi «appaiono profondamente conservatori, terribilmente preoccupati di blandire le rispettive basi sociali, tragicamente incapaci di verità e di coraggio, irresponsabilmente omissivi sullo stato dei conti pubblici e sulle scelte (anche dolorose) che sarebbero necessarie per rilanciare lo sviluppo. Eppure se la torta non crescerà non ci sarà niente da distribuire, e ci ritroveremo come sempre a incolpare la mala sorte, l'opposizione, il terrorismo, l'avversa congiuntura internazionale».
Dunque ecco, nei fatti, al di là degli schemi ideologici di qualcuno fermo al '94 e all'iperuranio delle teorie politiche, la scelta fra «due sinistre». Ed ecco quindi che viene meno l'importanza di stare con il bilancino a soppesare quale delle due è la meno peggio. Sono sempre di più, ed entrambe, peggio, di un peggio cui ci potrebbe non essere fine. E quindi occorre, invece che accapigliarsi, sostenere chi all'interno di ciascuna delle due coalizioni - perché costretto dall'illegalità partitocratica a non poter giocare in proprio - offre maggiori garanzie d'iniziativa politica e di lotta liberale in economia, nella giustizia, sulle libertà individuali, e sa ricavarsi spazi sufficienti a quella iniziativa.
Qui le valutazioni, non a mio avviso l'analisi di fondo, possono essere diverse. La mia è che Pannella con la scelta della Rosa nel Pugno abbia avuto il merito, anche grazie a una migliore analisi delle condizioni politiche in cui stava agendo, di creare e rafforzare un soggetto politico che si gioca il 9 aprile chance concrete di rappresentare la continuazione di una politica d'alternativa liberale. Non si può dire lo stesso per i Riformatori Liberali, guardando all'esito della trattativa con Berlusconi sulle candidature e alla presentazione di liste proprie al Senato in sole 5 regioni.
7 comments:
jim: a volte mi fai un po' incazzare.
Ci chiami, in modo velatamente snob, "cattedratici" perchè facciamo riferimento a teorie e manuali.
Poi, e lo fai spesso, leggi un editoriale di un cattedratico (uno ioè che esamina i fatti sulla base di teorie e metodi consolidati) e te ne innamori.
La contraddizione è tua non mia.
Ma c'è un altro punto che è preoccupante: ed è il tuo subitaneo innamoramento.
Ricolfi è un docente universitario: valido, preparato e anche onesto intellettualmente.
Ma quello che dice non è oro colato.
E' di "sinistra" l'abolizione della tassa di successione? E' "di sinistra". E' "di sinistra" il taglio delle tasse? Etc. etc.
Cioè: Ricolfi sostiene una tesi. Che poi questa sia correta, è tutto da vedere.
aa
La differenza è che voi fate ragionamenti restando con gli occhi sui manuali. Certo, si può arrivare a conclusioni opposte, ma a partire dai fatti e non, come nei commenti all'altro post, decine di commenti per assegnare etichette o togliere patenti.
Il centrodestra ha governato da "sinistra" quindi non è il tempio del liberalismo neanche in economia. I radicali stanno cercando di portare la loro iniziativa politica in territorio "nemico", ma anche nell'unico territorio dove le condizioni attuali gli hanno permesso di trovare uno spazio politico. Di quale ampiezza e di quali prospettive sarà determinato anche dai voti che gli elettori decideranno di dargli. Tutto qui.
Non c'entra vendersi o non essere liberali.
il tono era forte ma non ci voleva essere astio.
Solo per precisare.
:)
ciao, aa.
Mario è condivisibile se inteso nel senso che questo governo non ha governato come molti si aspettavano.
Non è invece condivisibile se pretende di mettere sullo stesso piano la politica estera atlantica del polo con quella goffa e contorta che potrebbe fare l'Unione.
Non è condivisibile quanto pretende di mettere sullo stesso piano la politica fiscale dei due schieramenti: una rivolta verso il taglio delle aliquote (su questo punto non ci sono dubbi), l'altra rivolta verso il loro rialzo.
ciao, andrea.
Gli esempi possono essere ancora molti.
Tra l'altro la nuova proposta di Tremonti è una Cassa Depositi e Prestiti che racchiuda le partecipazioni statali. Insomma, di nuovo l'Iri pare. Che ne pensi, Mario, ne sai qualcosa in più?
hai ragione. Però Ricolfi parla di due sinistre: non di due politiche economiche di sinistra.
Anche perchè Ricolfi non è un economista ma un sociologo.
:)
buona notte, aa.
@ jimmomo e phastidio: mi sembra che vogliate da Prodi (anche Giavazzi, a dire il vero) ciò che non ha fatto Berlusconi in questi 5 anni (cioè la rivoluzione liberale). Mi viene da ridere... GM
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