Proponendo di «sottoporre a controllo pubblico» imprese e capitali che assumano il carattere di monopoli; di ampliare la tassazione diretta e accentuare il suo carattere progressivo; esprimendosi per il «primato alla scuola di Stato»; o sancendo «il diritto e il dovere» dello Stato «di intervenire, organicamente e permanentemente nella vita economica e sociale», illudendosi che ciò potesse tutelare le «categorie indifese» e ritenendo possibile, a torto, tenere a freno gli eccessivi burocratismi, i fenomeni di corruzione e favoritismo.
In generale quel testo ha in sé, comprensibilmente, il difetto di porsi nel solco della Costituzione di recente approvazione (1948), richiamando alla sua completa «attuazione». Mentre la Costituzione del '48, già compromesso della cultura cattolica e comunista, se attuata per intero anche nelle sue parti socioeconomiche avrebbe portato a un'ulteriore socializzazione dello Stato.
P.S.: Questa frase, tratta da questo luminarissimo articolo, è decisamente incomprensibile:
«Soprattutto, Pannella inseriva nell'alveo del liberalismo una decisiva novità sul piano teorico: più che puntare a fare "buone leggi" per i "cittadini" secondo il modello liberale classico, occorreva ormai avviare un rapporto integralmente nuovo tra l'individuo e le istituzioni, riprendendo uno schema schiettamente libertario».
2 comments:
sei tu che non mi hai letto ben, io ho parlato dell'attualità dell'incipit...:).
molto belo il tuo post come sempre...
E' vero dovevo dire "non hai letto tutto". :-))
ciao
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