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Friday, January 28, 2005

Il giorno dopo. A riporre le foto in soffitta

La proclamazione dello Stato d'IsraeleLa mia scelta per la giornata di ieri in memoria della Shoah è stata quella di non interessarmi alle varie commemorazioni ufficiali, ma di ricordare (con il titolo "Basta discorsi contriti. Israele nell'Ue ora!", e la foto della proclamazione dello Stato d'Israele) che c'è un progetto concreto capace di andare oltre i soliti discorsi, di "trasformare" il progetto europeo in qualcosa che non si limiti a prendere atto, ma che agisca di conseguenza. Due blog hanno saputo far meglio di me, esprimendo ciò che molti di noi hanno sentito nel cuore ieri.
«Bellissimi gli interventi dei vari capi di stato e di governo, oggi ad Auschwitz. Peccato, però, che da questi discorsi emerga una rappresentazione della Shoah come di una parentesi del tutto avulsa dalla storia. Come se quel che è accaduto non fosse possibile in Europa senza l'avvento di Hitler al potere in Germania (è l'assurda tesi della pazzia del Fuhrer). Come se non ci fosse stato un prima e non ci fosse stato un dopo». Harry
Purtroppo, la tesi della pazzia di Hitler è il più eclatante caso di rimozione della storia europea. Gli storici per fortuna, e da tempo, hanno messo un po' di cose al loro posto, ma nell'opinione comune...
Manca una consapevolezza che 1972 ha saputo ben descrivere, mettendoci in guardia da ogni «pretesa unicità» della Shoah. Questa «pretesa unicità» più di ogni altra cosa apre la strada al ripetersi dei genocidi e alla nostra indifferenza.
«Nella pretesa unicità della Shoah si nasconde il rischio della rimozione di tutto quanto Shoah non sia. Ma non si può capire l'Olocausto senza inserirlo nella storia dei totalitarismi del XX secolo. Non si possono onorarne le vittime senza costruire giorno dopo giorno una coscienza antitotalitaria complessiva, integrale, assoluta. E' proprio perché questa presa di coscienza collettiva non si è realizzata (e in molti casi non è nemmeno cominciata) che dopo quell'unicum ce ne sono stati molti altri. E non è finita. Se proprio oggi qualcuno avesse avuto finalmente il coraggio di collocare Auschwitz dentro la storia, avrebbe certamente contribuito a colmare il divario che separa il ricordare dal non dimenticare per non ripetere. Non basta dire mai più. Bisogna crederci sempre e in qualunque luogo.
(...)
Anche se erano tutti insieme, c'è una differenza fra i sopravvissuti presenti oggi alla cerimonia e i rappresentanti di quarantaquattro nazioni chiamati a rievocare l'orrore di Auschwitz: questi ultimi hanno ricordato, i primi non dimenticheranno. Il senso del dovere e il peso della memoria hanno ispirato i discorsi ufficiali, la pena quotidiana dell'incancellabile ha accompagnato i silenzi privati».

3 comments:

Anonymous said...

Solo adesso mi rendo conto che si possono postare commenti anche senza essere registrati .. credo dovresti mettere un piccola segnalzione al riguardo!

Oggi però c'era un articolo di Dino Cofrancesco sul Riformista che ribadiva l'unicità della shoah ... e ieri a tavola ho litigato con mia madre e mie sorella proprio relativamente a tale argomento ....

Inoz

Anonymous said...

grazie!

harry.

JimMomo said...

La reazione è comprensibile. Gli ebrei stessi tendono a sostenere in modo quasi religioso l'unicità della Shoah. Per dimensioni, calcolo e freddezza con cui la "soluzione finale" è stata condotta forse.

L'unicità di un fenomeno è un modo per rafforzarne la gravità, ma - a questo bisogna essere attenti - anche un modo per non credere alla possibilità della sua ripetizione storica. Purtroppo, l'istinto inconscio prevalente, mi sembra il secondo.

Deve essere chiaro che non si vuole in alcun modo sminuire la tragedia, ma non ci illudiamo che l'umanità abbia imparato e che non si possa ripetere.