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Tuesday, December 06, 2005

Continueranno ad arrampicarsi sugli specchi

C'è chi parla di progressi evidenti in Iraq, per lo più ignorati dai Democratici, e chi, come Robert Kagan, sul Washington Post, invita a «riconoscere la realtà irachena e smetterla di parlare di ritiro, immediato, rapido, o appena possibile». L'attuale discussione sul ritiro «sarebbe divertente se non fosse pericolosamente separata dalla realtà. Non potrebbe esserci errore più grande di ritirarci ora, nel momento in cui c'è una concreta speranza di successo se gli Stati Uniti perseverano».

La critica di Kagan è rivolta ai Democratici ma anche agli annunci prematuri e alle promesse provenienti da alcuni funzionari dell'amministrazione Usa. E parla di «errore comprovato» del Pentagono nell'aver creduto che il numero di truppe necessarie alla stabilizzazione dell'Iraq potesse essere uguale a quello impiegato per invaderlo.
«The U.S. force was too small at the beginning and remained too small for most of the past two years. As a result, it did not play the role that an occupying force must play in bringing stability to the country, the prerequisites to producing a secure Iraq capable of standing on its own feet...»
Uno che si è fatto un'idea precisa è Victor David Hanson: «Quasi tutto ciò che è stato scritto sull'Iraq non suona affatto bene: è una cantonata». Il processo iracheno può aver successo e «lasciare i suoi critici ad arrampicarsi sugli specchi».

Per tutte le volte che i critici hanno annunciato disastri che non si sono mai verificati, hanno ormai perso ogni credibilità, ma continuano a pontificare. Certo, la Casa Bianca ha fatto degli errori, ma il vero lapsus dell'amministrazione è stato non aver presentato l'intera guerra «nel suo corretto contesto dal punto di vista morale». Non una guerra per il petrolio, per fare un favore a Israele, non per conquista, ma ogni giorno al popolo americano andrebbe ricordato... il singolare idealismo del suo paese, il suo sforzo nel ripudiare il realismo del passato... i suoi terribili sacrifici per offrire a sciiti e curdi qualcosa di diverso dal genocidio... e in ultima istanza la sicurezza agli Stati Uniti.
«I critici della guerra dovrebbero spiegarci perché è stato sbagliato rimuovere dal potere un assassino fascista, perché è stato sbagliato restare piuttosto che lasciare il paese nel caos, perché è stato sbagliato non abbandonare donne coraggiose, curdi e sciiti, che desiderano solo una chance di libertà».

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