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Saturday, September 24, 2005

L'acqua fresca di Fiuggi/2

Ottimo clima a Fiuggi, alla Convention Sdi-Radicali per il lancio del nuovo soggetto laico, liberale, socialista, radicale. Tra i leader l'intesa c'è già e si vede, si respira. La platea radicale è un po' più calda, mentre quella socialista più freddina, sulle sue, ma sarà l'età. Non c'è un socialista critico sull'operazione. Qualcuno della vecchia guardia sente l'odore dei tempi migliori. Ottimo l'intervento di Gianluca Quadrana, presidente dei giovani socialisti, blairiano e ben più brillante di molti big.

Fassino interverrà domani o domenica, Rutelli oggi ha fatto sapere che sul nuovo soggetto per lui non ci sono problemi. Mastella non fa paura (a forza di tirare la corda "O io o loro" rischia che L'Unione dica "loro", i radicali) ammesso che a qualcuno non venga la tentazione di farne un alibi. Manca solo l'ultimo e più grosso ostacolo: Romano Prodi. Ma dall'aria che tira direi che stavolta non sarà come per le regionali. Ai Ds è prezioso un soggetto nuovo che bilanci l'asse politico della coalizione, che si esponga sulla laicità riequilibrando l'attuale eccesso di prudenza nei rapporti con la Cei e che possa rappresentare una buona sponda per uscire dall'angolo in cui spesso sono chiusi dalla doppia coppia Prodi-Bertinotti e Rutelli-Ruini.

Molto incoraggiante il «documento d'ingresso». Ricco preambolo storico-ideale, tra le proposte concrete quelle radicali di sempre sono tutte sul tavolo (ripeto: tutte). Fila tutto liscio su diritti civili, giustizia e legalità mentre ci sarà ancora ancora molto da lavorare sulla politica internazionale. Preoccupa davvero invece il capitolo economia, dove manca una visione d'insieme e non è neanche abbozzata una politica economica in grado di rilanciare lo sviluppo del paese, se si esclude un riferimento ancora troppo vago alle politiche di Tony Blair (che però partiva da un decennio thatcheriano).

L'impressione che se ne ricava è di una serie slegata di proposte anche buone che rischiano di perdersi se non inserite in un progetto più ampio e con un approccio coerente. E' così difficile riconoscere che questo paese ha bisogno di una dieta thatcheriana? Se non si ha ancora il coraggio di dirselo in faccia, chiamiamola pippo questa dieta, ma occorre iniziarla. (Nota: servirebbe un Della Vedova). Dieta thatcheriana per la spesa pubblica; ricostituente blairiano per mercato, lavoro, impresa, formazione e innovazione.

Due liete sorprese. 1) Il segretario della Uil Luigi Angeletti interviene con un poderoso discorso sulle libertà. Economiche e individuali. «Non sono un lusso», ma una condizione irrinunciabile. Pensare che la libertà generi disuguaglianza è «conservatorismo di sinistra». Per avere più giustizia non bisogna ridurre la libertà. Cita se stesso, forse senza neanche rendersene conto, quando critica il riformismo che è mediazione di interessi costituiti. Il fatto che la cultura della libertà sia in minoranza è un problema, ma occore evitare che nel centrosinistra prevalgano le risposte conservatrici: il necessario scontro tra sinistra liberale e neocomunista.

Invita i socialisti ad avere coraggio. A non limitarsi a presidiare uno spazio politico, ma a parlare a tutta la società (fu Craxi l'ultimo capace di farlo). Se fu svolta o presa per il culo, lo vedremo, ma il suo discorso di oggi rimane agli atti.

2) Massimo Teodori si è accorto che di là le libertà non sono più di casa. Il liberalismo non si può storpiare all'infinito e l'americano se ne rende conto.

1 comment:

Anonymous said...

A parte Teodori, del cui intervento non ho capito bene il senso se non, forse, in termini di tempestivo ricollocamento (sono troppo malizioso? Daltronde la sua homepage si apre con una citazione di Bob Dylan: "You don't need the Weatherman to know where the wind blows"...)...

...mi urge più che altro dissentire su Angeletti. Mi ha fatto una certa impressione sentire il segretario della UIL applaudito come nuovo alfiere del libertarismo, che tanto è cosa di cui nella vita non si occupa praticamente mai; e nessuno che gli abbia detto manco una parolina (correggimi se sbaglio) sul merito delle sue azioni e posizioni inerenti l’esercizio del suo potere di capo del sindacato – su quello, cioè, che fa concretamente tutti i giorni.
Ovviamente "il compagno Angeletti" è “il solito” Angeletti del “solito” sindacato: uno che non tre anni, ma appena tre mesi fa nei suoi interventi ufficiali accusava “la destra” di populismo per aver “cercato di dire che la sinistra tutela gli inclusi, che i sindacati difendono solo i propri iscritti, trascurano i disoccupati, non si interessano del lavoro nero, fanno finta di non vedere” (cioè, se non sbaglio, esattamente le stesse cose, verissime, che dei sindacati e della sinistra hanno insistentemente “cercato di dire” in questi anni i radicali); e, pur pronunciandosi furbescamente a favore della riduzione delle tasse, sosteneva, bertinottescamente, che essa non può essere finanziata con la riduzione dello stato sociale, ma deve essere finanziata con lo sviluppo, finendo per proporre una bella lotta per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici senza però licenziarne manco uno, in quanto in Italia, a suo dire, “abbiamo il più basso numero di dipendenti pubblici per abitante, e sono quelli peggio pagati”.
Angeletti è e rimane, insomma, uno secondo cui non si tratta di smobilitare nemmeno un pezzettino dell’apparato socialburocratico con cui abbiamo a che fare, bensì, al contrario, di “risolvere l’anomalia di questo Paese che rispetto a Francia e Germania ha la minore spesa pubblica procapite, il minor numero di addetti pubblici per abitante e la più alta evasione fiscale contributiva d’Europa".
Altro che Blair..........
:-(