Gli outsider della finanza

Anch'io sono per gli outsider della finanza. Anche se legati alla sinistra. Anch'io sul caso Unipol mi schiero contro i poteri forti, a difesa delle cooperative, come dice Piero Ostellino al Riformista. Purché rinuncino ai loro privilegi fiscali, ormai superati dai fatti, anche per sottrarsi ai ricatti. Ma il problema non sono le regole del mercato, è lo scontro tra i poteri consolidati ed emergenti, "scalanti", che cercano di entrare nel «salotto buono» della finanza. Chiusi nella loro torre d'avorio assediata i poteri forti sono in realtà debolissimi e reagiscono a ogni «capitalismo più concorrenziale». Poi il palese graffio di Ostellino al suo giornale, il Corriere della Sera.

«Il punto è che noi viviamo non in uno stato di diritto, ma nel paese del rovescio.Prima vengono fatte uscire registrazioni compromettenti, i giornali che appoggiano i debolissimi poteri forti le pubblicano, queste diventano così una sorta di gogna medievale, quindi scoppia lo scandalo e la magistratura si sente autorizzata a emettere avvisi di garanzia. E gli avvisi di garanzia, nel paese del rovescio, prefigurano già una condanna, per cui si congelano le azioni e le plusvalenze nelle mani dei concertisti indesiderati. Ma quando si tolgono i diritti civili e si sequestrano le plusvalenze e le azioni di un uomo d'affari lo si rovina già in quel momento, indipendentemente dal giudizio di merito se egli abbia o meno violato le regole. Un avviso di garanzia che blocca le azioni e toglie i diritti civili opera già una distorsione del mercato».

Ma i giornali difendono gli interessi dei propri editori.

«Ed è legittimo, ma io penso che funzione dei giornali non sia difendere gli editori dalle scalate, che peraltro sono una cosa normale in un sistema di mercato».