Il Dipartimento di Giustizia americano ha comunicato a una Corte del Texas di ritenere non processabile Papa Benedetto XVI, in quanto gode di immunità per la sua carica di Capo di Stato. Tre vittime di molestie sessuali da parte di un seminarista di Houston avevano chiamato in causa l'allora Cardinal Ratzinger, accusandolo di aver dato copertura alla vicenda con il suo operato, quando era ancora il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. (Leggi la storia)
Il giudice Lee Rosenthal, che presiede la causa legale a Houston, non si è per il momento pronunciato, ma il giudizio sulla non processabilità da parte del rappresentante del governo, il viceprocuratore federale Peter Keisler, è da ritenersi vincolante. Nel 1994 una causa analoga avviata sempre in Texas contro Papa Giovanni Paolo II fu chiusa dopo che il l'amministrazione Clinton si era pronunciata in modo simile. Nel proprio parere, il procuratore Keisler ha indicato la carica di Capo di Stato assunta nel frattempo dall'ex cardinale Ratzinger, sottolineando che il procedimento giudiziario sarebbe «incompatibile con gli interessi di politica estera degli Stati Uniti».
L'avvocato che assiste le vittime, Daniel Shea, ha chiamato in causa l'ex cardinale per alcuni documenti scritti nel 2001 nei quali ordinava ai membri del clero, pena la scomunica, di tenere all'oscuro delle autorità civili i casi di abusi, che andavano gestiti nel segreto dai tribunali ecclesiastici. L'avvocato ha già fatto sapere che se il giudice decreterà la chiusura del processo, porterà davanti alla Corte Suprema il riconoscimento da parte del governo degli Stati Uniti della Chiesa cattolica, una religione, come uno Stato, fatto che a suo avviso violerebbe il Primo emendamento alla Costituzione che sancisce la separazione tra Chiesa e Stato.
Attenzione. La vera questione non è tanto, o non solo, morale e religiosa, cioè la diffusione della pratica degli abusi sessuali tra i preti cattolici, ma il conflitto tra giurisdizione dello Stato e giurisdizione della Chiesa. La Chiesa cattolica dovrà pur decidere una buona volta se vuol essere Stato o Chiesa; e comunque insabbiare crimini commessi da propri aderenti sul territorio di uno stato sovrano rimane un preciso reato: favoreggiamento.
Ma la giornata di ieri si è chiusa con una cattiva notizia per il Vaticano. Il procuratore capo per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia Carla Del Ponte ha accusato la chiesa cattolica croata di nascondere nei suoi edifici il criminale di guerra croato Gen. Ante Gotovina. La Del Ponte ha deciso di rendere nota la vicenda dopo che il Vaticano si è rifiutato di cooperare nelle ricerche e di dare informazioni.
1 comment:
Vaticano: nessuna copertura per il generale Gotovina, ricercato per crimini di guerra nell’ex Yugoslavia
Risposta alle dichiarazioni del procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale
CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 20 settembre 2005 (ZENIT.org).- La Santa Sede non ha offerto alcun tipo di copertura al presunto criminale di guerra croato Ante Gotovina, ha chiarito questo martedì in un comunicato ufficiale.
Il portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls ha dichiarato di attendere dal procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex Yogoslavia, Carla del Ponte, ulteriori informazioni per poter collaborare alla sua ricerca e alla cattura.
Il Direttore della Sala Stampa vaticana ha distribuito una nota per far luce sulle dichiarazioni di Carla del Ponte concesse questo martedì al quotidiano britannico “The Daily Telegraph” dal titolo "Vatican accused of shielding 'war criminal'", in cui si afferma che il Vaticano potrebbe segnalare esattamente in quale degli ottanta monasteri cattolici della Croazia abbia trovato rifugio il generale Gotovina.
Gotovina, 49 anni, è uno degli uomini più ricercati per crimini di guerra nell’ex Yugoslavia insieme al leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic e al generale Ratko Mladic.
“Nell’incontro che l’Arcivescovo Giovanni Lajolo, Segretario per i Rapporti con gli Stati, ebbe con la Sig.ra Carla Del Ponte, Procuratore Capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia, in risposta alla sua richiesta di informazioni e di interventi Mons. Lajolo fece presente che la Segreteria di Stato non è un organo della Santa Sede che possa collaborare istituzionalmente con i Tribunali”, ha spiegato il portavoce vaticano.
“L’Arcivescovo Lajolo chiese per altro alla Sig.ra Del Ponte di indicare con una certa precisione gli indizi in base ai quali essa riteneva che il Generale Ante Gotovina fosse rifugiato in determinati edifici religiosi in Croazia, al fini di poter entrare in contatto con la competente autorità ecclesiastica; precedenti sondaggi avevano infatti dato esito negativo”, ha proseguito.
“Alla richiesta di Mons. Lajolo la Sig.ra Del Ponte non ha finora corrisposto in alcun modo”.
Gotovina vive in un luogo segreto dal 2001, quando è stato accusato di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità.
ZI05092009
Post a Comment