Pagine

Wednesday, June 11, 2008

I ministri "ossessionati" dal merito

Lo scorso 16 maggio, in uno dei suoi editoriali per il Corriere della Sera, Giavazzi scriveva che «se il quarto governo Berlusconi verrà ricordato, dipenderà soprattutto da quanto riusciranno a fare due ministri: Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione, e Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica», dai quali ci aspettiamo riforme incisive in due settori nevralgici per lo sviluppo del nostro Paese, la scuola e la pubblica amministrazione.

Ai due ministri Giavazzi suggeriva una lettura: "Meritocrazia", di Roger Abravanel. Ebbene, i due devono aver seguito il suo consiglio e letto il libro, visto che sono partiti di slancio e con le migliori intenzioni per introdurre il merito nel pubblico impiego. Sia la Gelmini che Brunetta hanno assunto la meritocrazia come loro missione, ripetendo quasi ossessivamente in ogni occasione: merito, merito, merito.

Il ministro Brunetta pare intenzionato a seguire alla lettera le istruzioni di Abravanel per creare delle «delivery unit». Il ministro Gelmini, esponendo ieri, alla Commissione Cultura della Camera, le sue linee programmatiche, ha citato, tra l'altro, proprio un passaggio dal libro di Abravanel:
«Abravanel definisce il nostro un Paese "pietrificato" e, come tale, "destinato al declino" e precisa quale sia la sua idea di merito, un'idea che io condivido totalmente e pienamente: "Meritocrazia è un sistema di valori che promuove l'eccellenza delle persone, indipendentemente dalla loro provenienza sociale, etnica, politica ed economica. Il merito non è una fonte di disuguaglianza ma al contrario uno strumento per garantire pari opportunità ed è dunque la più alta forma di democrazia". Secondo Abravanel, l'equazione del merito è "intelligenza più impegno". "La scuola e l'università - dice Abravanel - devono premiare gli studenti migliori. Se i risultati sono uguali per tutti, saranno sempre i figli dei privilegiati a prevalere"»
Oggi la Gelmini è tornata sull'argomento, intervendo ai microfoni di Radio Monte Carlo: «Meno insegnanti ma pagati di più», è il concetto.
«Dobbiamo comprendere il valore del ruolo degli insegnanti e restituire loro dignità. È una sfida molto difficile, ci sono ristrettezze di bilancio molto forti, ma nelle loro mani c'è il futuro dei nostri figli. La soluzione è ridurre il numero degli insegnanti ma pagarli decorosamente... Dobbiamo pensare a razionalizzare la rete scolastica, e a ridurre l'orario, il più alto in Europa, come meccanismo di risparmio, elevando la qualità dell'insegnamento. Inoltre proseguiremo il piano di rientro del personale introdotto dal governo Prodi...».
Dai dati dell'Ocse emerge infatti che a fronte di una preparazione degli studenti italiani, soprattutto nelle materie scientifiche e matematiche, molto inferiore alla media dei Paesi Ocse, ci sono invece un monte ore di lezioni e un numero di insegnanti superiori alla media. Dunque, per alzare gli stipendi sulla base del merito si potrebbero razionalizzare gli organici.

A proposito di Abravanel, vi consiglio di recuperare l'intervista uscita oggi su il Riformista a cura di Chicco Testa. «Valorizzare il talento per rendere il nostro Paese più ricco e più giusto». Forse, osserva Testa, Abravanel cerca di spiegarlo a «quella sinistra che ha confuso la giustizia sociale con un certo egualitarismo», finendo per favorire chi i soldi e il benessere ce li ha già.
«La nostra società è la più ineguale del mondo industrializzato, perché il rapporto tra i redditi dei più ricchi e quelli dei più poveri è a livello delle società anglosassoni, ma mentre queste hanno una elevata mobilità sociale che riduce la ineguaglianza nel tempo, da noi la mobilità sociale è bassissima e chi è povero non ha nessuna chance di migliorare... Da noi sono mancate sia le nuove sinistre che promuovono le pari opportunità, sia le destre liberali che promuovono l'altro valore del merito, la concorrenza e il libero mercato. Non abbiamo avuto né Tony Blair né Margareth Thatcher...»
Così Abravanel. Poi, nel dettaglio, le quattro proposte: delivery unit, Sat test per misurare il merito di scuole e università; liberalizzare e deregolamentare i servizi locali; una quota rosa del 40% nei consigli di amministrazione delle società quotate.

1 comment:

Anonymous said...

quote rosa ? e perchè non anche l'affirmative action in salsa californiana ?
E meno male che parla del merito, chissà se fosse stato un egalitarista spinto. 40 % nei cda, è lecito sapere quale "complicatissimo" calcolo ha condotto a tale percentuale ? Sicuro che non fosse meglio il 39,9% ? Lo si fa per regio decreto ?
Abolizione del valore legale del titolo di studio, pare brutto anche solo parlarne ? Luigi Einaudi va bene solo nelle commemorazioni ?
O i professori della nomenclatura di sinistra s'adontano, come i professionisti tutelati dagli ordini professionali così cari al centrodestra ?
Margaret Thatcher, visto che viene citata, non è il prodotto di quote rosa. Nel 1975 si prese il partito conservatore, 4 anni dopo Downing Street.