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Monday, January 24, 2005

Remare contro la storia, e assumersene la responsabilità

A mettere in luce tutte le contraddizioni e le inadeguatezze storiche della sinistra italiana nei confronti dello scenario internazionale è, nel suo editoriale di oggi che vorremmo trascrivere tutto, Giuliano Ferrara. "Cosa pensano i capi dell'Ulivo delle elezioni in Iraq?" si chiede il direttore del Foglio.

Il voto è domenica prossima, che si tratti di «un tormentato ma gigantesco esperimento di democrazia in una parte di mondo che la democrazia non la conosce e la teme» è opinione diffusa tra autorevoli commentatori. Al Quaeda e i controrivoluzionari baathisti infliggono duri colpi al nuovo Iraq che nonostante tutto tenta di darsi una costituzione e un governo rappresentativo. Sono molti però, nella sinistra italiana a definire queste elezioni una "fiction":

«Erano dall'altra parte quando con la benedizione dell'Onu e della coalizione più multilaterale della storia, compresi tutti gli europei e la maggioranza dei paesi arabi, Saddam fu scacciato dal Kuwait, che aveva invaso. Erano dall'altra parte quando a Milosevic è stato impedito di compiere fino in fondo il massacro etnico nei Balcani. Erano dall'altra parte quando in Afghanistan sono stati smantellati i campi di addestramento di Osama bin Laden e il regime talebano che li proteggeva mentre proibiva la musica, la libertà delle donne, il taglio della barba. Erano dall'altra parte quando gli afghani hanno votato in massa per provarci anche loro a uscire dal buio.

Erano dall'altra parte quando in Iraq la cupa sicurezza della tirannia è stata sostituita dalle incognite della libertà, dalla nascita dei giornali e delle tv libere, dal ripristino delle processioni e dei diritti religiosi, dal formarsi di partiti e di un nucleo iniziale di rappresentatività civile e politica, dallo sforzo di riorganizzare le libertà economiche, dal tentativo costituente di introdurre corti di giustizia e istituzioni civili, di legittimare con il voto e non con la violenza una nuova classe dirigente, dirimendo con la conta invece che con il taglio delle teste i drammatici problemi».
Questi chiamano «resistenza la reazione terrorista alla rivoluzione della libertà». Ok, dice Ferrara, «in democrazia si può sostenere qualunque idea», ma secondo quale criterio si considerano poi «di sinistra, qualsiasi cosa voglia dire sinistra, e a credersi campioni di moralità, qualsiasi cosa voglia dire moralità?». Una domanda che non riguarda tanto loro stessi, ma chi, dice Ferrara, «li ha messi nelle liste dell'Ulivo» e li ha fatti eleggere dal proprio popolo, «chi ha dato a queste posizioni uno statuto e una legittimità politica». Cosa pensano Prodi, Fassino, D'Alema e Rutelli delle elezioni irachene?
«Che si possa dubitare sulla differenza tra chi si batte per la nascita e l'affermazione del diritto di voto e chi manda le autobombe contro le urne? Hanno pensato che la guerra contro Saddam Hussein fosse un errore, d'accordo, ma che cos'altro pensano?»

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