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Thursday, January 27, 2005

Le lacrime vere

Trionfo del buon senso sulle elefantiadi. Bush non è Buttiglione, e Rocca gli rende giustizia

Christian Rocca con un solo, semplicissimo articolo alla portata di tutti, spazza via in un sol scolpo le migliaia di elucubrazioni impartiteci in questi mesi da Agnoli e dall'elefantino. Prima ricorda a tutti cosa stabilisce la legge, «robbetta da treccartari», poi l'affondo. Primo, in Italia, «gli sponsor politici della ricerca sulle staminali, cioè i radicali» non hanno mai parlato di guarigioni miracolose, semmai di «prospettive future», come le chiama il prof. Vescovi, di fronte alle quali il compito della ricerca sarebbe proprio quello di andare avanti. E invece:
«Incomprensibilmente dice di no. Meglio non ricercare, non esplorare quella possibilità che lui stesso (Vescovi) ci ha descritto. Ma che studioso è uno che non vuole studiare? O è come Massimo Moratti che pensa di vincere (e non vince) facendo a meno della stamina di Roberto Carlos e di Cannavaro, oppure la decisione del ricercatore di non ricercare è dettata dall'Alto. E con la scienza non c'entra più niente».
Rocca ha inoltre il merito di precisare - anche a quei radicali in trance agonistica antibushiana e a Giuliano Ferrara - che Bush non c'entra niente con Buttiglione e Giovanardi (qui l'avevo ripetuto più volte), che in America la separazione tra Stato e Chiesa, la laicità delle istituzioni, non è a rischio e che faremmo bene a guardare in casa nostra.
«Uno come George W. Bush, che passa per un fondamentalista religioso teleguidato dagli evangelici, ha autorizzato ­ ripeto: ha autorizzato ­ per la prima volta nella storia della Casa Bianca finanziamenti federali per la ricerca sugli embrioni, ovviamente su quelli già esistenti.
(...)
La posizione di Bush è ragionevole, sia dal punto di vista laico sia da quello religioso, a meno che non si scada nel laicismo integralista o nell'agnolismo.
(...)
La politica di Bush è questa: no alla creazione di embrioni in laboratorio con i soldi dei contribuenti perché parte di quei contribuenti, cioè i cristiani, crede che sperimentare sugli embrioni sia omicidio; sì alla ricerca sugli embrioni esistenti destinati a morire; sì, visto che l'America è un paese religiosamente laico, a tutte le iniziative di ricerca scientifica finanziate dai privati».
Attenzione però, se la scienza ci riservasse delle soprese improvvise, trovando il modo di curare terribili malattie con le cellule staminali embrionali, Vaticano e retrogadi verranno travolti come fu per il primo trapianto di cuore, e si mangieranno le mani per non aver affrontato da subito la questione morale della tutela sia dell'embrione sia del malato.
«Se l'embrione non è muffa, certo non lo è nemmeno Luca Coscioni, a meno che non lo si voglia lasciare ammuffire. Meglio tutelare un embrione oppure salvare un essere umano in carne e ossa di anni 37? (...) Ci siamo dimenticati che a differenza dell'embrione vivente e della statuetta lacrimante, Luca è respirante e pensante. Come noi. Luca-siamo-noi, non in atto né in potenza, ma qui e ora. Preferire l'embrione-vita alla vita-di-Coscioni equivale a credere che ci sia vita nella Madonna di Civitavecchia. Tanto poi chi se ne fotte se nel mondo c'è chi lacrima davvero».
Ieri un bel colpo lo aveva assestato, sempre sul Foglio, Maurizio Crippa:
«La bizzarra aporia di un giornale che prende sul serio le radici cristiane dell'Europa, che prende sul serio anche Marcello Pera quando fa catechismo, che prende sul serissimo Rocco Buttiglione quando sbaglia le risposte in sede europea, che prende sul serio pure le intemerate del polveroso Francesco Agnoli contro una Democrazia cristiana che in quarant'anni ha contribuito a demolire la Chiesa molto meno di quanto abbia fatto il di lui padre con un solo referendum, che prende sul serio addirittura il "cattolicesimo perfetto" di un grande artista, ma gnosticheggiante, come Raffaello, ma di fronte al più banalmente fattuale aspetto del cristianesimo, cioè l'ipotesi che un Altro esista davvero (e dunque, volendo, faccia pure i miracoli) preferisce il buon vecchio scetticismo ateista, o lo sberleffo sulla new age.

Mi dirà che in materia vale il geniale ossimoro dell'ateismo devoto. E tuttavia: quel che trovo bizzarro non è che il Foglio non creda ai miracoli, è che prenda per buono tutto il resto».

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