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Sunday, December 11, 2005

La pace democratica è il nuovo realismo

Condoleezza Rice incontra al Cairo attivisti per la democrazia egizianiGrazie a una segnalazione di 1972, leggiamo uno strepitoso intervento di Condoleezza Rice sul Washington Post di oggi. S'intitola in modo emblematico la «promessa della pace democratica», con sottotitolo «Perché promuovere la libertà è la sola via realistica per la sicurezza».
«C'è bisogno di una strategia di governo realistica per un mondo trasformato. Il presidente Bush ha esposto la visione su questo nel suo dsecondo discorso inaugurale: "E' la politica degli Stati Uniti cercare e sostenere la crescita delle istituzioni e dei movimenti democratici in ogni nazione e cultura, con l'obiettivo ultimo della fine della tirannia nel nostro mondo" Questo è senz'altro un percorso coraggioso d'azione, ma coerente con l'orgogliosa tradizione della politica estera americana, soprattutto con quella recente di presidenti come Harry Truman e Ronald Reagan. La cosa più importante: come le politiche ambiziose di Truman e Reagan, la nostra strategia avrà successo non semplicemente perché è ottimista e idealista, ma anche perché si fonda su una solida logica strategica e un'adeguata comprensione delle nuove realtà che abbiamo di fronte... Sostenere la crescita di istituzioni democratiche in tutte le nazioni non è solo un moralistico volo di fantasia; ma è la sola risposta realistica alle nostre presenti sfide».
La Rice, proprio lei - non un'idealista, un'internazionalista democratico, né un neoconservatore - nell'articolo si rivolge esplicitamente ai "realisti", da cui lei per formazione proviene: «Se la scuola di pensiero chiamata "realismo" fosse veramente realistica, dovrebbe riconoscere che la stabilità senza la democrazia si dimostrerà essere una falsa stabilità, e che la paura del cambiamento non è una ricetta positiva per la politica».

Spiega con chiarezza che uno dei principi basilari del "realismo" in politica estera, l'equilibrio di potenza tra gli stati, non è più valido: «La natura fondamentale dei regimi oggi conta più della distribuzione internazionale di potere. Insistere altrimenti è imprudente e inefficace».
«La democrazia è la sola assicurazione per una pace durevole e la sicurezza fra gli stati, perché è la sola garanzia di libertà e giustizia all'interno degli stati».
«Siamo fiduciosi che la democrazia prevarrà in questa regione (in Medio Oriente, n.d.r.) non semplicemente perché abbiamo fede nei nostri principi, ma perché la basilare aspirazione umana alla libertà e ai diritti democratici ha trasformato il nostro mondo».
L'aspirazione alla libertà e ai diritti democratici è dunque universale, accomuna tutto il genere umano, ed è l'assunto su cui si basa la fiducia nella «pace democratica». A questo punto la Rice dice che «avevano torto» coloro che erano così sicuri che in certe regioni, per certe culture, la democrazia fosse «impossibile», perché incompatibile ora con i valori asiatici, ora con la cultura latina, ora con il dispotismo slavo, o con il tribalismo africano. Ma la Rice non chiama gli scettici dell'esportazione della democrazia relativisti culturali, li definisce - mi sembra più correttamente - «deterministi culturali». Una scelta linguistica non priva di significati.

Il segretario di Stato toglie anche ogni equivoco sull'espressione «esportare» la democrazia. La democrazia «per sua natura» non può essere «mai imposta», ma i cittadini la devono «scegliere» ed è un processo lungo e difficile. Noi «possiamo e dobbiamo creare le opportunità» per cui possano riappropriarsi delle loro vite e delle loro nazioni. Rimuovere gli ostacoli che si frappongono.

5 comments:

Anonymous said...

guarda che fra un po' posto sulla Rice... allaccia le cinture...

:)

aa

S.R. Piccoli said...

Grande articolo. Ho linkato l'ottimo commento (ma non ho capito il riferimento ai "relativisti culturali" ...).

O.T. Sull'eterna questione di Tocque-Ville ti segnalo il mio punto di vista, che poi è quello di chi preferisce "lasciare" ...

Anonymous said...

sono andato oltre.
Realisti e NeoCon dicono le stesse cose (tranne che a TocqueVille).

unonessuno said...

La Rice non crede veramente in quello che dice, non si può ragionevolmente blaterare di democrazia e di libertà mentre soldati americani sfondano porte, trascinano via uomini, umiliano donne e terrorizzano bambini...

Bisognerebbe essere degli idioti come Bush per pensare che le intenzioni del governo ameriacno siano buone.

E la Rice è stronza ma non è stupida.

Anonymous said...

La Rice dice esattamente quello che gente come Kant e Tocqueville scriveva qualche secolo fa. La applaudo, nelle sue parole sta il senso del liberalismo aplicato alla politica estera