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Sunday, September 25, 2005

Iraq, una guerra «di cui andare fieri»

Il Corriere della Sera traduce un articolo di Christopher Hitchens già apparso sul numero del 5 settembre del settimanale neocon Weekly Standard con il quale avevo già titolato un post lo scorso 30 agosto.
Le ragioni per attaccare e rovesciare Saddam erano incontrovertibili. Christopher Hitchens non ha dubbi in proposito. E allora, si domanda il politologo statunitense, perché il presidente Bush non rivendica con orgoglio la giustezza della guerra? E soprattutto perché non si riconosce che la presenza militare americana in Afghanistan e Iraq ha già portato a molti risultati positivi?
Sono loro, i pacifisti, a doversi giustificare.

«Se negli ultimi 15 anni avessimo seguito i consigli dei pacifisti, oggi avremmo un Kuwait annesso all'Iraq, Slobodan Milosevic al potere in Serbia con il Kosovo ripulito etnicamente, i talebani che opprimono l'Afghanistan ospitando i terroristi di Al Qaeda, e Saddam Hussein padrone di quel campo di concentramento in superficie con fosse comuni sottoterra che era il suo Iraq. Non siamo quindi noi favorevoli alla guerra a dover dare spiegazioni, visto che il diritto internazionale la permette se uno stato ne aggredisce un altro, se viola ripetutamente il Trattato di non proliferazione nucleare, se non rispetta la convenzione contro il genocidio o se ospita bande di criminali internazionali. Tutte condizioni presenti nel caso di Saddam...»
Nel corso di un dibattito pubblico, Hitchens le ha cantate di brutto a George Galloway, il deputato inglese amico di Saddam.

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