«Rendere capaci i popoli del Medio Oriente di conseguire o recuperare la loro libertà, alla quale hanno diritto non meno che qualsiasi altro [popolo] nel mondo... Il nostro lavoro non è creare democrazia. Il nostro lavoro è rimuovere gli ostacoli e lasciare che la creino per loro conto».
Dove ho già sentito prima parole come queste? Non si tratta di "esportare" la democrazia, ma di rimuovere gli ostacoli che si frappongono... eccetera eccetera. Direi ascoltando qualche decina di conversazioni settimanali di Marco Pannella a Radio Radicale.
Eppure queste parole sono state scelte dall'autorevole storico del Medio Oriente e dell'islam Bernard Lewis per sintetizzare il senso della sua «strategia della liberazione». Lewis è molto ascoltato alla Casa Bianca. Si mette a ridere a sentir parlare di "Dottrina Lewis", ma dopo l'11 settembre 2001 la sua teoria e le idee di politica estera dei neconservatori sono state prese in prestito dall'amministrazione Bush, che le ha trasformate in una vincente strategia politica di lungo termine per battere il terrorismo e cambiare il volto del Medio Oriente.
Lewis ha criticato l'amministrazione per non essere riuscita a mantenere il controllo sul territorio in Iraq subito dopo la veloce vittoria militare contro l'esercito di Saddam, ma ha condiviso la scelta di instaurare rapidamente un governo ad interim di iracheni invece di mettere su una reggenza in perfetto stile colonialista ottocentesco. Infatti, se non si tratta di "esportare" alcunché, ma di rimuovere gli ostacoli, che bisogno c'era di ritardare a restituire agli iracheni il loro paese? E come giustificare il ricorso ad amministrazioni "badanti" – americane o internazionali - o ad improbabili governi dell'Onu?
Per coerenza se l'obiettivo è il rimuovere anziché l'"esportare", ma soprattutto alla luce dei fatti che sono seguiti alla caduta di Saddam, un governo dell'Onu come immaginato per esempio nella proposta di Pannella "Iraq libero" non avrebbe retto un solo istante sotto i colpi della guerra terroristica e senza la legittimazione del voto degli iracheni. Non sarebbe stato un buon governo della situazione.
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