«Le richieste americane ed europee e finanche di Kofi Annan erano semplici: condanna non ambigua del terrorismo, fuori i violatori dei diritti umani dalla Commissione sui diritti umani, trasparenza nella gestione interna. Le dittature, i paesi non allineati e la burocrazia Onu hanno detto di no».Ce lo diciamo chiaro e tondo che l'Onu è fallita? Non è un problema di riforma del Consiglio, di forze di peacekeeping, o di fondi, ma di principi fondanti ormai obsoleti. Occorreva trovarne di nuovi, se la sicurezza e i diritti dell'uomo sono ancora la "missione": la condanna del terrorismo, l'uso della forza, un diverso status per i paesi non democratici, che oggi non solo godono di totale immunità, ma deviano l'Onu dai suoi scopi. Negli Usa, a destra e a sinistra, già pensano al dopo. Quanto tempo ci vorrà perché gli europei se ne facciano una ragione? James Traub, sul New York Times, propone un'«Unione per la Pace e la Sicurezza». Il neocon Joshua Muravchik pensa a una pluralità di alleanze e istituzioni «per una politica estera internazionalista e multilaterale che attui i nobili obiettivi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite». Più convincente l'idea dei clintoniani Lindsay e Daalder, di una «formale Alleanza delle Democrazie», non come organizzazione internazionale, ma vera a propria alleanza che superi insieme Onu e Nato. Noi europei che abbiamo deciso? Vogliamo partecipare alla "rifondazione" del multilateralismo?
Il fatto è che gli europei sono in ritardo con la storia. A denunciarne i pregiudizi filo-palestinesi che hanno impedito e impediscono tuttora all'Europa di giocare un qualsiasi ruolo nelle crisi israelo-palestinese e agli stessi palestinesi di veder migliorare le loro condizioni è stato stamani Angelo Panebianco sul Corriere della Sera. In modo simbolico l'Europa potrebbe dimostrare di aver compreso i propri errori candidando al premio Nobel per la pace Ariel Sharon e Alì Al Sistani, come propone oggi Magdi Allam, per meriti acquisiti sul campo.
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