Come spiega stamani Francesco Verderami sul Corriere della Sera, i due leader del centrodestra e del centrosinistra puntano sull'astensionismo per aggirare e sabotare referendum scomodi. Una convergenza "antropologica" più che politica, che offre un altro elemento ai Radicali per sostenere la piena sovrapponibilità dei due Poli di questo regime partitocratico.
C'è un però. Se l'informazione - stampa e tv (il Corriere di questi giorni ci fa sperare) - faranno il loro dovere, sarà impossibile per alcuni esponenti, soprattutto gli ultra cattolici della maggioranza, non difendere la legge, contribuendo loro malgrado a mobilitare il popolo dei Sì.
E i Ds, co-promotori dei quesiti rimasti? Fassino sta alla finestra: da una parte dice che è «illuso chi scommette sulle astensioni», dall'altra non vuole l’abbinamento fra voto regionale e referendario (!), chiedendo di votare prima del 12 giugno. Per fare pressioni sul segretario tenteranno la carta dell'accusa di zapaterismo.
Le gerarchie ecclesiastiche si preprarano a fare campagna per l'astensione. E' questa la tendenza di cui riferisce Luigi Accattoli sul Corriere: meglio votare che cambiare in Parlamento, meglio l'astensione - suggerita, mai esplicita - che la campagna per il no. Ma il vaticanista del Corriere apre uno spiraglio ai referendari: se l'informazione farà il suo mestiere, «la Cei non si limiterà a far parlare associazioni, forum e comitati. Parlerà in prima persona e troverà il modo di avere in appoggio la voce del Papa». Ci sono spazi per aprire un confronto.
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