«Promuovere la democrazia nel mondo: se siete convinti che si tratti di uno slogan del presidente repubblicano George W. Bush, acerrimo nemico degli europei pacifisti, aggiornate i pregiudizi. Il 74% dei cittadini dell'Unione Europea, tre su quattro, dichiara che promuovere la libertà nei Paesi dove imperano i dittatori non è un'utopia velleitaria, ma un'ottima idea. Al contrario, solo il 51% degli americani è persuaso che valga la pena di disseminare democrazia all'estero. E, sorpresa numero 2, sapete chi la pensa esattamente come gli europei? Sono i cittadini americani che votano per i repubblicani di Bush a reagire come noi davanti alla speranza di fecondare il mondo con Miss Liberty: 76% a favore, mentre i democratici, che la vulgata della propaganda ignorante crede internazionalisti, è contraria al 57%».Gli americani, nonostante tutto, continuano ad avere un istinto isolazionista che li porta a diffidare di ogni avventura esterna. Viceversa, i governanti europei, nonostante l'opinione dei propri cittadini, non ritengono di dover muovere neanche un dito, o spostare neanche un centesimo, o spendere nemmeno una parola sulla promozione della democrazia.
La vera sorpresa, ma lo è un po' meno conoscendo la cultura politica americana, è che oggi i più isolazionisti sono tra i Democratici, da sempre internazionalisti, e per questo criticati dai repubblicani, mentre questi ultimi, sotto la leadership dell'amministrazione Bush, hanno abbracciato con convinzione, rivisto in funzione delle specificità dell'epoca storica e del conservatorismo, l'internazionalismo democratico che fu di Wilson e Roosevelt. Il pensiero neoconservatore non è estraneo a questo cambiamento.
La teoria secondo cui Bush, forte dell'influenza governativa sui media, sfrutti il terrorismo islamico per atterrire la società americana, condurre guerre d'interesse e legittimare così il suo potere, si rivela un luogo comune appena si ha l'umiltà di accostarsi ai fatti e al dibattito politico americano. Anche alla luce di questi sondaggi sembra chiaro che al cittadino americano del midwest (e il Bush isolazionista delle presidenziali del 2000 ne è un emblematico interprete) gliene fotte nulla del resto del mondo e che anche un presidente tributato di un grande consenso dopo l'11 settembre fatica le sette camice, prima per portare il paese in guerra contro Saddam, ma ancor di più per convincerlo a restarci per compiere la missione di democratizzare l'Iraq. E' costantemente sotto il fuoco dell'opposizione, tant'è che il 48% degli americani gli vota contro alle elezioni presidenziali. Insomma, la politica estera americana non sta subendo una deriva fascista e militarista condotta da una spectre di complottatori. Né gli americani sono così invasati da non parlar d'altro che di terrorismo e accettare supinamente l'impegno delle truppe all'estero.
1 comment:
Il punto non è cosa (la "democrazia"), ma come (esportarla, sì, ma con quali strumenti e quali logiche ...).
Idem sul terrorismo. E' evidente che va combattuto e che quelli di Al-Qaeda sono delle emerite bestie, ma tutto sta nell'accordarsi sugli strumenti di lotta (e quindi sull'analisi delle cause e dei rimedi).
Come la metti tu, mi pare semplicistica...
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