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Monday, January 24, 2005

Una storia di identità: voluta, progettata e realizzata

Churchill e Roosevelt a largo di Terranova
«La democrazia è la peggiore forma di governo eccetto tutte le altre forme che sono state provate»
Camera dei Comuni, 11 novembre 1947
Quarant'anni fa, il 24 gennaio 1965, moriva a Londra sir Winston Churchill. Condusse la Gran Bretagna attraverso i drammatici anni e gli infiniti lutti della seconda guerra mondiale infondendo nei sudditi dell'impero il coraggio e le convinzioni ideali senza le quali non sarebbe stata possibile la vittoria finale.

Forse l'impresa dal più alto valore politico che compì fu, il 14 agosto 1941, la firma della Carta Atlantica. L'8 agosto '41, ad Argentia, nella baia di Placentia (Terranova), raggiunse a bordo della corazzata Prince of Wales il presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt, a sua volta giunto in totale segretezza a bordo dell'incrociatore Augusta. Il presidente è uscito a pesca, fu diffuso ai media dalla Casa Bianca, mentre in Gran Bretagna, paese in guerra, vigeva la censura. Il giorno dopo, a bordo della Prince of Wales, ebbe inizio la conferenza che produsse la Carta Atlantica.

Churchill ebbe il merito di mettere da parte l'orgoglio imperiale britannico per ottenere uno scopo che intuì essere letteralmente di vitale importanza: far uscire gli Stati Uniti dall'isolazionismo e convincerli ad essere coinvolti apertamente nella lotta contro il nazifascismo. A questo scopo seppe subordinare ogni cosa. Firmando quel documento era consapevole di porre di fatto le basi per la fine dell'Impero britannico. In una delle clausole della Carta che definiva gli assetti post-bellici vi era infatti il principio dell'autogoverno delle nazioni, che al termine delle ostilità doveva essere riconosciuto da tutte le potenze europee senza deroghe.

La Carta Atlantica ha però una grande importanza perché rappresentò - e rappresenta ancora - il manifesto ideale, il progetto di identità - per usare un termine comune di questi tempi - che le democrazie occidentali si diedero per lottare contro il nazismo. I valori condivisi per i quali unire tutti gli sforzi, l'espressione di un "voler essere", di un progetto dinamico da realizzare. Se fosse stato un manifesto utile solo a riaffermare radici fisse ed eredità del passato non se ne sarebbe fatto nulla.

Al termine della guerra, nel 1946, nel discorso pronunciato a Fulton (Usa), Churchill coniò l'espressione «cortina di ferro», a indicare l'inizio di una nuova epoca caratterizzata dalla divisione dell'Europa, e poi del mondo, in due blocchi contrapposti, uno occidentale e democratico, l'altro orientale e dominato dai sovietici. Intuì ben prima di Roosevelt che con la vittoria sul nazismo l'umanità non avrebbe vissuto l'«avvenire felice» che i due leader avevano immaginato, ma che ci sarebbe stato da lottare contro l'espansione di un altro Impero del Male, quello sovietico. Oggi, l'eredità della Carta Atlantica può essere ammirata ogni volta che i popoli liberi collaborano per salvare o proteggere i popoli oppressi da tirannie e terrorismi.
«Un appeaser è uno che nutre un coccodrillo - sperando di venire divorato per ultimo».
Risorse:

  • Il testo della Carta Atlantica
  • I documenti della conferenza
  • Churchill Centre
  • Ricostruzione e analisi di Ron C. Robbins
  • 1965: Last farewell to Churchill (BBC)

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