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Thursday, June 19, 2008

Pd e Veltroni prigionieri della vecchia stagione

Una opposizione si oppone, ma evita di trattare il governo in carica come un criminale che attenta alla costituzione e vuole instaurare un regime, per dimostrare che con esso è «impossibile instaurare un rapporto fisiologico». Perché, a lungo andare, se ciò non corrisponde alla realtà, perde la faccia davanti al Paese e perde elezioni a ripetizione. Nella demonizzazione o meno dell'avversario sta la differenza, osservava Ostellino ieri sul Corriere, tra un'opposizione e una forza di pura «agitazione».

Già in campagna elettorale, con la scelta di "salvare" il movimento di Di Pietro dalla stessa disfatta toccata in sorte alla Sinistra Arcobaleno, Veltroni aveva dimostrato di non saper andare fino in fondo nella logica, da lui stesso adottata, della «vocazione maggioritaria» del Pd.

Sul tema della giustizia, com'era prevedibile con lo spazio politico concesso a Di Pietro, il Pd e Veltroni rischiano di essere risucchiati nel passato. Si dichiara «chiuso» il dialogo con il governo in un modo così precipitoso da far pensare che Veltroni non sperasse altro, per superare i suoi problemi interni, che giungesse un pretesto per tornare alla vecchia musica dell'anti-berlusconismo, geloso di un ruolo che Di Pietro fino a questo momento stava monopolizzando.

Così, se prima delle elezioni doveva essere l'Italia dei Valori a confluire nel Partito democratico, in queste ore sembra che il Partito democratico stia confluendo nel movimento di Di Pietro.

Ma la storia, e la politica, non fanno sconti. Prima o poi gli errori del passato occorre essere disposti a pagarli, altrimenti si rimane a fare i lavapiatti. Il Pd e chiunque ne sarà alla guida non riusciranno a inaugurare alcuna «nuova stagione», se prima non avranno le idee definitivamente chiare sulla vecchia stagione. Per comprendere in pieno la vecchia stagione, e gli errori commessi, è fondamentale afferrare il cuore del problema nei rapporti di questi 15 anni tra politica e magistratura: è Berlusconi, o sono i magistrati?

Dal 1994 Berlusconi è stato processato decine di volte, per una serie disparata di reati che vanno dalla corruzione alla mafia, e mai condannato. Le sue aziende sono state rovistate fin negli angoli più remoti senza trovare nulla di illegale. Sono davvero poche le personalità dell'economia e della politica che uscirebbero indenni da una simile radiografia. Il paradosso di questi 15 anni è che volendo dimostrare quanto Berlusconi fosse disonesto, e quindi indegno di ricoprire il ruolo di primo ministro, di fronte agli italiani la magistratura è riuscita a dimostrare esattamente il contrario. E' il personaggio più sotto controllo d'Italia. Quante cosche si sarebbero potute sgominare se nei loro confronti fosse stata adoperata la stessa solerzia utilizzata nei confronti del cittadino Berlusconi?

Per inaugurare una «nuova stagione» Veltroni e il Pd devono capire ciò che la maggioranza degli italiani ha dimostrato di sapere da sempre. Che il "caso Berlusconi" è in realtà la quintessenza del "caso giustizia" in Italia. Che non è mai esistito l'imputato Berlusconi che si faceva eleggere premier per sfuggire ai processi; è esistita ed esiste, invece, una magistratura politicizzata che - prima per aiutare una parte politica contro l'altra, poi per difendere se stessa, i propri privilegi e l'enorme potere di influenza acquisito in questi anni sugli altri poteri, legislativo ed esecutivo - non esita a colpire e a ricattare i governi democraticamente eletti, impedendo loro di riformare la giustizia e persino solo di governare.

Ed è strano che neanche quanto accaduto all'ex ministro Mastella e al governo Prodi, per opera di quello strano personaggio del procuratore si Santa Maria Capua Vetere, abbia aperto gli occhi al centrosinistra. Gli emendamenti Vizzini-Berselli, il "lodo Schifani", che mette le cariche istituzionali al riparo dalle incursioni della magistratura per tutto il tempo del loro mandato, non sono norme «salva-premier», sono norme salva-politica.

