I conservatori «intelligenti» di cui parla Mario Ricciardi oggi su il Riformista (ripercorrendo la storia del caso inglese nel '54), che «non si fanno dettare le linee dalle chiese», sanno anche liberarsi dell'ossessione per il "diverso" e mirare al conservatorismo migliore. Non vi pare infatti curioso che proprio chi critica il disordine e la promiscuità della vita sentimentale degli omosessuali si opponga ai Pacs? Se è vero che lo Stato "premia" il matrimonio rispetto alla semplice convivenza non per discriminazione, ma per la funzione di coesione sociale degli impegni che i coniugi sottoscrivono l'uno nei confronti dell'altro ed entrambi nei confronti della società, allora più il patto civile di solidarietà che il legislatore vorrà istituire si avvicinerà allo status di "piccolo matrimonio", maggiore sarà la sua rilevanza pubblica e la sua funzione di stabilità sociale. Mentre i contratti di convivenza solidale proposti da Rutelli rischiano di estendere benefici anche a chi si sia assunto deboli responsabilità e di causare infinite liti legali. Se fossi un conservatore, sarei il primo sostenitore di queste forme di stabilità sociali, rallegrandomi del desiderio degli omosessuali di aderire ai valori tradizionali piuttosto che combatterli. A prescindere dal sesso, matrimonio e patti a esso simili sono conservatori per definizione.
Di questo, del confuso dibattito tra liberali e conservatori di fronte alle unioni omosessuali tratta il mio articolo di oggi su Notizie Radicali.
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