«È quasi impossibile che la costruzione proceda tanto in fretta da evitare la pena della distruzione: posti di lavoro perduti, aziende che chiudono. L'avvio del nuovo difficilmente comincia prima che morda il bisogno. La necessità aguzza l'ingegno...»Né le banche, né il sindacato, tanto meno lo Stato, dovrebbero impedire la distruzione proteggendo imprese perdenti.
«... però chi perde il posto non manca di protezione. Pagata dai contribuenti, una rete di sicurezza è offerta dallo Stato; ma lo stesso Stato impedisce di rimanervi adagiato a chi rifiuta ogni lavoro offerto solo perché sgradito».«Chi stabilisce che cosa distruggere e che cosa costruire? Noi, non lo Stato o il sindacato; noi, quando scegliamo tra un volo Easy Jet e un volo Alitalia, tra un Cd Naxos e uno Sony». Sostenere i redditi più bassi e i disoccupati è un compito del sistema fiscale e del welfare.
Queste cose, in riferimento al mercato del lavoro, le abbiamo sentite solo da Marco Pannella, e non per amore della provocazione: la disoccupazione non va temuta, va anzi «provocata». Perché solo in questo modo si crea nuova occupazione. Non proteggendo posti di lavoro che non producono più, ma creando vero lavoro. Lasciando che sia il mercato con le sue regole ad allocare la risorsa lavoro nei settori più promettenti, più produttivi, più competitivi. E nessun dirigismo di Stato sarà mai in grado di prevedere prima e meglio del mercato dove porta l'innovazione.
1 comment:
Naturalmente sì. Però un certo senso comune vuole che Pannella non sia solito parlare di economia e invece...
E un altro senso comune dice che scegliendo il centrosinistra, e invece...
Mi pareva utile sottolinearlo.
Inoltre, proprio quella frase un po' provocatoria "provocare disoccupazione" l'ha coniata il Pann.
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