In una democrazia un governo eletto ha il dovere di governare e non può essere minacciato o impedito da un pubblico ministero qualunque in cerca di protagonismo, nella migliore delle ipotesi. La sospensione per legge dei processi riguardanti determinati reati è certamente un'anomalia, determinata però - è questo il punto - da una anomalia più generale che la precede e che la rende necessaria, e che davvero non ha eguali in altri Paesi.

Per cambiare davvero «stagione» il Pd deve riconoscere che l'anomalia, l'"emergenza democratica", è nella magistratura, non in Berlusconi. Finché non si convincerà sinceramente di questo, finché non ci sarà una lettura condivisa dei turbolenti rapporti tra politica e magistratura negli ultimi 15 anni, e finché non ci sarà la volontà reale, oltre la retorica, di riportare la magistratura all'interno dei suoi confini, Veltroni potrà annunciare tutte le «nuove stagioni» che vuole, ma rimarrà prigioniero della vecchia.

Purtroppo, invece, adesso Veltroni fa retromarcia anche sulla scelta di far correre il Pd da solo e si mette in cerca di nuove alleanze, a cominciare da quella ultra-fallimentare con Rifondazione. Si torna al segretario buono per - e disposto a - tutte le linee, pur di non rischiare di farsi scalzare. Fino a ieri era il Veltroni dell'"andiamo da soli", ma da oggi è pronto a giocare con le vecchie alleanze, per anticipare e spiazzare gli avversari interni. D'Alema su tutti, che continua a coltivare l'idea di un "nuovo centrosinistra", da Casini a Bertinotti, da fondare sul proporzionalismo alla tedesca, sull'anti-bipartitismo e l'anti-presidenzialismo. Auguri.

La prima sentenza uscita da questo avvio di legislatura è che Veltroni non ha saputo perdere. Non è disposto a rischiare in proprio per far maturare le scelte in cui, almeno per un momento, ha creduto.

10 comments:

Anonymous said...

Veramente, nelle migliori delle ipotesi, l'emergenza democratica starebbe anche lì dove per risolvere il male della magistratura antiberlusconiana si pone Berlusconi al di sopra di *tutta* la magistratura, è su questo paradosso che continua a perpetuarsi l'equivoco. Non mi meraviglio che tu non te ne accorga, fortuna che non sei magistrato perché non mi sentirei tutelato nemmeno dalla *tua* imparzialità

Anonymous said...

http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/politica/sondaggi-2008/giustizia-sondaggio/giustizia-sondaggio.html

Anonymous said...

Negli ultimi tempi concordo con te su tutta la linea, senza nemmeno una sbavatura. Ma resto comunque pessimista ad oltranza. Il problema è che gli elettori di Veltroni, nutriti da anni dal giornalismo di Repubblica e da quello di Rai3, somigliano molto di più a Di Pietro di quanto lo stesso Veltroni potesse aver immaginato. Qualche sondaggio privato nelle ultime settimane gli avrà confermato che proseguendo sulla strada che aveva scelto sarebbe stata terra bruciata. Non è nemmeno colpa di Veltroni in sé, io stesso gli avevo attribuito scarso carattere, ma la patologia degli italiani è speciale e molto più selvaggia, come direbbe Hannibal Lecter in uno dei suoi film. Educati al disprezzo e all'odio dell'uomo Berlusconi, prima ancora che del politico, senza questo disprezzo e rifiuto antropologico l'elettorato del PD è come una nave in bonaccia, infastidita e affranta. Basta un piccolo vento, poi trasformato in tempesta dai soliti maitre a pensér, e tutto torna come prima. Berlusconi deve ritirarsi dalla politica, perché non riuscirà mai, assolutamente mai, a realizzare un qualsiasi programma. La sua figura è stata bruciata per sempre, e chi non gli ha dato mai un centesimo di fiducia non vacillerà mai più da questa linea. In questo modo i "terzi poteri" italiani avranno sempre le spalle coperte. La "vecchia stagione" è in realtà l'Italia, così com'è, e così come probabilmente sarà per altre due o tre generazioni. Certo non sarà Veltroni a cambiarla, qui e ora.

Anonymous said...

Woody, non sarei così pessimista.
Gli antiberlusconiani a oltranza parlano ormai soprattutto per convincere se stessi e le truppe dell'armata in rotta.
E poi figurati se l'Italia per cambiare deve aspettare Veltroni, che non è capace di cambiare neanche la carta da parati a casa sua

Anonymous said...

