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Friday, August 24, 2007

Democrazie si organizzano

Per Robert Kagan la lotta tra liberalismo e autocrazia è destinata a proseguire

Le speranze degli anni '90, di un sicuro sviluppo delle nazioni del mondo in senso democratico, si sono rivelate pie illusioni. Robert Kagan, sul New York Times, ha di recente spiegato che «il mondo è ridiventato normale», che «è riaffiorata l'antica concorrenza tra liberalismo e assolutismo», che la lotta tra liberalismo e autocrazia è destinata a proseguire, se due tra le più grandi potenze mondiali, come Russia e Cina, disattendendo le aspettative di democratizzazione, scelgono l'autocrazia come forma di governo e virano verso il nazionalismo e il militarismo.

La strategia per affrontare dal punto di vista ideologico e culturale, politico e diplomatico, questo secolare conflitto passa per «politiche mirate sia a promuovere la democrazia, sia a rafforzare la cooperazione tra le democrazie». Occorre superare il mito della "comunità internazionale". Non esiste: per parlare di "comunità" dovrebbe innanzitutto essere condiviso da tutti i membri un universo di principi e di regole di convivenza, sia interna agli Stati, sia tra gli Stati. Ad oggi invece, nonostante il progressivo ma lento avanzamento della democrazia, la maggior parte dei membri dell'Onu, alcuni dei quali siedono addirittura nel Consiglio di Sicurezza, ignorano e, in modo conclamato, calpestano i principi della Carta costitutiva delle Nazioni Unite.

Le democrazie dovrebbero quindi unirsi tra di loro «per dar vita a nuove istituzioni internazionali che sappiano riflettere e valorizzare principi e obiettivi comuni, forse una nuova lega di Stati democratici, che si riunisca regolarmente per consultarsi sui temi del giorno» e, per esempio, per «dare legittimità ad azioni che i governi liberali ritengono necessarie ma che sono avversate dai Paesi autocratici».

Il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, sembra intenzionato a percorrere questa strada almeno in Asia. Parlando mercoledì al Parlamento indiano, ha invitato l'India a formare una partnership tra democrazie. A partire dal Giappone e dall'India, «questa "Grande Asia" evolverebbe in un immenso network fino ad abbracciare interamente l'Oceano Pacifico, comprendendo gli Stati Uniti e l'Australia». Questa partnership, ha spiegato Abe, sarebbe «un'associazione nella quale noi condividiamo valori fondamentali come la libertà, la democrazia, e il rispetto dei diritti umani fondamentali, così come interessi strategici».

La Cina non è stata nominata dal primo ministro giapponese. Non potrebbe far parte di questo "club", non essendo una democrazia. L'iniziativa giapponese è una risposta alla Shanghai Cooperation Organization (di cui fanno parte Cina, Russia, Kazakhstan, Kyrghizistan, Tajikistan e Uzbekistan). Tuttavia, non sarebbe un'organizzazione anti-Cina, ma volta a promuovere principi e obiettivi comuni alle democrazie del continente, quindi, a esercitare anche sulla Cina, come sugli altri paesi asiatici non democratici, pressione politica ed economica.

Senza dimenticare però di dare precisi segnali in ambito militare. In risposta all'esercitazione militare congiunta Russia-Cina, che se la memoria non c'inganna mancava dagli anni '50, il prossimo mese è in programma nel Golfo del Bengala la prima esercitazione della storia che vedrà impegnate le marine militari di Giappone, India e Stati Uniti. Se la sfida tra liberalismo e autocrazia è destinata a proseguire a livello globale, è bene che le democrazie si organizzino.

1 comment:

Anonymous said...

sì però quando il giappone parla di "grande asia" vengono un po' i brividi alla schiena eh :)