E' difficile trovare un post su cui
poter dissentire così radicalmente...Grazie per averlo scritto!
Non c'è una sola osservazione che si salva.. è un prodigio, un capolavoro. Anche l'insulto alla verità è una prova di intelligenza, sprecata purtroppo.
Ad esempio, è vero che Berlusconi si è salvato sempre, non è vero che è stato sempre assolto (la prescrizione è un altra cosa, come ben sai). E comunque, se ti fosse minimamente documentato, ti saresti formato un'opinione più corretta sull'attuale processo in corso dove - a giudicare dagli atti processuali - nessun giudice degno di questo nome manderebbe assolto l'imputato.
Il primato della politica (al quale anch'io credo) non significa che chi riceve il 51% (o il 55%, o il 60%) dei consensi possa riscrivere le regole a pèroprio uso e consumo. La norma salva-processi è incostituzionale, lo sai e sai anche che sarà cassata dalla Corte (spero che tu abbia letto le incredibili distorsioni che genera tra reati, e poi lede il principio dell'obbligatorietà delle legge penale); è utilizzata spregiudicatamente dal Cainano per negoziare una riedizione del lodo Schifani.
Come dicono oggi quesi sovversi dell'Economist, la verità è che, ancora una volta, «dietro la cortina di fumo, Mr Berlusconi sta di nuovo raccogliendo i frutti della carica». Ma l'anima bella di Jimmomo pensa che stia rendendo più efficiente la risposta giudiziaria. Non ci sono parole ( e se le avessi, non sarebbero ripetibili...)

Anonymous said...

"Dal 1994 Berlusconi è stato processato decine di volte, per una serie disparata di reati che vanno dalla corruzione alla mafia, e mai condannato."
Vero, ma nemmeno sempre assolto: Berlusconi ha avuto tre prescrizioni, due amnistie ed una assoluzione a causa di una legge che ha fatto il suo stesso governo.
Inoltre, in buona parte dei processi, non si sono rinvenute solo le responsabilità penali di Berlusconi, mentre i fatti sono stati acclarati e hanno portato a condanne a buona parte dei più stretti collaboratori di Berlusconi. Che sono rimasti esattamente negli stessi rapporti con Berlusconi.
Questo cambia di molto il tuo modo di vedere le cose.

Anonymous said...

ma poi diamojela pure st'impunità personale!
ma senza bloccare tutti i processi con pene al di sotto i dieci anni(tipo furto, estorsione,stupro...alla faccia della sicurezza dei cittadini).

ma il voler pure avere ragione no, per favore.
è già abbastanza patetico così da parte tua, jimmomo

JimMomo said...

Cari anonimi, l'idea che dimostrate di avere dell'istituto della prescrizione mi conforta sulla giustezza delle mie opinioni.

P.S. il processo Mills è l'assurdo tentativo di dimostrare che un assistito ha pagato il suo avvocato per "mentire" in un processo. Ci sarà da ridere.

Anonymous said...

Ma allora se il processo Mills è così assurdo e ridicolo, non ci fa più bella figura a farsi processare e assolvere? Non dovrebbe avere alcun problema e in più la magistratura verrebbe battuta sul suo stesso terreno, sottraendosi al giudizio fa solo il gioco dei suoi avversarsi

Anonymous said...

"non è vero che è stato sempre assolto (la prescrizione è un altra cosa, come ben sai)"

Premessa: mettiamo da parte Berlusconi e le sue vicende con la giustizia. In questa sede non mi interessano minimamente.
La cosa che mi lascia basito è la concezione dilagante che si ha della pescrizione. Ormai prescritto è divenuto sinomino di colpevole.

Sbaglio, o la prescrizione interviene quando un processo non arriva a conclusione nei termini indicati dalla legge? E sbaglio o un cittadino, come sancisce la Costituzione, è innocente fino a un'eventuale condanna in III grado di giudizio? Qunidi, se il processo non arriva a conclusione perché scaduti i termini di legge, in base a cosa l'imputato (innocente fino a prova contraria) resta "macchiato"?
O vorremmo far ricadere le conseguenze della lentezza della giustizia sulle spalle dell'imputato? Vale a dire: il processo non si è concluso, sentenza definitiva non è stata emessa, manca l'assoluzione, imputato sverginato a vita.
Assurdo.